Classifiche

ItaSA Best of 2014: la Top 10 di jakopelosh

Continuano i consigli di ItaSA sulle migliori serie andate in onda nell’anno di grazia 2014.

Sì, perché – in attesa di tempi che si preannunciano ancora più floridi – di anno di grazia bisogna parlare: molte sono state, infatti, le serie meritevoli di citazione per la loro qualità (ma non solo), andate in onda durante gli ultimi dodici mesi.
Personalmente, preferisco tralasciare le serie che più hanno avuto successo (ampiamente meritato) di critica e di pubblica, quali potrebbero essere le varie Game of Thrones, House of Cards, True Detective o Fargo, o altri show magari meno acclamati ma della cui qualità siamo bene a conoscenza – pensiamo a Utopia, Masters of Sex o Halt & Catch Fire. Preferisco tralasciarle per dare spazio ad altre serie, meno conosciute al grande pubblico, che si stanno facendo conoscere un po’ alla volta o che comunque non hanno avuto nel tempo il risalto che è stato accordato ad altri prodotti ben più noti. Sono questi gli show che voglio consigliarvi di provare e/o recuperare.

10. Mozart in the Jungle
Mozart in the Jungle
Partiamo da una serie freschissima, prodotta da una rete altrettanto giovane: Amazon Prime presenta infatti una dramedy (anche se è ufficialmente catalogata come comedy) di 10 episodi da 26 minuti circa ognuno. Il pilot è stato rilasciato il 6 febbraio 2014 mentre i restanti nove episodi sono stati pubblicati tutti il 23 dicembre. L’aspetto più intrigante di questo show risiede in una trama che ci racconta la musica classica in un modo assolutamente innovativo. Se ciò non bastasse, ecco alcuni nomi coinvolti nel progetto: Roman Coppola e Jason Schwartzman (che compare anche come attore) hanno scritto l’episodio pilota; il cast include, tra gli altri, un eccentrico Gael García Bernal (nel ruolo del protagonista principale), un grande Malcolm McDowell e una Lola Kirke del cui personaggio interpretato è difficilissimo non innamorarsi.

9. Brooklyn Nine-Nine
Brooklyn Nine-NineQuesta, sì, è una comedy vera e propria! È una delle più divertenti prodotte dalle reti americane generaliste. Anche se buona parte di questo merito è da imputare al comico Andy Samberg (del gruppo musicale The Lonely Island). Ma il resto del cast non è da meno e il risultato finale è sempre esilarante. A testimonianza di ciò, basti registrare la vittoria della serie ai Golden Globe dello scorso anno come miglior comedy e dell’attore precedentemente citato come migliore attore protagonista in una comedy. Probabilmente è anche grazie a questi premi che la serie, vittima di alti (pochi) e bassi (molti) in termini di ascolto, è stata rinnovata per la seconda stagione attualmente in corso. E proprio a causa di questi ascolti non so se l’anno prossimo lo show sarà ancora nei palinsesti della Fox: godiamocela finché possiamo!

8. The Leftovers
The Leftovers
All’ottavo posto una serie che, sin dai primi giorni di vita, è stata vittima di pregiudizi a causa del controverso nome del suo creatore: Damon LindelofLost. La lentezza e le mancate risposte dello show all’evento scatenante della trama (la scomparsa di 140 milioni di persone in tutto il mondo) non hanno fatto altro che accentuare le critiche da parte dei detrattori. Paradossalmente, sono proprio quelli citati i motivi per cui vi consiglio la visione: The Leftovers è una serie che fa riflettere, che richiede che lo spettatore analizzi un evento traumatico più dal punto di vista umano che da quello scientifico, uno show che mette al centro quesiti quasi filosofici e non il racconto di una trama frenetica. Questa serie HBO è estremamente lenta, certo, ma il bello è proprio questo.

