Ancora classifiche per l’anno appena trascorso.
Il 2015 è stato così ricco di novità e sorprese – soprattutto grazie alla crescente offerta di Netflix – che risulta difficile riassumerlo in una misera Top 10. Ma è più o meno questo il divertimento malato di noi blogger di Italiansubs, quindi farò un tentativo. Chiedo subito perdono per le tante e gravi assenze ma la giustificazione è presto data: nemmeno il migliore dei “serial-dipendenti” riesce a vedersi tutti i titoli proposti in un anno. Quindi, ancora una volta, perdonatemi fan di Transparent, Flesh and Bone, This is England e chi più ne ha più ne metta; prometto che, presto o tardi, sarò dei vostri.
10. True Detective
A qualcuno doveva pur piacere la seconda stagione, giusto? Il 2015 di True Detective ha avuto la peculiare sfortuna (o fortuna?) di dividere il pubblico che la serie si era guadagnata con l’impareggiabile primo ciclo di episodi che vedeva protagonisti Matthew McConaughey e Woody Harrelson. Ma è un bene o un male? In parte un bene, perché è abbastanza evidente che Nic Pizzolatto (il creatore della serie) non abbia voluto adagiarsi sugli allori e riproporre la solita minestrina riscaldata, anzi ha scelto di andare verso nuovi territori; dall’altra parte va però riconosciuta una certa discontinuità nella qualità degli episodi di quest’anno. Soprattutto la prima metà di stagione soffre di una lentezza atroce, aggravata ancor più da una trama non sempre facile da seguire. Troppe storyline e non sempre interessanti, ci si ritrova spesso a dover consultare Wikipedia per ricordare i nomi di personaggi, fatti o luoghi. Eppure la serie mantiene il suo fascino e, nella seconda parte di stagione, si riscatta spostando la narrazione verso atmosfere più marcatamente noir e psichedeliche. Fra omaggi a David Lynch e alla letteratura di James Ellroy, True Detective riesce a mantenere il suo ruolo di “maestrina” nel genere.
9. Daredevil
Un bel “picchia duro” condito con sangue, supereroi e un po’ di misticismo orientale? Un sogno fino all’altro ieri, una realtà da quest’anno grazie a Netflix e Marvel. Daredevil rappresenta probabilmente lo spartiacque fra ciò che è la Marvel al cinema e ciò che potrebbe essere e dovrà essere la Marvel in televisione. Siamo di fronte a un prodotto di importanza storica, almeno per ciò che rappresenta nel genere. Il mondo dei supereroi a stelle e strisce si fa cupo e inospitale; non ci sono più vincitori né vinti, solo gente comune che deve pagare il prezzo delle proprie scelte. I villain sono spietati e hanno il volto di Vincent D’Onofrio (una sorta di Marlon Brando redivivo), mentre gli eroi sono indecisi, in bilico fra il bene e il male, il legale e l’illegale. È difficile scorgere la giustizia per le vie di Hell’s Kitchen e ci si potrà davvero fidare di un vigilante che gira vestito con un costume da diavolo a spaccare mascella e ginocchia alla gente?
8. Jessica Jones
E all’ottavo posto troviamo ancora Marvel e Netflix. Sono stato molto indeciso se inserire la serie con protagonista Krysten Ritter prima o dopo Daredevil ma alla fine ho ceduto e ho deciso di premiarla. Perché se lo merita. Jessica Jones è la promessa definitiva e concreta di un futuro prospero per il genere supereroistico. Praticamente azzerati i cliché dei suoi “fratelli”, lo show si concentra su una narrazione ispirata al miglior cinema noir (si cita più volte Chinatown di Roman Polanski), mettendo per un momento da parte i superpoteri per raccontare una storia di donne e uomini che… odiano le donne. La moralità degli eroi e dei villain è sempre più in bilico e le atmosfere si fanno oscure, più vicine all’horror psicologico che al crime thriller di Daredevil. Il cast è generalmente buono ma David Tennant, che qui veste i panni del camaleontico Kilgrave, spunta sopra tutti con una performance di rara intensità.
7. Les Revenants
Dalla Francia con furore, ritornano gli zombie europei che fanno paura anche agli zombie di The Walking Dead (non che ci voglia tanto). Dopo tanta attesa, abbiamo finalmente visto questa seconda (e ultima?) stagione di Les Revenants, il gioiello telefilmico di Fabrice Gobert. Ambienti umidi, montagne e lunghissimi silenzi: tutto ciò che aveva reso celebre la prima serie si ripropone quest’anno. Perennemente in bilico fra vita, morte e ciò che sta nel mezzo (o poco più in là) seguiamo i personaggi nella loro disperata ricerca di risposte e affetto. Cosa troveranno al termine del viaggio, spetta a noi giudicarlo. O forse no?
6. Wet Hot American Summer – First Day of Camp
Nel 2001 è uscito un film. Un film che nessuno ha visto e che ancora meno ricordano. Si chiamava Wet Hot American Summer. First Day of Camp è ciò che segue o, meglio, ciò che è successo prima di quel film. Già divenuto cult, al pari del papà cinematografico, lo show di Netflix è un prequel degli eventi raccontati nel film con gli stessi attori, ormai ultraquaratenni, che riprendono i ruoli di un tempo. Volutamente sopra le righe, esagerato e delirante, First Day of Camp riprende e porta a livelli estremi la parodia del cinema anni ’80 diventando addirittura (e volutamente) la parodia di sé stesso. Un cast da sogno (Jon Hamm, Bradley Cooper, Paul Rudd, Christopher Meloni e… la lista sarebbe troppo lunga) per una delle esperienze più surreali dell’estate appena trascorsa.
