“…io proprio la tv italiana non riesco a guardarla!”
“Si sa, in televisione è tutta una questione di conoscenze…”
“Se non fosse per Boris…”
Quante volte avete sentito o addirittura pronunciato una di queste frasi? Quante volte vi siete lamentati del prodotto televisivo italiano medio e di quanto limitata sia la libertà di espressione, di sperimentazione, nel Bel Paese? Se bazzicate dalle parti di ItaSA significa che il problema ha toccato anche voi e, come tutti qui, avete cercato la qualità altrove finendo per innamorarvi degli show in lingua originale. Beh, oggi vi proporrò una soluzione differente. Sì, perché la rivoluzione è iniziata. Un fenomeno che prende il nome di web series. Questo è infatti il primo di una serie di articoli che vi guideranno alla scoperta di questi prodotti che fanno di Youtube la loro roccaforte. Ognuno sarà dedicato ad un titolo in particolare che ha saputo stupirci. Parleremo di serie italiane e non, cercheremo di farvi conoscere le perle del web e, quando sarà possibile, daremo la parola a chi queste perle le ha create. Insomma, che questa sia la prima volta che ne sentite parlare o che siate già esperti dell’argomento, seguiteci lungo questa strada e noi faremo il possibile per essere la vostra guida ufficiale nell’ingegnoso mondo delle web series!
Oggi iniziamo con una breve stagione comedy di 5 episodi creata nell’estate del 2012 dalla Buoncostume, un quartetto di autori e attori molto talentuosi che impareremo a conoscere (Carlo Bassetti, Simone Laudiero, Fabrizio Luisi e Pier Mauro Tamburini). Stiamo parlando di Di come diventai Fantasma e Zombi.
LA TRAMA
Un fantasma. Uno zombi. E sono la stessa persona. Così i creatori introducono misteriosamente la sketch series sul loro sito. La storia racconta di un ragazzo con una camicia improponibile (Fabrizio Luisi) che muore e si ritrova imprigionato nel suo appartamento nella forma di un fantasma. A fargli compagnia c’è la versione putrefatta del suo cadavere (Carlo Bassetti), che nel frattempo è diventato uno zombi. I due dovranno imparare a convivere e ad affrontare gli aspetti di una vita che ormai si sono lasciati alle spalle. Nel corso dei 5 episodi, brevi ma molto intensi, nel loro salotto passeranno vari ospiti tra cui Carlo Giuseppe Gabardini, che tutti ricordiamo per aver interpretato Olmo in Camera Café, e la bella Sofia (Linda Caridi), amore impossibile nella loro condizione.
PERCHÈ GUARDARE F&Z
Perché la narrazione parte da un’idea bizzarra ma è capace di scavare a fondo nei suoi personaggi e di sviscerare una nota di malinconia che accompagnerà lo spettatore per tutta la visione. Perché ha uno stile grafico piacevole e un’ottima colonna sonora che si completa con la canzone originale Scusa se sono Morto eseguita durante i titoli di coda. E poi perché è un ottimo esempio di come con la giusta idea, un uso intelligente del mezzo e la voglia di far conoscere il proprio talento, sia possibile aggirare i problemi di budget e creare qualcosa di sorprendentemente notevole.
ALTRI PROGETTI
Vi invito caldamente a farvi un giro sul sito della Buoncostume. Scoprirete che questi ragazzi hanno firmato vari progetti del genere e i loro nomi figurano anche in alcune produzioni che molto probabilmente conoscete già come Piloti e Camera Café. Se ancora non l’avete fatto, andate poi a vedervi Kubrick – Una Storia Porno, la serie che ha sconvolto il web su un gruppo di aspiranti filmaker che si ritrovano a dover girare un porno. Si tratta di una produzione di Magnolia per la quale la Buoncostume ha sviluppato il soggetto ed ha scritto l’episodio pilota. Un altro pilot che ci tengo a segnalarvi è quello di Giocattoli, un episodio autoprodotto che trovate qua sotto. Se vi piace l’idea di vedere l’intera serie, vi basta condividerlo su Facebook.
L’INTERVISTA
Per conoscere un po’ meglio questo mondo, oggi abbiamo la fortuna di avere con noi Simone Laudiero della Buoncostume che ci racconterà le web series dal punto di vista di chi le fa.
Simone, a nome del blog ti ringrazio di aver accettato questa chiacchierata con noi e ti riporto i saluti di tutto lo staff del sito.
Ciao a tutti voi di ItaSA e specialmente: GRAZIE. Noi siamo i popolani affamati, voi siete Robin Hood.
Onorati di esserlo. Cosa dici, iniziamo con le domande?
