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Welcome to Earth: intervista a Miles Beyond – prima parte

A dicembre 2021 è uscita Welcome To Earth, la nuova serie documentario firmata Disney+. Protagonista della serie è Will Smith che, da neofita dell’esplorazione, ci porta in luoghi estremi alla scoperta delle bellezze nascoste del nostro pianeta. Chi ha letto la breve impressione dei primi episodi ricorderà che avevo annunciato una sorpresa a riguardo. Pronti a leggere?


In esclusiva solo per ItaliansubsBLOG, vi presentiamo Miles Beyond, la società che ha organizzato la spedizione dentro alle Dolomiti, e tramite la loro social media manager Patrizia Pozzobon siamo riusciti a far recapitare delle domande ai responsabili di spedizione.

Dolomiti!

Grazie per dedicarci del tempo, è stata una bella sorpresa trovare deə italianə in una produzione di respiro mondiale come questa. Potete spiegarci chi siete e cosa fate?
Miles Beyond è una società che organizza la parte logistica, tecnica e la sicurezza delle spedizioni per conto terzi, come case di produzione, scienziatə o nel nostro caso anche agenzie spaziali come l’ESA. Quando questi enti devono svolgere lavori in posti estremi come grotte, montagne o deserti e hanno bisogno di personale che sappia gestire un soggiorno in quei luoghi, chiamano noi. Gestiamo dalla prenotazione di alloggi o trasporti locali fino all’installazione del campo base, incluso cibo ed elettricità. Tutto quello che serve per rendere confortevole la loro permanenza in quei luoghi, in modo che possano pensare esclusivamente a fare il loro lavoro, in questo caso le riprese. Molto importanti sono la sicurezza e la parte tecnica, tutto il personale da noi fornito sa vivere e gestire quegli ambienti, eseguire tutte le manovre tecniche necessarie e, in caso di problemi, evacuare o recuperare eventuali feriti.

A quali parti della serie avete partecipato?
Abbiamo gestito la sezione nelle Dolomiti nel primo episodio e in Slovenia nel secondo episodio. In Slovenia abbiamo seguito la parte tecnica, ovvero accompagnare tutto il personale, incluso il regista e l’astronauta protagonista del filmato, nel pozzo a 200 m di profondità. Sulle Dolomiti abbiamo gestito anche la logistica, oltre alla discesa nella grotta.

Il campo base sulle Dolomiti. (Foto di Francesco Sauro/Miles Beyond)

Come mai hanno scelto voi?
Siamo l’unica società in Italia in grado di garantire questo livello di preparazione, e una delle poche anche a livello europeo. Inoltre, conoscevamo già le location e questo è molto importante perché rende tutto più semplice. Forniamo supporto anche in luoghi che non conosciamo, ma serve un maggior dispendio di energie perché dobbiamo fare scouting preliminare. Se qualcuno del team conosce la location, l’organizzazione della spedizione diventa molto più rapida e questo è un gran valore aggiunto.

È stata la vostra prima produzione televisiva o avete avuto altre esperienze?
Abbiamo collaborato alle riprese a Roma e Venezia di Mission Impossible 7 in uscita quest’anno; con National Geographic e Nat Geo Italia per molte riprese sui ghiacciai; e con case di produzione extraeuropee. Altre collaborazioni non possiamo dirtele perché al momento sono ferme causa COVID, ma speriamo possano riprendere!

Prima avete citato l’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea?
Sì, il grosso del nostro lavoro riguarda i corsi di addestramento astronauti dell’ESA, dei quali gestiamo la parte logistica e tecnica, in particolare i due programmi CAVES e PANGEA che potete vedere sul loro sito.

È complicato fare riprese in quei luoghi? Penso alla grotta del primo episodio, non deve essere facile trasportare tutte le telecamere o le luci.
In quel caso operatorə e strumentazione erano della casa di produzione, però sì, abbiamo gestito il trasporto di tutto, e non hanno filmato con le GoPro o le mirrorless.

Altra vista del campo base. (Foto di Francesco Sauro/Miles Beyond)

Parte del lavoro è anche trasportare tutti i materiali sul ghiaccio o su per le pareti rocciose, oltre ad assistere lə cliente in tutto: se si scaricano le batterie mentre lə regista sta filmando un tramonto, e a -15 °C le batterie finiscono in un batter d’occhio, devi correre al campo base a prendergliene altre prima che il tramonto finisca! Ovviamente sempre in sicurezza. Il trasporto luci è importante, bisogna poter illuminare correttamente per riprendere tutte le sfumature di colori in modo naturale e realistico.

Quanto sono durate le riprese?
In Slovenia 4 – 5 giorni, un po’ di più sulle Dolomiti. La parte più lunga è l’organizzazione, per le Dolomiti ci son voluti quasi due mesi di lavoro. Bisogna organizzare tutto, richiedere i permessi, preparare il progetto, proporlo allə cliente e discutere i costi, fare riunioni, preparare il materiale, prenotare hotel o B&B, contattare le compagnie aeree e di elicotteri, tenere conto di tutte le variabili e imprevisti. Si lavora con strumentazione ingombrante e costosa e con progetti importanti, non si può improvvisare. Bisogna tenere conto del meteo che può cambiare all’improvviso e può posticipare o anticipare le riprese. Per questo si rivolgono a noi: loro devono pensare solo alle riprese e non a tutto il resto.

