Da oggi, su Italiansubs Blog, vi presentiamo una serie di recensioni doppie riguardanti la serie TV-evento del 2016: The Young Pope, di Paolo Sorrentino.
L’articolo contiene spoiler sui primi 2 episodi della serie.
Inizio con il dire che, a mio parere, The Young Pope è, a mani basse, la produzione italo-americana più chiacchierata del momento. Paolo Sorrentino, premio Oscar nel 2014 con La Grande Bellezza, insieme a un cast stellare al suo seguito, oltre a un budget degno di qualsiasi produzione televisiva oltreoceano, ha dato vita a una serie TV che ha tutte le carte in regola per diventare la serie evento del 2016. La stagione, che consta di 10 episodi totali della durata di circa un’ora, si presenta fin da subito con un’esplosione di bellezza, a partire da una regia visionaria, a tratti psichedelica e onirica, all’impressionante fotografia con i suoi colori così vibranti e vivaci, e una sceneggiatura che potrebbe essere una lunga serie di citazioni significative che stimolerebbero il dialogo e lo scambio di opinioni per molto tempo a venire.
GENESI: IN PRINCIPIO DIO CREÒ JUDE LAW
Jude Law interpreta il cardinale Lenny Belardo, un italo-americano che ha scavalcato i cardinali più navigati ed esperti ed è diventato pontefice a soli 47 anni, prendendo il nome di Pio XIII. Vicino a lui troviamo il Segretario di Stato, il Cardinal Voiello (Silvio Orlando), che tenta in tutti i modi di tenere a freno il nuovo Papa senza però riuscirci. Al fianco di Lenny c’è anche il Cardinal Spencer (uno straordinario James Cromwell), suo mentore e guida spirituale, il quale avrebbe dovuto essere eletto Papa dal Conclave ma che, per volere della Curia e delle loro macchinazioni, è stato escluso dalla votazione in favore di un pontefice più giovane e, forse, più malleabile. Infine, c’è Suor Mary (Diane Keaton), la donna che ha cresciuto Lenny in convento, quando i genitori lo abbandonarono in giovane età. Tra giochi di potere, intrighi e piani per rendere il Vaticano sempre più vicino a Dio, The Young Pope vuole raccontare un Clero fatto di esseri umani, non di soli santi o di farabutti, ma di uomini reali, con difetti e pregi comuni a tutti. Ma soprattutto raccontare un Papa diverso, meno amorevole verso i suoi fedeli, ma con un grande piano per avvicinare sempre di più la sua Chiesa al suo Dio.
Nei primi minuti dell’episodio, capiamo subito che la provocazione è un elemento fondamentale di The Young Pope, qualcosa che è difficile vedere in TV, soprattutto nella nostra realtà italiana e, ahimè, fin troppo legata al cristianesimo e ai suoi dettami, e ne abbiamo un esempio lampante proprio durante il meraviglioso monologo iniziale, il sogno di Lenny in cui la sua prima omelia è rivolta alla ricerca della felicità e della libertà, ma che punta a temi che la Chiesa solitamente non affronterebbe mai, non in questi termini.
Che cosa abbiamo dimenticato? Abbiamo dimenticato di masturbarci, di usare i contraccettivi, di abortire, di celebrare i matrimoni gay, di permettere ai preti di amarsi e anche di sposarsi. Abbiamo dimenticato che possiamo decidere di morire se detestiamo vivere, abbiamo dimenticato di avere rapporti sessuali per scopi diversi dalla sola procreazione senza sentirci in colpa! Di divorziare, di far dire messa alle suore, di fare bambini in tutti i modi che la scienza ha scoperto e che continuerà a scoprire.
In breve, mie cari figlioli, non solo abbiamo dimenticato come si gioca, ma abbiamo dimenticato anche come essere felici. E c’è solo una strada che conduce alla felicità. Quella strada si chiama libertà.
