Previously on ITASA Blog: abbiamo parlato dell’inizio della Prima Golden Age e di come le serie tv siano un’evoluzione del Teledramma che spopolava sulle reti televisive americane alla fine degli anni ’40. E’ arrivato il momento di entrare nel cuore della Prima Golden Age: gli anni ’50.
Abbiamo detto che negli anni ’50 la produzione di serie televisive si sposta da New York ad Hollywood. Questo perché le grandi case cinematografiche hanno intuito le enormi potenzialità del mezzo televisivo e vogliono anche loro una fetta della torta. Una legge dell’Antitrust del 1948 (Decreto Paramount) riduceva i poteri delle Major, togliendo loro il possesso delle sale cinematografiche, e assegnava le frequenze televisive alle poche emittenti radiofoniche di allora: Nbc, Abc (di proprietà di Walt Disney) e Cbs. Negli anni ’50, anche a causa di questo decreto, il cinema americano è in crisi; molte troupe si ritrovano senza lavoro e le Major, intuendo le infinite possibilità di guadagno con la televisione, attraverso la vendita di spazi pubblicitari, decidono di dirottare parte della loro manovalanza nella realizzazione di serie tv. Ed è anche allora che comincia la suddivisione dei generi: alla classica serie antologica, i cui capisaldi rimarranno Alfred Hitchcock Presents (Alfred Hitchcock Presenta, 1955-1962) e The Twilight Zone (Ai confini della realtà, 1959-1964 la serie originale, poi ripresa più volte nel corso degli anni, l’ultima è del 2002), che sotto forma di metafore fanta-thriller-horror esprimono l’inquietudine e l’angoscia in cui versa l’America negli anni del maccartismo e della Guerra Fredda, si affiancano le prime serie episodiche. Esse si dividono in drama e sitcom.
La sitcom, la cui capostipite è I love Lucy (Lucy ed Io, 1951-1957), mantiene la struttura del teledramma: viene girata in una sorta di teatro, con un pubblico presente in sala e con l’utilizzo di più telecamere (i drama invece utilizzeranno una sola telecamera). Le risate e gli applausi verranno aggiunti e modulati in post produzione per mantenere l’effetto live show. Viene ritratta la vita della tipica famiglia americana, ovvero nucleare, della middle class e soprattutto bianca. E’ l’immagine della società americana di allora, quando comincia la migrazione dalle grandi città alle aree suburbane. Gli afroamericani vengono esclusi e si cerca di non offendere mai il Sud bianco. La donna è vista nel suo ruolo di moglie e madre.
Il drama si divide fin da subito in generi: poliziesco, detective, medical, legal, adventure. I protagonisti appartengono a specifici ambiti professionali (poliziotti, medici, detective, avvocati) che vengono a scontrarsi con i problemi della società americana. A seconda del periodo e negli anni a venire, si cercherà di dare più spazio alla vita professionale o personale dei protagonisti: negli anni ’50 è predominante la prima.
Per la creazione delle storie si prende spunto dai fumetti e dal cinema (The Adventures of Superman, 1952-1958), ma le serie che in questo periodo la fanno da padrona sono soprattutto i polizieschi: Dragnet è il primo (1951-1970) a cui ne seguiranno molti altri. Ma a partire dalla seconda metà degli anni ’50 sarà il western ad avere un ruolo preponderante in tv. Il suo compito sarà quello di rileggere le origini mitiche della nazione e dei suoi abitanti.
Inizialmente indirizzato ad un pubblico adolescenziale con The Adventure of Rin Tin Tin (1954-1959), Lassie (1954-1973), Fury (Furia, 1955-1960), Zorro (La spada di Zorro, 1957-1971), verso la fine degli anni ’50 entra nella sua fase più adulta con Bonanza (1959-1973) che, insieme a The Untouchables (Gli Intoccabili, 1959-1963), sul finire del decennio scateneranno una serie di polemiche a causa della troppa violenza in tv.
Nella seconda metà degli anni ’60 le serie antologiche, troppo costose a causa del continuo ricambio di attori e location, lasceranno definitivamente il passo alle serie episodiche, ma di questo parleremo la prossima volta.
SERIE CULT:
Alfred Hitchcock Presents
Serie antologica nata nel 1955 dalla geniale mente del Maestro del Brivido, rimarrà sulla cresta dell’onda per ben 10 anni.
Pur essendo un’opera decisamente autoriale, sono ben pochi gli episodi firmati dal Maestro stesso che però si occupa dell’approvazione di ogni sceneggiatura e compare in tutti i 268 episodi come narratore (inconfondibile la sua silhouette che introduce ogni storia). Gli argomenti di ogni puntata sono quelli tipici del cinema di Hitchcock, suspance e sorpresa i cardini di ogni episodio.
Piccola curiosità, il film Psycho (1960) potrebbe essere considerato a tutti gli effetti un episodio speciale della serie in quanto girato con i mezzi e la troupe televisiva.
The Twilight Zone
Serie antologica creata da Rod Serling (sì, lo stesso che alla fine degli anni ’40 scriveva teledrammi). Se con Hitchcock si va sul thriller, con Serling si vira verso l’horror. Ogni puntata è introdotta dal creatore con la celeberrima formula: “You've just crossed over into the Twilight Zone” (“State per entrare in una nuova dimensione: una dimensione ai confini della realtà”).
La serie ebbe così tanto successo da essere riportata in vita nel corso dei decenni (l’ultima versione è del 2002), ma l’originale resta senz’altro la più emozionante con il suo episodio più famoso Time Enough at Last (Tempo di leggere), più volte citato e omaggiato in altre serie tv.
Consiglio personale, recuperatela assolutamente!
I love Lucy
Prima sit-com della storia, registrata inizialmente live davanti ad un pubblico, è la trasposizione televisiva dell’omonima trasmissione radiofonica. Nel 1951 la CBS decise di portare la famosa sitcom sul piccolo schermo, mantenendo ovviamente gli stessi attori (anche creatori della serie), e mai decisione fu più felice. Fu la prima serie a superare i 10 milioni di telespettatori arrivando a conquistare la copertina di Time. L’attrice protagonista, Lucille Ball, fu anche la prima donna incinta a recitare in tv.
FONTI:
ALDO GRASSO, Buona Maestra, Milano, Mondadori, 2007.
ALESSANDRO DE LUCA, Serial! I telefilm di culto tra cinema e tv, “Gli speciali di CIAK” n° 4 (Supplemento a CIAK n° 9), Milano, Mondadori, 2004.
Boba
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