L’anno passato è stato, per me, un anno di scoperte. Ho limitato molto la visione di serie TV, mai abbandonandole del tutto, certo, ma prediligendo perlopiù documentari e brevi film biografici. Ecco la classifica dei dieci migliori documentari su Netflix.
Lo so che eravate abituati a leggere le mie classifiche sui manzi migliori di ogni anno (per i nostalgici ecco qui le classifiche degli anni scorsi: 2016, 2015), ma nel 2018 le cose sono andate diversamente e, nei mesi, ho sviluppato una vera e propria ossessione per i documentari offerti dal catalogo diNetflix. Perciò, come Top 10 da parte mia, quest’anno vi beccate un bel po’ di temi seri e cupi. La premessa di questa classifica è che molti di questi documentari non sono usciti nel 2018, ma sono un po’ meno recenti. Tuttavia, rispecchiano in pieno ciò che ho visto e apprezzato nel 2018. Farei un torto a me stessa e a voi se inserissi solamente gli inediti nel calendario Netflix 2018, essendo così esteso e pieno di contenuti.
10. THE KEEPERS / HOLY HELL
Al fondo della classifica mi permetto di inserire un pari merito tra due documentari che ho apprezzato moltissimo e che, in modi diversi, hanno conquistato la mia attenzione.
The Keepers è una storia in sette parti del 2017 diretta da Ryan White, in cui si racconta dell’omicidio di Suor Catherine Cesniz a Baltimora, negli anni ’70. Da questo terribile evento, ne scaturiranno numerose indagini, segreti e misteri del cappellano Joseph Maskell, a detta di molti un orco. Ciò che verrà a galla sarà impressionante. Qui qualche informazione in più sulla trama.
Holy Hell, documentario semi-autobiografico firmato da Will Allen nel 2016, racconta l’esperienza del regista stesso e di altre centinaia di persone, attirate dalla “setta” di Buddhafield in California e dal suo leader eclettico e misterioso: Michael. Questo documentario raccoglie quasi 100 minuti di materiale audio-video dello stesso Will quando faceva parte del Buddhafield; un giovane californiano gay che si affida a un gruppo di persone per trovare se stesso attraverso la lente di una videocamera, ma che impiegherà 22 lunghi anni per capire cosa non era mai riuscito a vedere davvero attraverso l’obbiettivo: Michael non è ciò che sembra, non è chi dice di essere e la sua aura di onnipotenza e beatitudine è solo una maschera che nasconde il mostro che è davvero.
09. THE RACHEL DIVIDE
La vita di Rachel Dolezal è una vita controversa, a dir poco. Rachel è una donna caucasica, con occhi blu e capelli biondi, che per tutta la vita si è finta afro-americana. Questa sua facciata l’ha portata a diventare addirittura presidente dell’NAACP a Washington, associazione nazionale per la promozione delle persone di colore, associazione dalla quale verrà poi cacciata in seguito alle rivelazioni sulla vera etnia di appartenenza.
The Rachel Divide, uscito nel 2018 e diretto da Laura Brownson, è un documentario controverso che consiglio di guardare senza troppi pregiudizi. Personalmente, l’ho trovato alquanto divisivo, come suggerisce il titolo stesso, ma al contempo affascinante, poiché lascia una sensazione di spaesamento e di profonda riflessione, tale da meritare se non altro una discussione sul tema. La posizione dei suoi accusatori è ferma e decisa: Rachel ha ingannato tutti, con quei suoi capelli “finti” afro, le treccine e la pelle leggermente colorata ha fatto credere di essere nera e ha messo in scena l’inganno più grosso della storia, appropriandosi di una cultura non sua. Dall’altra però abbiamo la stessa Rachel, cresciuta in una famiglia di bianchi con un padre violento e tre fratelli adottivi neri spesso abusati per il colore della loro pelle. Ha vissuto tutta la vita nella comunità afro-americana, insegnando Studi Africani all’università, diventando attivista e lottando costantemente per i diritti dei neri. Autodefinitasi “donna nera nel corpo di una donna bianca” la storia di Rachel è degna di menzione, perché divide il pubblico, frammenta l’opinione pubblica e apre una strada ancora mai percorsa finora: l’identità razziale. È possibile sentirsi nati sbagliati, non solo per quanto riguarda l’identità di genere, ma anche per l’etnia alla quale si sente di appartenere? Questo sarà l’unico caso di trans-black woman mai documentato o Rachel è solo una squilibrata che si sente nera, avendo vissuto con fratelli neri, e che sfrutta la comunità per i suoi vantaggi personali? C’è da dire che in questo periodo storico più che mai e nell’America bianca di Trump, non ci sono molti vantaggi a dichiararsi afro-americani.