Una provocazione forte questa, ma necessaria a scuotere le menti stanche e ingessate dei credenti. Dio è amore, sempre, e allora perché non vivere facendo ciò che ci rende felici, senza pensare al giudizio che potrebbe dare la Chiesa o alle loro regole auto imposte? Magari Dio ha una visione totalmente diversa. L’omelia qui citata però è solo nella mente di Lenny che, a distanza di qualche giorno dalla fumata bianca, non ha ancora affrontato la folla di fedeli o dato il suo discorso per sciogliere il Conclave. Pio XIII si rivela in pochi minuti un Papa decisamente anomalo: quando si dice “vicario” o “Dio sceso in Terra” non è certo così per dire. Lenny è un Papa egocentrico, per sua stessa ammissione affascinante, provocante e provocatorio, ma soprattutto è un uomo che pecca di grande presunzione, asserendo, in un momento di confessione a Don Tommaso (Marcello Romolo), di non credere affatto in Dio, facendo credere solo alla fine che le sue parole siano frutto di uno scherzo. Pio XIII è un uomo schivo, freddo e calcolatore e, per cercare di tenere le redini di tutta la Chiesa, chiede a Don Tommaso di infrangere il segreto confessionale e raccontargli ogni piccolo segreto degli altri cardinali, in cambio di una promozione.
Lenny però è anche un uomo solo: scopriamo da subito che, in fondo, è ancora un bambino spinto dal desiderio di vendetta e di riscatto verso quei genitori che lo abbandonarono da piccolo, e il quale desidera che tutti i fedeli e la Chiesa capiscano il suo punto di vista e soffrano tanto quanto soffre lui la ricerca di Dio. Una sofferenza tale che lo spinge quasi a rinnegare il Signore in qualche istante, a non credere che esista, per poi tornare a pregarlo e supplicarlo ancora più ardentemente nei momenti di sconforto e di solitudine. È una figura contraddittoria, supponente, vendicativa e presuntuosa, e mai amorevole, almeno non nei gesti e nelle parole. Lenny è un uomo combattuto e dilaniato dal suo passato, rigido e freddo, che non si apre con nessuno. O quasi; il rapporto che ha con Suor Mary è un rapporto materno, di rispetto reciproco ma anche di sudditanza. Nonostante abbia molto a cuore il parere di Suor Mary, Lenny non esita a distanziarsi da lei nel momento in cui oltrepassa i limiti e la costringe a farsi chiamare “Sua Santità” per stabilire la sua superiorità. Suor Mary appare una donna forte, una suora risoluta e devota al suo Papa, ma che, insieme al Cardinale Spencer, mostra la sua debolezza e l’apprensione verso il futuro della Chiesa nelle mani del “piccolo” Lenny.
Il Papa è dunque una figura fredda e calcolatrice, e anche il Segretario di Stato Voiello non fa eccezione. L’obiettivo iniziale di manovrare il Papa da dietro le quinte è andato infranto immediatamente, e tutto perché il Conclave ha votato un cardinale che non conosceva affatto, con lo scopo di poter governare in maniera più progressista, senza però dimenticare i dettami cristiani conservatori. Un compromesso, questo sarebbe dovuto essere Lenny Belardo, ma purtroppo il piano gli si è ritorto contro. Per questo motivo, Voiello cerca disperatamente di trovare qualcosa di compromettente nel passato di Lenny Belardo, il quale però sembra irreprensibile. Immacolato e senza nessuna macchia sul suo curriculum cattolico.
IL PAPA INVISIBILE
Nel secondo episodio, troviamo un Papa alle prese con uno degli aspetti più importanti per la Chiesa moderna: l’immagine nel mondo. Sofia Dubois (Cécile de France), responsabile della campagna marketing pontificia, richiede un’udienza con il Papa per poter discutere le nuove strategie di vendita e di promozione dell’immagine del nuovo capo di Stato. Lenny però è fortemente contrario a queste pratiche, dichiarando di preferire un alone di anonimato e mistero, il quale conferirà addirittura più popolarità alla sua figura. Un Papa rock star, che gode dell’invisibilità diventando un’icona mitica, quasi divina, che contraddistingue da sempre i migliori artisti dell’epoca contemporanea.
Salinger, Kubrik, Jeff Koons, Marina Abramovic, Bansky, i Daft Punk, Mina… Sa qual è il filo rosso invisibile che connette tutte queste figure importanti nei loro rispettivi ambienti? Nessuno di loro permette di farsi vedere o fotografare. […] Per sopravvivere, un sovrano deve rendersi irraggiungibile come una rockstar. Il Vaticano sopravvive grazie all’iperbole, e noi genereremo un’iperbole, ma questa volta al contrario.