5. Ash vs. Evil Dead
Gli anni ’80 non sono mai stati così vivi. Ritorna Sam Raimi e ritorna Evil Dead, l’epica saga trash con protagonista Bruce Campbell. Fin dal 1992, quando uscì nelle sale cinematografiche L’Armata delle Tenebre, i fan sognavano un Evil Dead 4 che portasse avanti la storia di Ash e della sua interminabile battaglia contro le forze del male. L’attesa è finalmente terminata e, manco a dirlo, nulla è cambiato. Ash vs. Evil Dead è un omaggio “grasso”, sanguinolento e scanzonato alle atmosfere che hanno reso celebre la creatura di Raimi. Un “on the road” dei più insoliti, fra mani zombesche che si fanno crescere tumori di forma umana e passerotti posseduti. L’intreccio è semplicissimo, lo splatter abbonda e i momenti “groovy” non mancano: che aspettate ad iniziarla?
4. Sense8
È dura essere un Wachowski oggigiorno. Sforni un capolavoro come Matrix e il mondo ti cade – letteralmente – ai piedi, per poi venire lentamente dimenticato, fra progetti più o meno interessanti e di qualità. Grazie a J. Michael Straczynski, lo storico sceneggiatore di Babylon 5, il duo di registi riesce a rimettersi sui binari e a raccontare una storia epica perfettamente in equilibrio fra il gusto supereroistico degli ultimi anni e l’attrattiva per il misticismo orientale tanto cara al loro lavoro da artisti. Sense8 è tante cose, oltre che un prodotto riuscito: un mix letale fra cultura manga e correnti new age; un’affascinante affresco di sentimenti umani e un racconto coraggioso sulla ricerca senza tempo delle potenzialità del genere umano. Il tutto condito con la classica vena apocrifa e alternativa dei Wachowki. Il piatto è servito.
3. Bloodline
La vendetta, questa sconosciuta. Forse il tema più abusato di sempre da esordienti e scrittori sulla soglia degli ottanta. I creatori del fu Damages lo sanno bene e allora si riuniscono per farci la lezioncina. Inutile dire che gli sia riuscita proprio bene. Gli ingredienti vincenti si contano sulle dita di una sola mano: Ben Mendelsohn, le Florida Keys, una playlist che varia dai Black Sabbath a Jack White, coach Taylor (Kyle Chandler) e una buona dose di “lato oscuro” in stile Breaking Bad. Passata per lo più in sordina, Bloodline potrebbe essere definita come l’anti Six Feet Under: la famiglia non è più il nido in cui cercare riparo e conforto, ma l’incarnazione stessa del fatalismo e della colpa. È un viaggio violento quello intrapreso dal personaggio di Mendelshon: Danny, una bomba pronta a esplodere che lo porterà inevitabilmente a travolgere chiunque gli sia vicino.
2. Mr. Robot
Dove eravate nell’ottobre del ’99? Personalmente non ricordo ma sono certo che un tale, chiamato Sam Esmail, fosse comodamente seduto fra le fila di un qualche cinema per la prima di Fight Club. Il film che più di ogni altro avrebbe influenzato la sua opera prima: Mr. Robot. Ritornano i complotti, le atmosfere tese dell’America post 11 settembre e, in un certo qual modo, ritorna il fascino proibito degli hacker. Un trip allucinante che ha la forma degli occhi “a palla” dell’alienato Eliot Alderson (Rami Malek), un genio dei computer che si è messo in testa di cambiare le sorti del mondo. Inutile dire che le cose prenderanno una piega inaspettata, andando a tracciare nuovi sentieri per il miglior thriller televisivo del 2015.
1. The Leftovers
Croce e delizia della mia stessa esperienza da blogger: Damon Lindelof. L’uomo che ho difeso e difenderò fino allo stremo per un motivo semplice semplice: sa scrivere fottutamente bene (perdonatemi il francesismo). E lo dimostra, per il secondo anno consecutivo, in quello che è definitivamente il gioiello di questo ricchissimo 2015, la seconda stagione di The Leftovers. Forte di un magnifico (e direi anche raro, se non fosse che stiamo parlando di HBO) connubio fra regia, scrittura e cast, la serie si muove verso nuove strade, spostando l’azione nella piccola cittadina di Miracle, Texas. Un luogo davvero “miracolato”, in cui pare non si siano verificate scomparse durante la celebre Dipartita del 14 ottobre. Lindelof ricrea la Lourdes televisiva, concentrandovi tutta la sua ricerca autoriale. Fede e miracoli, nascita e morte, genitori e figli, e tutto ciò che ne ha contraddistinto la penna fin dai tempi di Lost. L’interrogativo sempre al di sopra di ogni cosa e, di conseguenza, lo sconforto di noi comuni mortali di fronte alle risposte non pervenute. Una gioia per gli occhi e la mente.
E voi cosa ne pensate? Quali sono state le vostre serie preferite del 2015?
lost2010
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