7. The Affair
The Affair
O di quando il trailer inganna, ma in negativo. Se devo essere sincero, avevo deciso di iniziare la visione di questo show spinto da un solo nome e un ricordo: quello di Joshua Jackson e il suo Peter Bishop di Fringe. Il trailer non prometteva nulla di più di quanto il titolo descriveva: una tresca. Due coppie, destinate a scoppiare per un’affair tra la moglie di una e il marito dell’altra. Nulla di più sbagliato: la trama nasconde un omicidio, un’investigazione raccontata similarmente (ma altrettanto lontanamente) a com’era rappresentata in True Detective, dubbi, semi-certezze e ribaltamenti di convizioni sui possibili colpevoli e una narrazione alternativa e cervellotica. Romantico sì, insomma… ma non troppo!

6. Vikings
Vikings
Vichinghi e History Channel: può bastare? Direi di sì, ma ritengo doveroso specificare che, nonostante la necessità di romanzare la trama per permettere il formato serial dello show, questa serie canadese ha il merito – da più parti riconosciuto – di saper essere fedele alle ambientazioni e agli usi e costumi dei tempi e del popolo vichingo. Il tutto senza eccedere, anche e soprattutto a causa della rete da cui è trasmessa, in scene di sesso e di violenza esasperate (anche se qui, probabilmente, sarebbero state giustificate dalla necessità e dall’esigenza di osare per questioni di realismo). Per concludere, nota di merito per una delle attrici dalla bellezza più pura – nonostante il personaggio interpretato – che sono entrate nei nostri schermi negli ultimi anni: Katheryn Winnick (Lagertha).

5. Gomorra
Gomorra
Lasciatevelo dire da uno che ha disprezzato per anni i prodotti televisivi italiani (a parte qualche doverosa eccezione): Gomorra ha ben poco da invidiare alle più rinomate serie statunitensi ed è qualitativamente superiore alla media di ciò che propongono oltreoceano ogni anno. In più, questa serie ha il merito di raccontare una storia che ci tocca molto da vicino, mostrandoci con realismo e cinismo una delle parti più marce del nostro Belpaese. Il tutto raccontato con un buon ritmo narrativo, con delle musiche fenomenali, cliffhanger che ricalcano (troppo, alcune volte) quelli degli show americani a cui certamente si ispirano e un più che discreto cast di attori, in cui personalmente ritengo spicchi Salvatore Esposito (Gennaro “Genny” Savastano). Se qualcuno si fosse fermato ai primi episodi del telefilm, questa mia ultima frase potrebbe suonare strana… beh, l’unica soluzione è vedere per credere!

4. Peaky Blinders
Peaky Blinders
Con l’approssimarsi delle posizioni alte della classifica, ecco iniziare a sbucare le serie british. E al quarto posto troviamo una gang di fuorilegge nata a Birmingham a seguito della prima guerra mondiale: i Peaky Blinders, appunto. Per i temi trattati, le modalità in cui vengono raccontati e le dinamiche che si creano tra i protagonisti e tra le varie gang che si sfidano per il controllo dei territori, mi piace definire questa serie come un’antesignana (dal punto di vista cronologico, perlomeno) di Sons of Anarchy. Due stagioni da sei episodi ciascuna possono bastare per poter dire che Cillian Murphy, Sam Neill e la bellissima Annabelle Wallis sono solo tre, tra molti, motivi per vedere questa serie targata BBC Two.

3. Outlander
Outlander
Ci posizioniamo nel gradino più basso del podio con una serie statunitense, che sa essere comunque molto british. Outlander, infatti, è ambientata in Scozia – dove sono stati anche girati tutti gli episodi – e presenta un cast zeppo di attori britannici (scozzesi, ovviamente, e irlandesi su tutti). Semplificando, si tratta di uno show fantasy tratto dall’omonima serie di libri di Diana Gabaldon: presenta una storia d’amore in un viaggio temporale tra la Scozia del 1945 e quella pre-unione del 1743, quando ancora gli scozzesi vedevano nell’Inghilterra il male assoluto e il sentimento era pienamente ricambiato. Altri motivi per vederlo? Cito solo il nome della coppia Ronald D. Moore e Bear McCreary (Battlestar Galactica), con quest’ultimo che ci regala quella che è, forse, la sigla più bella del 2014. Per finire, la coppia di (inesperti) interpreti principali fa felice tutto il panorama di spettatori: le donne possono godere della vista di Sam Heughan, mentre i maschi hanno la possibilità di ascoltare la sensualissima voce (una tra le tante qualità) di Caitriona Balfe.

