Abbiamo parlato della televisione broadcast, cioè quella libera americana, e della furiosa concorrenza che vi imperversa. Concentriamoci ora sulla tv via cavo, cioè quella che raggiunge, a pagamento, le case degli yankee attraverso il famigerato cavo coassiale.
La tv via cavo è un fenomeno tutto americano, nato per opera di un privato cittadino che 1948 brevettò un modo veloce e sicuro per trasmettere dati audio-video da un emittente a un ricevitore opportunamente configurato, in modo da poter permettere a sé a gli utenti del suo paese natio di ricevere le più vicine tv locali, il cui segnale era piuttosto debole. Il progetto ebbe grande successo e l’uomo, che già vendeva televisori, fu imitato da molti altri pionieri che installarono sistemi simili nelle zone rurali e meno coperte degli USA.
In seguito fu sviluppata, in collaborazione con un’azienda elettrica che forniva le infrastrutture, colossali, necessarie affinchè la tv via cavo coprisse il vasto territorio americano. Negli anni ’70, quando la liberalizzazione televisiva aprì le porte ai piccoli (e la concorrenza sarebbe cresciuta vertiginosamente fino alla fondazione, nel 1986, di Fox) coloro che volevano intraprendere il business televisivo cominciarono a cercare nuove strade. Le tv che non potevano permettersi la affiliazione di centinaia di televsioni locali, o i grandi network che di fronte a una maggiore concorrenza desideravano segmentare il mercato: il cavo risultò una manna per entrambi.
Fra l’altro, la tecnologia cable ha permesso con facilità alle emittenti di passare all’Alta Definizione, migliorando la qualità di tutti i prodotti in palinsesto, dallo sport ai programmi per bambini.
Oggi la situazione della tv via cavo è eterogenea. Esistono tv via cavo basic, che per un costo relativamente basso (vedi sotto) offrono prodotti televisivi di qualità e un segnale limpido e chiaro a chi è servito dalla linea cable. Generalmente, però, gli abbonamenti non sono sufficienti a pagare i costi di gestione di una tv via cavo, specie di quelle la cui copertura è limitata; quindi quasi tutte le basic cable vendono anche spazi pubblicitari, un po’ come la nostra Sky. Gli spazi però sono ridotti, almeno nelle fasce di ascolto più alte (gli intervalli pubblicitari normali in America sfiorano regolarmente i 4-5 minuti).
Poi esistono le tv premium, che si finanziano unicamente con gli abbonamenti. Costano molto ma non hanno pubblicità e i loro contenuti sono di grandissima qualità, spesso perché non pensati a livello commerciale per attrarre gli inserzionisti; dal momento che la loro fruizione è subordinata all’utilizzo di un decoder specifico il cui accesso è "protetto", la FCC, cioè la vigilanza americana sui contenuti, chiude più spesso un occhio sui programmi delle emittenti premium in merito a violenza, scene di nudo e persino pornografia (il sottotesto è che i bambini non possono a guardare questi contenuti in autonomia poichè l'accesso al decoder è subordinato alla presenza del genitore). Di recente, non solo le premium ma anche le basic hanno “liberalizzato” i propri contenuti, e il controllo della FCC si è limitato a casi lampanti di abusi.
La distribuzione avviene in due modi. I provider di cable tv normalmente vendono pacchetti di canali molto diversi, segmentati per fasce di prezzo, per contenuti, e chiaramente per copertura del segnale. Tuttavia di recente si è discusso molto di metodo a la carte, cioè la possibilità di scegliere i canali che si desidera vedere nel buquet di tutti quelli presenti, senza sottostare ai vincoli dei pacchetti. Un metodo popolare ma inviso alle emittenti, che temono di vedere i rating e le sottoscrizioni calare vertiginosamente, mentre i suoi sostenitori argomentano che il metodo a la carte allargherebbe il pubblico della tv cable (che però conta già il 61% degli americani) e risulterebbe in un guadagno generale dell'industria. Al momento, il metodo a la carte è disponibile ma spesso le emittenti, soprattutto le basic, lo scoraggiano presso i provider, con l’ultimatum del “tutto o niente”. In particolare, le rati via cavo basic sono quasi sempre vendute in pacchetti anche molto ampi, e di conseguenza la loro quota sulla quota mensile è spesso ridotta; le tv premium, al contrario, sono sostenitrici dell’on-demand e molte di esse (ESPN e HBO) si sono mosse per offrire i propri prodotti anche su altre piattaforme, come il satellite e internet.
Di recente, due deputati, uno rosso e uno blu, hanno promosso una legge che difenda il diritto dei cittadini alla tv a la carte rendendo obbligatorio presentare questa opzione al consumatore di tv via cavo. Al momento, tale legge è in discussione al Congresso.
Ecco alcune tariffe mensili di tv via cavo:
• $0.08 Cartoon Network
• $0.15 MSNBC
• $0.33 Nickelodeon
• $0.44 CNN
• $0.60 USA
• $0.60 FOX News
• $0.80 Disney Channel
• $0.89 TNT
• $3.65 ESPN
Otto centesimi per vedere Cartoon Network. Molti di noi preferirebbero evitare, ma pensate alla famiglia con bimbi piccoli che in Italia paga 20 € al mese per fare contenti i ragazzi. Certo, così godono di un pacchetto molto vasto che fa felice la famiglia: Ibrahimovic, Laurie, Thurman, quel buffo topo dalle orecchie giganti. Ma semplicemente non l’hanno richiesto.
Un confronto può essere fatto con ESPN, emittente sportiva che trasmette, fra l’altro, il football americano, seguito come il calcio da noi, e il basket, con tre partite la settimana. Tre euri al mese? Neanche Mediaset Premium in vena di scherzi.
Fonti: About.com, wikipedia.org, HBO.com, OECD.com
SLM
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