Curiosità

Sexposition, la nuova frontiera dello spiegone

Sono già andati in onda sette episodi di GoT, abbastanza per introdurre e sdoganare una nuova tecnica narrativa: due o più personaggi che raccontano qualcosa mentre fanno sesso.

E’ lo spiegone, cioè, nelle serie televisive ciclicamente bisogna rispiegare quello che è successo, la trama, si fa soprattutto per i vecchi, Cristina. E siccome la maggioranza del nostro pubblico è vecchio, eh, tu la devi dire forte e chiaro.

Per dirla con le parole del caro vecchio Stanis La Rochelle, la funzione dello spiegone è quella di riepilogarti quello che è successo, che tu l’abbia visto oppure no. Nella sua versione più estrema lo spiegone si evolve come un Pokemon nel temibile ‘pippone’. Vedremo come, in Game of Thrones, talvolta ci venga propinato proprio un pippone.

Nonostante che il pubblico che segue Game of Thrones non sia vecchio tanto quanto quello de Gli Occhi del Cuore, la mole d’informazioni da digerire per uno spettatore novizio che non abbia letto i libri è da inebetitimento. Gli sceneggiatori ne sono stati ben consci fin dall’inizio, sin dai primi episodi hanno utilizzato la tecnica denominata ‘sexposition’, data da ‘sex’ + ‘exposition’.

E’ più semplice partire dal più recente degli episodi: nella terza scena, Ditocorto sente improvvisamente il bisogno di vuotare il sacco su tutte le sue pene d’amore passate, sulla sua concezione del potere, sulle ferite che gli hanno segnato il corpo, il tutto mentre insegna il mestiere a due prostitute totalmente nude. All’apice della sua autocommiserazione, Aidan Gillen sfodera con maestria una battuta straordinariamente rivelatoria: “play with her ass”.

Procedendo a ritroso fino al quinto episodio la dose raddoppia: gli sceneggiatori trovano il modo di farci conoscere Theon Greyjoy durante e dopo un amplesso con la solita Ros, prostituta d’invenzione non presente nei libri, la cui conoscenza è databile al primo episodio assoluto della serie. Più tardi nell’episodio, Renly Baratheon e Loras Tyrell ci mostrano le loro rispettive visioni sul potere, con tanto di bagnetto salutare.

Non è un caso che tutte queste scene non siano presenti nei libri. Dove da una parte possiamo entrare con grande facilità nella mente dei personaggi, navigando attraverso i loro ricordi, da una parte –il medium visivo, il racconto per immagini- non possiamo. A dirla tutta possiamo eccome, l’unico rischio è di ottenere risultati poco soddisfacenti come: dialoghi forzati, personaggi che cambiano idea di punto in bianco e così via. Da qui la regola “show, don’t tell”.

Sarà pure una tecnica narrativa rivoluzionaria e innovativa, sarà che HBO è una canale a pagamento senza censure, sarà pure che ormai conosco ogni anfratto del corpo di Esme Bianco (tecnicamente è vero), ma a voi non sembra tutto un po’ eccessivo?

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Chris Bernard

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