Papa Pio XIII dunque decide di recitare la sua prima Omelia di sera, avvolto nella penombra e sconvolgendo i fedeli, i media di tutto il mondo e i cardinali con un discorso in cui accusa i cristiani di aver dimenticato Dio e che è necessario cercarlo 24 ore al giorno, in ogni momento e senza sosta. Ma non basta, perché dalla balconata, Lenny dichiara di sentirsi più vicino a Dio di quanto lo sia ai fedeli, che non gli importerà mai di loro e che Dio viene prima di qualsiasi cosa o persona.
Non c’è spazio per nient’altro, non c’è spazio per il libero arbitrio, per la libertà, per l’emancipazione. […] Senza Dio, non siete altro che morti. Volete vedermi in faccia? Prima guardate Dio! Io non vi aiuterò, non vi mostrerò la strada. Fatelo da soli, cercatelo, e quando lo avrete trovato, allora forse potrete vedere anche me.
Devo ammettere, e non senza un po’ d’imbarazzo, di essere totalmente a digiuno della filmografia di Sorrentino, per cui la mia opinione è quella di una neofita, vi prego di non tirarmi pomodori addosso, porrò rimedio a questa mia lacuna quanto prima. Da “vergine” sorrentiniana, dunque The Young Pope è la prima opera che mi trovo a guardare e ad apprezzare infinitamente. Ho trovato una regia davvero peculiare, a tratti onirica e fortemente simbolica, la quale, in un contesto come quello ecclesiastico e religioso, non può che essere il perfetto connubio con una fotografia da mozzare il fiato. The Young Pope è, a mio parere, il perfetto bilanciamento dei tanti elementi che compongono una produzione televisiva, dalle già citate regia e fotografia, ai costumi, all’incredibile cast internazionale, fino alla sceneggiatura, spesso criptica, contraddittoria, ma anche lucida e diretta. Ogni frase di Lenny è così tagliente da cogliere nel vivo gli spettatori e stupirli, farli inorridire, spaventarli, provocarli e infine farli ragionare.
Un altro aspetto davvero notevole è la colonna sonora e una sigla (Devlin, Watchtower) ultra provocatoria ma visivamente e stilisticamente meravigliosa, con Lenny che cammina lungo un corridoio adorno di dipinti classici raffiguranti immagini sacre e attraversate da una cometa che pian piano manda a fuoco le immagini stesse e finisce per colpire, trasformandosi in un meteorite, la statua di Papa Giovanni Paolo II. Vi segnalo anche il pezzo musicale presente del trailer della serie, di Max Cameron e intitolato “Beat The Clock“.
Non è una serie che piacerà a tutti, anzi credo saranno in molti a boicottarla per la sua natura così estrema, ma penso che fosse finalmente necessaria una serie simile, che non avesse paura di dire quello che tutti pensano, senza preoccuparsi della morale imposta. C’è bisogno di trasparenza, di verità e di realtà, di raccontare la Chiesa e il Clero per ciò che è: una manica di essere umani come tutti noi, di disgraziati come tutti noi, che però hanno le tasche piene di soldi e sono confinati nella loro piccola città-stato, in cui si preoccupano più di come apparire agli occhi del mondo che non di fronte a Dio. Sono sempre rimasta affascinata dalle contraddizioni che esistono tra Chiesa e fede, le quali troppo spesso non coincidono l’una con l’altra. Questa dicotomia tra spirituale e materiale, tra bene e male, tra fede e religione è ben rappresentata in The Young Pope e viene espressa in maniera impeccabile da un incredibile Jude Law, che riesce a fulminare e sbalordire lo spettatore dall’alto del suo vestito papale così sfarzoso, mentre nega la presenza di Dio e subito dopo lo troviamo in vestaglia a pregare in maniera straziante e ardente quello stesso Dio che poco prima aveva rinnegato. Non so se Pio XIII creda o meno in Dio, non è chiaro alla luce dei primi episodi; quello che è chiaro è che The Young Pope sconvolgerà il vostro modo di vedere la Chiesa e vi spingerà a farvi tante domande, che vi riteniate cristiani, atei, agnostici o appartenenti ad altri credi. Vale la pena vedere questa serie, perché se vi incuriosisce l’argomento, sicuramente non ne rimarrete delusi.
Silvia Speranza
Edel Jungfrau
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