Dietro ad una web series c’è molto più lavoro di quanto uno possa pensare. Sceneggiatura, regia, fotografia, luci e casting sono solo alcuni degli aspetti da considerare quando ci si avventura in un progetto di questo tipo. Bisogna mettere insieme un team di esperti, ognuno nel suo campo, ed è una macchina complessa da muovere. Ci vuole molta preparazione. Cosa vi ha spinto ad intraprendere questa direzione e quali sono secondo te i punti di forza di questo mezzo di comunicazione?
Io e i miei tre soci della Buoncostume abbiamo cominciato come staff writers di vari programmi comici, dei quali il più conosciuto è senz’altro Camera Cafè. E chi si stanca di ripeterlo? È stata una palestra meravigliosa ed insostituibile dove abbiamo conosciuto un sacco di gente brava, ma dove abbiamo anche capito una cosa fondamentale: il processo che ci avrebbe portato a fare carriera, per usare un’espressione d’altri tempi, era molto più lento di quello che ci aspettavamo. Così abbiamo aspettato un po’ e poi abbiamo deciso di spostare la nostra base operativa sul web. I punti di forza del web sono senz’altro libertà e potenza distributiva.
Quando si parla di libertà in genere si pensa alla possibilità di trattare temi “tabù” (religione, sesso, droga, politica, brand – argomenti marginali in Italia), ma osservando la maggior parte delle web series italiane si capisce che la libertà che interessa di più è la libertà stilistica. La libertà di andare dietro ai modelli della nostra generazione, che arrivano dritti dall’estero, e non devo spiegarlo qui su ItaSA. Scrivere per la televisione italiana, nella stragrande maggioranza dei casi, vuol dire doversi adeguare a schemi vecchi di decenni. Per noi è stato sicuramente così: e non parlo solo di quando provavi a rubare la struttura di episodio dalle prime stagioni di How I Met Your Mother o da Arrested Development; anche la volta che chiudevi una scena con una battuta alla Simpson (non esattamente una novità dell’anno scorso) era probabile che ti venisse bocciata perché troppo ardita. In parole povere, il web ti permette di realizzare prodotti in cui ti riconosci e che tu da spettatore vedresti.
Ma ti permette anche di vederli, il che ci porta alla potenza distributiva del web, che è sotto gli occhi di tutti: se realizzo un prodotto che piace, e magari investo cifre minime per dire a Facebook di spingerlo un po’, so che i miei pari lo vedranno. Forse non lo vedranno 10 milioni di italiani (almeno in base all’auditel), ma lo vedranno i miei amici, e i loro amici, i miei coetanei, e ovviamente giornalisti e produttori (o più probabilmente i loro assistenti). Un dato di fatto: tutti (o quasi) i miei amici hanno visto Kubrick – Una Storia Porno, forse uno su trenta ha visto la mia puntata migliore di Camera Cafè.
Ecco, a proposito di Kubrick – Una Storia Porno. Voi avete creato il soggetto e vi siete occupati della stesura del pilot. E devo ammettere che, proprio a livello di sceneggiatura, è tra i migliori prodotti che popolano il mondo delle web series. È notizia di una settimana fa che anche la grande HBO abbia ordinato una serie sul mondo della produzione pornografica (Hard), uno di quegli argomenti controversi che in America significano successo mentre in Italia trovano solo porte chiuse. In quest’ottica, per essere notati e “fare carriera” non sarebbe più opportuno creare i propri prodotti in lingua inglese? Dopotutto il bello di Youtube è proprio che si tratta di una piattaforma internazionale.
Esistono molte considerazioni sul problema lingua italiana/lingua inglese, ma se te le elencassi adesso non farei altro che ripetere quello che mi ha detto Ivan Silvestrini (autore di Stuck, la web series italiana in lingua inglese per eccellenza). Quindi forse la cosa più semplice è rimandare il discorso a quando intervisterai lui. La Buoncostume ha affrontato il problema creando Giocattoli, un format in cui i protagonisti sono giocattoli veri e propri, una sorta di Toy Story live action. Quando realizzeremo la prima serie di Giocattoli, il lavoro di doppiaggio per l’estero sarà ancora più semplice che per un cartone animato: non ci sono neanche i movimenti della bocca!
Quella di Giocattoli è un’idea che può essere sviluppata con un budget limitato e molto impegno. Proprio il genere di idea su cui potrebbe puntare un videomaker alle prime armi. Sono necessari un gran lavoro di penna e qualche competenza tecnica ma, tutto sommato, si può realizzare con costi di attrezzatura irrisori. E questo ci porta al momento dei consigli. Quali sono i tre suggerimenti più preziosi che daresti a chi vuole seguire le vostre orme ed intraprendere la via del successo su Youtube?
