Recensioni

L’Abbagliante Desolazione dello Hobbit

Ieri sera (12 dicembre 2013), prima ancora che in America, è uscito nelle sale italiane Lo Hobbit – La Desolazione di Smaug. Io l’ho visto in “anteprima” per voi lettori del Blog di Itasa.

Il film del regista Peter Jackson è il secondo capitolo della trilogia de Lo Hobbit, che funge da prequel al pluripremiato Il Signore degli Anelli.

lo-hobbit-la-desolazione-di-smaugAl cast del primo episodio (che vede tra gli altri Martin Freeman, Ian McKellen, Richard Armitage Hugo Weaving) si aggiungono due protagonisti che di certo faranno discutere. Il primo è Orlando Bloom che torna a vestire i panni dell’elfo Legolas, personaggio non previsto nel romanzo da cui è tratto. La seconda è Evangeline Lilly (nota per aver interpretato la bella Kate Austen nella serie Lost), anch’essa alle prese con un personaggio originale di Jackson e compagni, l’elfa Tauriel. I due silvani, insieme al nano Kìli, andranno a mettere in scena un triangolo amoroso che i produttori hanno ritenuto necessario per esigenze cinematografiche.

Ora, in quanto Tolkeniano, in questo articolo eviterò di commentare l’attinenza con il romanzo. Aggiungo solo che se ne potrebbero dire “peste e corna”.

Come ha abbondantemente spiegato la critica del primo episodio, anche questa pellicola si caratterizza per un’enorme spettacolarità tecnica al fronte di una scrittura davvero povera. Anzi, direi che questo divario è aumentato.  Sentiamo prima la “brutta notizia”.

Se da un lato appare ovvio che è stato fatto un buon lavoro per dare più spessore ai temi trattati, che nel viaggio inaspettato erano poco curati, dall’altro la trama si è fatta molto caotica e l’allontanamento dal romanzo (e quindi dai fan della serie) è ormai irrecuperabile. L’intero film pare un mosaico messo insieme con i frammenti del Signore degli Anelli. Le stesse battute, le stesse scene, gli stessi discorsi; solo in un ordine diverso. In tutto questo si vede con inconsolabile chiarezza la mano di una produzione che fa a pezzi il suo prodotto vincente per ricavarne il massimo.

Ma che pezzi!

Sì, perché la “bella notizia” è che visivamente la pellicola è uno spettacolo abbagliante. La tecnica è magistrale e, se tralasciamo qualche libertà nell’interpretazione delle leggi della fisica, la regia ha ritrovato quel suo stile unico ed incantevole della trilogia madre. Come era successo con il primo capitolo, il film sposta un po’ più in alto la bandiera del 3D. Il migliore che io abbia mai visto, superiore anche alla Marvel. Ambientazioni immense in cui è facile perdersi perché ci sarebbe così tanto da osservare. Mancano davvero solo gli odori.

Il consiglio è quindi quello di andare a vederlo (assolutamente in 3D) ma con il cuore in pace, senza la pretesa di paragonarlo a Il Signore degli Anelli. Lo dico soprattutto ai fan accaniti dei romanzi, per i quali potrebbe essere un duro colpo.

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Matteo Pilon

Rocket Scientist, Alpinist, PirateBayers, Adobe Expert, ScreenWriter, Butcher, Drinking Buddy. Amo le serie TV di ogni razza e colore, ma venero le Dark Comedy. Se un Pilot sfiora l'etere, io l'ho visto. Cinefilo per folgorazione e per proto-professione. Cazzaro

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