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Le cinque fasi dell’elaborazione del lutto di uno spettatore di serie TV

Avete presente, anche solo per sentito dire, le celeberrime fasi dell’elaborazione del lutto teorizzate dalla psichiatra Elisabeth Kübler Ross? Con l’avvicinarsi degli ultimi verdetti, almeno per le reti broadcast, relativi al rinnovo o alla cancellazione degli show che hanno caratterizzato il palinsesto televisivo 2013/2014, il sito tvbythenumbers propone una profana rivisitazione di questa teoria cercando di analizzare quali sono le reazioni che potrebbero sorgere negli spettatori alla notizia della (possibile, almeno in un primo momento) cancellazione di una o più delle proprie serie preferite.
Eccole qui:

  1. Negazione – “È una bella serie, non verrà cancellata”; “Non cancellerebbero mai uno show con una media spettatori altissima e che vince contro le dirette concorrenti allo stesso orario”; “Non si permetterebbero mai di cancellare un prodotto di J.J. Abrams” ; “I boss della rete amano questa serie!”;
  2. Rabbia – “Perché proprio questo telefilm? Non è giusto, per di più quando vedi che quelle schifezze di reality continuano a venire rinnovate!”; “Come può essere successo proprio al mio show?”; “La colpa è degli idioti che sono al comando del canale televisivo!”;
  3. Contrattazione – “Se cancellano questa serie, non guarderò mai più nulla prodotto da questo canale!”; “Forse se mandiamo negli uffici televisivi borse piene di schifezze/firme di petizioni online/se li inondiamo di email/se facciamo qualche scenata idiota, questo salverà lo show!” “Netflix lo salverà!”;
  4. Depressione – “Sono così triste, chi me lo fa fare di iniziare una qualsiasi nuova serie TV ora?”; “Se ogni show che mi piace viene cancellato… Qual è il senso di tutto?”; “Forse mi conviene semplicemente guardare solo i DVD di vecchi telefilm”;
  5. Accettazione – “Va bene così, ha avuto il numero giusto di stagioni”; “Almeno abbiamo avuto la chiusura della storia, a differenza di tante altre serie”.

Ci siamo passati tutti per queste fasi, ammettiamolo, ma le scusanti citate e sentite mille volte lasciano il tempo che trovano, dato che sappiamo come gli show televisivi siano lì non (solo) per compiacere lo spettatore ma (soprattutto) per questioni di business. Potremmo così dire al negazionista – non nell’accezione storica del termine – che, per quanto una serie sia bella, se non viene seguita dal pubblico non possiamo illuderci che possa sopravvivere. Così come potremmo dirgli che quello che conta, in generale, non sono il numero totale di spettatori ma gli stessi nella fascia 18-49 anni (o 18-34 in alcuni casi), quella cioè più incline ad acquistare ciò che vede in TV negli spot pubblicitari che vengono inseriti durante le trasmissioni delle puntate. E sono queste pubblicità e i loro inserzionisti che tengono in vita i nostri telefilm preferiti. Ecco spiegato perché, caro spettatore rabbioso, i tristissimi reality talvolta hanno una vita più longeva rispetto a quella di ben più meritevoli serie TV: in molti casi hanno un rating 18-49 più alto, anche se magari il numero complessivo di spettatori è minore. E i boss delle reti televisive amano uno show nella misura in cui questo riesce a portare, sempre grazie agli spot pubblicitari, più introiti. Chuck and SubwayAnalogamente potremmo dire allo spettatore contrattante che l’ambito emotivo è riuscito a salvare una serie in ben pochi casi: uno dei più recenti ed eclatante è Chuck, scampato da morte certa tra la seconda e terza stagione grazie all’affetto dimostrato dai fan e, soprattutto, da una campagna in cui gli stessi fedelissimi spettatori comprarono in massa prodotti dal maggiore sponsor e inserzionista della serie, i panini Subway, al grido di battaglia “Ci manda Chuck”. Subway offrì quindi abbastanza soldi per fare avere a Chuck la terza, quindi una quarta e infine una quinta – seppur ridotta – stagione: una benevolenza che i fan dello storico show NBC ripagarono riversando in massa i loro acquisti di panini sulla catena di fast food americana, dando alla stessa il pieno ritorno economico del loro investimento. Non ha funzionato, invece, per i fan di Terra Nova la campagna (avviata, in realtà, dall’attore Jason O’Mara) che prevedeva l’invio di dinosauri di plastica al presidente della Fox, Kevin Reilly: forse semplicemente i fedelissimi dello show erano pochi e a Mr. Reilly saranno arrivati pochi dinosauri giocattolo, fatto sta che la serie non è riuscita a tornare per una seconda stagione.
Ci sono poi altri fattori che pesano sulla decisione di rinnovare o meno un prodotto televisivo, ma riguardano comunque sempre principalmente l’ambito finanziario rispetto a quello squisitamente tecnico-qualitativo: in caso di dubbio tra rinnovo e cancellazione, ad esempio, le reti possono prendere una decisione definitiva guardando i costi di produzione dello show, analizzando se gli stessi sono tutti a carico della rete o spartiti tra più network, come può accadere nel caso delle co-produzioni. Oppure talvolta gli show possono essere rinnovati nonostante bassi ascolti per permettere la syndication, ovvero la vendita dei diritti di trasmissione del telefilm a piccole reti locali affinché possano trasmetterlo in replica. Usualmente il numero minimo di puntate necessarie alla vendita in syndication è di 88, cifra non scelta casualmente bensì rappresentante di quattro stagioni da 22 episodi.

