Se tutte le vostre serie TV preferite sono concluse, in pausa o semplicemente vi interessa approfondire alcuni dei temi attuali e politici più scottanti, questo articolo è per voi!
Trump: un sogno americano (4 episodi – 2018)
Iniziamo subito con il documentario forse più fastidioso e controverso. Ci ho messo un po’ a decidere se guardarlo o no, ma poi mi sono detta che, al di là delle mie visioni personali, politiche e umane, capire la natura di alcuni individui a volte è fondamentale. Trump An American Dream è un breve documentario in quattro parti che racconta l’ascesa, il declino, ma soprattutto la ripresa di Donald J. Trump fino all’elezione a 45° Presidente degli Stati Uniti d’America nel 2016; il documentario dà voce sia ai detrattori che agli amici e conoscenti di Trump, con interviste e immagini di repertorio che ripercorrono nei dettagli tutta la vita del cosiddetto “self made man“, l’uomo che si è fatto da solo. Un individuo che ha vissuto in primis all’ombra di un padre estremamente scaltro dal punto di vista del business immobiliare, fino a spiccare il volo e a costruire un impero con il suo marchio “Trump”, per quanto possano essere discutibili i metodi usati in questi decenni per arrivare all’obiettivo, e a conquistare una delle cariche più importanti del mondo senza la minima preparazione.
Potreste avere i brividi solo a sentire il suo nome, ma vale la pena se non altro capire in che tipo di ambiente è nato il “personaggio” Trump.
Jeffrey Epstein: Filthy Rich – soldi, potere e perversione (4 episodi, 2020)
Proseguiamo con una miniserie che più che un documentario lo definirei un pugno nello stomaco. Jeffrey Epstein: Filthy Rich è basato sull’omonimo romanzo di James Patterson, e tratta della controversa vita del potente miliardario, con interviste alle donne sopravvissute agli abusi di Epstein e agli inquirenti che si occuparono del vasto caso contro di lui e che hanno contribuito alla sua cattura. La docu-serie in quattro parti è senza dubbio intensa, drammatica e colma di trigger riguardanti abusi sessuali e psicologici, violenza su minori, molestie, suicidio e atti violenti. Tuttavia, se avrete la forza di guardarlo, vi si aprirà una finestra sulla storia di un individuo che per decenni ha eluso le conseguenze delle sue terribili azioni, con il beneplacito o, se non altro, l’indifferenza di personaggi illustri come Bill Clinton, Donald Trump e il principe Andrew, duca di York. Il documentario è stato girato mesi prima che Epstein fosse arrestato ed è stato distribuito poco dopo la notizia della sua morte, per sospetto suicidio nella sua cella.
La vita di Epstein si sarà anche conclusa, ma le sue azioni e il caso che lo vedeva coinvolto insieme alla compagna Ghislaine Maxwell, sua complice nell’adescamento delle minori con cui Epstein aveva rapporti sessuali, non lo è ancora.
When They See Us Now (speciale – 2019)
Prima di guardare questo speciale, condotto da Oprah Winfrey, vi invito a guardare la miniserie Netflix When They See Us, diretta da Ava Duvernay (Selma, 13th) che tratta la storia ormai famosa dei cinque adolescenti di Harlem soprannominati i “Central Park Five”. I cinque ragazzi, neri e ispanici e tutti minorenni, vennero accusati di aver aggredito e stuprato una ragazza che faceva jogging al parco e condannati alla pena massima per violenza sessuale, tutti eccetto Korey Wise che, da sedicenne, fu processato come adulto e mandato a scontare la pena a Rikers Island, un carcere infernale, tanto che entro il 2026 dovrà essere svuotato e smantellato definitivamente.
Lo speciale accoglie i veri Central Park Five e gli attori che li hanno interpretati nella miniserie, insieme al resto del cast e alla regista, Ava DuVernay. Insieme, ripercorrono i terribili momenti del carcere e quelli di gioia quanto furono liberati e, in seguito, scagionati del tutto per non aver mai commesso il fatto. Ma le conseguenze di quel terribile orrore giudiziario sono ancora ben visibili negli occhi e nelle parole pronunciate dai ragazzi, ormai cresciuti e con famiglia. Si scorgono negli sguardi persi nel vuoto e nei sorrisi amari di Corey Wise, che forse ha avuto la peggio di tutti, a livello fisico ma soprattutto psicologico. Ava Duvernay riesce a sollevare le loro voci, a moltiplicarle e a spedirle nelle case di ognuno di noi per far arrivare un messaggio di ingiustizia sociale perpetrata nei confronti dei neri e delle minoranze d’America, già iniziato con 13th, documentario caldamente consigliato che tratta della connessione tra ingiustizia sociale, razzismo e incarcerazione di massa delle comunità nere e delle minoranze etniche.
Murder to Mercy: The Cyntoia Brown Story (1h 30min – 2020)
Un’altra storia di ingiustizia sociale è quella raccontata in questo breve documentario sulla storia di Cintoya Brown, la sedicenne che venne condannata al carcere a vita per aver ucciso l’uomo che aveva pagato per avere rapporti sessuali con lei. Da sempre dichiaratasi innocente e per aver agito in legittima difesa, Cintoya Brown non ha mai smesso di sostenere la sua causa, finché nel 2019 la sua sentenza non è stata commutata in “soli” 15 anni di carcere. Questo gesto le ha garantito la libertà, ma anche l’atto di clemenza da parte del governatore del Tennessee.
Il documentario segue passo per passo la vita di Cintoya, dall’arresto a soli 16 anni alla difficile vita in carcere, fino al suo rilascio. Una storia drammatica, ma che per fortuna possiamo dire avere un lieto fine.
Death to 2020 (1h 10min – 2020)
Dai creatori di Black Mirror, Charlie Brooker e Annabelle Jones, Death to 2020 è una sorta di mockumentary in un cui personaggi ed esperti fittizi raccontano gli eventi avvenuti nel 2020, in particolare negli USA e in UK. Narrato da Laurence Fishburne, con un cast stratosferico, tra cui Samuel L. Jackson, Hugh Grant, Lisa Kudrow, Leslie Jones, Joe Keery, Kumail Nanjiani, Tracey Ullman, Cristin Milioti, Diane Morgan e Samson Kayo, Death to 2020 ripercorre l’anno in tutti i suoi eventi più catastrofici, dagli incendi in Australia a gennaio, al propagarsi del COVID-19, all’omicidio di George Floyd e alle proteste scatenatesi, alla campagna elettorale Trump/Biden; e lo fa prendendosi poco sul serio, con gag divertenti e non-sense; esilaranti quanto tragicamente reali. Death to 2020 finge leggerezza e divertimento, mostrando il suo lato cupo e brutale ove necessario.
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Edel Jungfrau
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