2. Sons of Anarchy
Sons of Anarchy
Ok, devo ammettere che per questa posizione ho “imbrogliato”. Non si può certo dire che quella andata in onda nel 2014 sia stata la migliore stagione di questo show, ma è stata l’ultima cavalcata – #TheFinalRide – e, per tutto ciò che Sons of Anarchy ha rappresentato nel tempo, la citazione è d’obbligo. Certo, non ci sono più i bei fasti antichi di Belfast, di Opie o di Clay Morrow, ma anche la settima e conclusiva stagione dello show di quel genio perverso di Kurt Sutter ci ha regalato dei momenti fenomenali, con alcune scene che hanno sfiorato la poesia. Il fatto, poi, che Sons of Anarchy sia sempre stato snobbato da tutti i maggiori premi televisivi non fa che incrementare il desiderio di rendere merito a questa serie per farla conoscere ai più. Aggiungiamoci, infine, una bellissima e sempre contestualizzata colonna sonora e raggiungiamo quel giusto mix tra sentimentalismo e una buona dose di pugni nello stomaco. Insomma, recuperate questo show: Come join the Murder, come join King Kurt!

1. The Missing
The Missing
Ancora gli inglesi, ancora BBC (One, questa volta). Tutta questa mini-serie in 8 puntate si potrebbe riassumere in una sola parola: Ansia. Con la “A” maiuscola. Questo è il sentimento che James Nesbitt e Frances O’Connor sono magistralmente riusciti a trasporre in una trama che racconta la scomparsa di un figlio, con tutti i rimorsi e le ossessioni che ne conseguono. Grazie alla co-produzione con il canale americano Starz (ma non fatevi ingannare, di quest’ultimo c’è ben poca traccia: è uno show inglese al 100%!), questa serie ha ottenuto due nomination ai Golden Globe 2015: quella per miglior serie e per Frances O’Connor come migliore attrice protagonista. Resta l’amaro in bocca per l’assenza di Nesbitt, che soprattutto nell’ultimo episodio della stagione ha saputo dimostrare la sua bravura. In attesa di una seconda stagione antologica, con un nuovo caso da risolvere, che dovrà superarsi per poter anche solo arrivare al livello di quella andata in onda, godetevi “La Perla del 2014” con tutta l’inquietudine che potete scovare dentro di voi.

Il mio prolisso consiglio si conclude qui. Se qualcuno fosse d’accordo con me è pregato di scriverlo nei commenti per aiutarmi a “pubblicizzare” questi show. Chi non fosse d’accordo, invece… beh, sempre ricordando il “de gustibus” di latina memoria, siete liberissimi di esprimervi, sempre nei commenti ovviamente!
Porgo a tutti voi i miei auguri perché il 2015 sia un anno migliore del precedente, dal punto di vista personale e da quello telefilmico, e vi auguro un anno pieno di soddisfazioni.
Buon anno da ItaSA Blog!

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Jacopo Zambon

Blogger e traduttore (jakopelosh)
Informatico pigro e realista, nato senza ROM e GPS. Guardiano della notte. Divoratore (di bocca buona) di film, prima, e serie TV, poi. Qualcuno mi definisce nerd: lo prendo come un complimento ma, ogni volta che succede, un vero nerd si ribalta nel suo Tardis. Utente ItaSA dal 2009, blogger senza dono della sintesi da ottobre 2013 e traduttore da dicembre 2014... So say we all!
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