UpfrontPremettendo e tenendo conto di questi – e chissà quanti altri, noti solo ai grandi capi dei network televisivi – fattori, non è comunque impossibile fare una previsione spannometrica di quali serie siano più vicine alla cancellazione e quali invece abbiano più possibilità di essere rinnovate: il solito tvbythenumbers ha sviluppato un “Indice di Cancellazione/Rinnovo” che esamina la media dei rating delle nuove puntate di uno show in rapporto alla media dei nuovi episodi di tutte le serie della rete su cui lo show in questione viene trasmesso. In base al valore ottenuto da questo calcolo si possono vedere quali serie hanno una media ascolti inferiore alla media generale del network (quindi a rischio cancellazione, indicate dal sito specializzato americano con una faccina disperata) e quali invece sono trainanti per le prestazioni del canale (vicine quindi al rinnovo, indicate con cinque facce sorridenti). Questo indice viene usato come base anche dal nostro blog per stilare il listone presente alla fine degli articoli “ItaSA Numbers Broadcast” (qui potete vedere l’ultimo uscito).
A circa un mese dagli Upfront americani, data ultima per conoscere le sorti dei nostri show broadcast preferiti, vediamo, secondo l’Indice di TVBTN e la loro classificazione basata sulle emoticon, qual è la situazione – allo stato odierno delle cose – degli show non ancora ufficialmente cancellati/rinnovati/terminati:

icon_redface(certo di essere cancellato): Betrayal, The Neighbors, Trophy Wife, Super Fun Night [ABC]; Hostages, Intelligence, The Mentalist [CBS]; Beauty And The Beast, The Carrie Diaries, Star-Crossed [CW]; Rake, Dads [FOX]

rischio cancellazione(più probabilità di cancellazione che di rinnovo): Mixology [ABC]; The Crazy Ones [CBS]; The Tomorrow People [CW]; Surviving Jack, Almost Human [FOX]; Believe, Crisis, Revolution [NBC]

bilico(in bilico tra cancellazione e rinnovo): Friends With Better Lives [CBS]; Hannibal, Dracula, Community [NBC]

verso rinnovo(più probabilità di rinnovo che di cancellazione): Nashville, The Goldbergs, Suburgatory [ABC]; The 100 [CW]; Parenthood, Growing up Fisher, Law & Order: SVU [NBC]

rinnovo(certo di essere rinnovato): Last Man Standing, Revenge, Castle, The Middle, Agents of S.H.I.E.L.D., Once Upon a Time, Grey’s Anatomy, Resurrection, Scandal, Modern Family [ABC]; Hart of Dixie [CW]; Family Guy [FOX]; About a Boy [NBC]

E voi, in che fase di elaborazione del lutto siete? Per quale serie? Quale verdetto relativo agli show ancora in dubbio attendete con più trepidazione? Sfogatevi qui nei commenti, sempre tenendo conto che Netflix potrebbe sempre venire in vostro soccorso! Eccetto che per Firefly, per quello siamo ancora fermi alla fase “Rabbia”!

FONTE: tvbythenumbers

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Jacopo Zambon

Blogger e traduttore (jakopelosh)
Informatico pigro e realista, nato senza ROM e GPS. Guardiano della notte. Divoratore (di bocca buona) di film, prima, e serie TV, poi. Qualcuno mi definisce nerd: lo prendo come un complimento ma, ogni volta che succede, un vero nerd si ribalta nel suo Tardis. Utente ItaSA dal 2009, blogger senza dono della sintesi da ottobre 2013 e traduttore da dicembre 2014... So say we all!
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