Mi guardo bene dal dare consigli a chi vuole intraprendere la via del successo, su Youtube o altrove. Quello che posso fare è condividere delle cose che ho capito sul come affrontare i primi cinque (dieci? venti?) anni di un lavoro intellettuale-creativo oggi.
La prima è: non esiste un lavoro troppo stupido o troppo mal pagato la prima volta che ti viene proposto. Ovviamente non mi riferisco a lavori di un anno, cose brevi. Puoi imparare facendo qualsiasi cosa che sia anche lontanamente imparentata con il tuo ambito. Sottolineo la prima volta, poi uno giudica se vale la pena ripetere l’esperienza.
La seconda, in totale contraddizione con la prima: fare cose che ci piacciono moltissimo. Perché arriverà il momento in cui si dovranno fare dei gran sacrifici (niente di apocalittico, parliamo di weekend, vacanze, sere con la ragazza) e se uno deve fare dei gran sacrifici per una cosa che non gli piace, è bene che sia almeno un lavoro ben pagato (quindi non un lavoro intellettuale-creativo).
E dulcis in fundo, trovarsi dei soci con cui si lavora bene e a cui si vuole bene. Perché ci sono i momenti di disorientamento, di paura, di scoraggiamento, di indignazione, di rabbia (conosco un sacco di parole ma mi fermo qui) e le uniche persone con cui uno può condividerli sono quelle che sono lì con te. La ragazza o la mamma possono dirti che sei bravo, che sei bello, che è la prof che non ti capisce, ma poi quando ti devi sedere al tavolo e trovare le soluzioni, o ci sono i tuoi soci o sei solo. Se poi si è in quattro si può passare da una session di sceneggiatura a una session di giochi da tavola senza neanche cambiare tavolo (e senza far calare per un attimo il tasso di secchionaggine nell’aria).
Grazie, Simone, è quasi giunto il momento di lasciarci. Ma prima vorrei tornare a parlare di Di come diventai Fantasma e Zombie e chiederti: c’è qualche aneddoto che ricordi con piacere del periodo in cui avete creato la serie e che vorresti condividere con i lettori di ItaSA?
C’è una cosa dei giorni del set di F&Z che ricordiamo con un misto di affetto e “non deve ripetersi mai più”: quella piacevole sensazione di essere attivi letteralmente 24 ore su 24. La giornata iniziava alle quattro, quando Carlo si alzava per cominciare il trucco da zombi, poi entrava nel vivo alle dieci quando iniziavamo le riprese. Staccavamo alle otto, cenavamo insieme per fare mente locale su quello che andava fatto il giorno dopo, poi mandavamo Carlo a dormire mentre io Fabrizio e Pier tornavamo a casa di Pier e ci mettevamo al computer per chiudere le scene da girare il giorno successivo (dove comandano gli sceneggiatori si è sempre in ritardo con la scrittura). A mezzanotte Fabrizio tornava a casa con l’ultima metro e io e Pier andavamo avanti fino alle tre, le quattro, chiudevamo e spedivamo a Carlo che si stava svegliando.
Questo dimostra quanta fatica costi un prodotto del genere.
Bene. Simone, io ti saluto ed auguro a te ed ai tuoi compagni un futuro radioso in questo campo, sperando di leggere i vostri nomi nei titoli di coda di produzioni sempre più importanti. E ti ringrazio ancora per averci regalato questa intervista.
Grazie a voi di averci ospitati. E un saluto particolare ai team che traducono (per citare solo serie in corso) American Horror Story, Arrested Development, Arrow, A Young Doctor’s Notebook, Black Mirror, Brooklyn Nine-Nine, Episodes, Family Guy, Futurama, Homeland, House of Cards, Game of Thrones, Girls, Les Revenants, Mad Men, Modern Family, Naruto, Parks and Recreation, Sherlock, South Park, The Big Bang Theory, The Mentalist, The Simpsons, The Walking Dead, True Detective e ovviamente Vikings.
Con questa intervista si conclude anche lo spazio di oggi dedicato ai prodotti del web. Come vi è sembrato? Scrivetelo qui sotto e fateci sapere anche se avete nel cuore qualche serie di cui vorreste che parlassimo in futuro. Se invece avete domande per i ragazzi della Buoncostume, chiedete pure a loro che hanno promesso di tenere d’occhio i commenti di questo articolo.
Noi vi lasciamo a Di come diventai Fantasma e Zombi e a tutti gli altri titoli che abbiamo citato, sperando che l’idea vi sia piaciuta in modo da continuare questa avventura nel mondo delle web series!
P.S. un indizio sul prossimo show: si parla di blocchi 😉
Matteo Pilon
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