Le location sono state scelte dalla casa di produzione? Avete dovuto preparare gli ambienti?
Sì, in generale è lə cliente che sceglie il luogo e poi ci chiama. Il pozzo in Slovenia era già preparato, perché avevamo appena finito il training per l’ESA, sennò ci sarebbe voluta una settimana. Riguardo alle Dolomiti conoscevamo bene il posto, quindi siamo andati su assieme alla troupe e abbiamo preparato tutto al momento. C’era chi si occupava del campo, chi di attrezzare le pareti e gli accessi nei posti più impervi… Ci siamo divisi il lavoro e abbiamo fatto tutto in simultanea.

Come sono state le riprese? Qual è stato l’aspetto più difficile da gestire?
Si lavorava quasi tutto il giorno, c’era il briefing mattutino con il regista dove si capiva cosa riprendere e come muoversi, e poi si riprendeva per anche 10-12 ore. Hanno filmato anche noi al lavoro sul campo o gli imprevisti, perché poi possono tornare utili. Agli occhi del pubblico sembra tutto facile, anche le cose più difficili! Le riprese audio sono molto importanti, dovevamo fermare tutto per poter registrare nel silenzio totale.

Che colori!

L’aspetto più complicato non è, come si può pensare, lo stare sul campo, anzi è la parte più divertente perché ci si cala nell’ambiente e si sta assieme. È nostro compito allestire un ambiente confortevole anche in caso di spazi delicati e ristretti, a partire dal cibo. L’aspetto più difficile è la parte a casa, la preparazione e l’organizzazione: se si sta sul luogo vuol dire che al 90% è andato tutto bene. Nell’organizzazione molte cose non dipendono da te: la burocrazia, i fornitori esterni di logistica che non rispondono, gli aspetti contrattuali con lə cliente… Non sono spedizioni che hanno costi e responsabilità bassi, e in più c’è anche tutta la parte assicurativa e di analisi dei rischi, ad esempio.

Qual è stata la situazione più estrema in cui vi siete trovati in questa produzione?
Per quanto non fossero due posti molto ospitali, un pozzo profondo 200 metri e una zona molto remota sulle Dolomiti senza via di fuga in caso di brutto tempo, cioè due situazioni potenzialmente molto pericolose, il livello di precisione é stato talmente alto che è andato tutto in modo perfetto. 

Comunque, è capitato che, per esigenze di ripresa, ci abbiano chiesto di stare ore appesə sul vuoto che, anche se ci siamo abituatə, fa sempre impressione! Oppure al campo base faceva molto freddo visto che era inverno, anche -20 °C di notte, ma il meteo è stato ottimo ed è andato tutto alla perfezione.

Se avesse iniziato a nevicare cosa sarebbe successo?
Se avesse iniziato a nevicare forte tutti i giorni saremmo stati completamente isolati, perché non c’erano vie di fuga e saremmo dovuti restare là a vivere con quello che avevamo! Per questo devi essere molto ridondante nelle spedizioni e controllare attentamente il meteo: se vedi che sta per arrivare una perturbazione, fai finire le riprese. Anche questo è compito nostro, dire alla troupe “stop, andiamo via”. Se invece si rimane lì per vari giorni sotto la neve perché le previsioni erano sballate, deve sopravvivere. La nostra attrezzatura è testata e professionale, i nostri campi possono sopportare giorni di neve e bufera, ma ci sono comunque dei limiti. Ci sono situazioni potenzialmente molto pericolose nei luoghi dove andiamo e dobbiamo usare più prudenza possibile, sia per lə cliente che per la nostra incolumità.

Cosa non si fa per bersi un caffè in tranquillità!

Avete citato il cibo prima, cosa vi portate via? Cibo normale o liofilizzato?
Entrambi, il cibo liofilizzato occupa meno spazio ma cerchiamo di avere sempre cibo fresco e cucinare. Una pasta al sugo fa “casa” e crea un bell’ambiente. Occupa però più spazio, richiede più tempo per cucinarla e poi pulire, e spesso non ci sono il tempo o le condizioni, come in caso di bufera. In ambienti freddi sono ottimi i cibi sottovuoto, come polpette o spezzatino, che poi scaldi nell’acqua bollente. Ma abbiamo sempre cibo liofilizzato, per emergenza o per quando non c’è tempo. Il cibo è fondamentale, ed è stato molto apprezzato!

L’intervista continua nella seconda parte, che potete trovare qui sempre sul nostro blog! Vi aspettiamo di là per altre interessanti discussioni sul mondo dell’esplorazione!

Immagini di proprietà Disney+/National Geographic salvo dove diversamente indicato.

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Federico Marchionda

Musicista perso tra i libri e le serie TV. Inizio migliaia di cose e ultimamente scrivo musica e testi. Fed su ITASA e nel mondo.

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