08. REVERSING ROE
Rimaniamo nell’America di Trump e ritorniamo su un tema sociale altrettanto scottante: il diritto delle donne all’aborto. Il documentario del 2018, con la regia di Ricki Stern e Anne Sundberg si basa sulla regolamentazione vigente stabilita dal controverso caso “Roe contro Wade” del 1973, che stabilisce e garantisce il diritto della donna all’aborto in tutti gli Stati americani anche fino alla ventottesima settimana di gravidanza. Prima, invece, l’aborto era definito come reato e non poteva essere praticato in nessun caso, eccetto alcuni Stati che lo prevedevano in casi limite in cui c’era pericolo per la donna, in casi di stupro o malformazioni fetali. Questa è una sentenza da sempre controversa, che viene riportata alla ribalta ogni qualvolta la politica cambia direzione, dai Repubblicani ai Democratici e viceversa, e che attira inevitabilmente idee di stampo religioso, morale e politico. Reversing Roe offre ampio sguardo sulla storia dei diritti delle donne in America, così come sulla situazione attuale, con la controversa nomina di Brett Kavanaugh a nuovo giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti.
Questo documentario non riguarda solo l’America, però. Basta per esempio ascoltare le dichiarazioni del “nostro” ministro Fontana, che ci spinge amorevolmente a fare figli non importa come, quando e perché, ma a farli e basta, e in modo naturale, mi raccomando, perché i figli sono investimenti sul futuro e aumentano i dati demografici, anche se tu, donna, non senti l’istinto materno. Grazie per l’ascolto, dal 1019 è tutto.
07. GRINGO: THE DANGEROUS LIFE OF JOHN MCAFEE
Il documentario del 2016 di Nanette Burstein mi è stato consigliato da un lettore di questo blog e io, da curiosa incallita quale sono, non ci ho messo molto a divorarlo e a apprezzarlo molto. Questa è la storia di John Mcafee, il magnate creatore del famoso antivirus che, negli anni, ha intrapreso una vita a dir poco fuori dagli schemi, con uno stile di vita eclettico e ai limiti della legge. Diventato multimilionario, John Mcafee a un certo punto decide di trasferirsi in Belize, dove intraprende una vita di sregolatezze, perversioni e atti ai limiti della legge, con guardie armate a protezione della sua villa e molteplici donne-oggetto spinte dalla necessità di soldi a fare cose scabrose con lui. Il documentario racconta i fatti accaduti dal 2012, anno in cui la polizia locale decide di fare un blitz nella residenza di John, sospettando faccia parte di una rete criminale di spacciatori. Lo stesso anno, il vicino di casa di Mcafee muore inspiegabilmente in casa sua e, come conseguenza delle indagini della polizia, John decide di scappare e passare il confine con il Guatemala. Viene poi deportato negli Stati Uniti, ma non sarà mai accusato di alcun crimine.
Gringo descrive l’ascesa e il tracollo del magnate multimilionario che, grazie alla sua fama, crede di poter fare tutto ciò che desidera e farla franca per ogni azione commessa. Nonostante il documentario sia una chiara presa di posizione sulla vita di Mcafee, è interessante vedere l’evoluzione di un uomo tanto amato in passato e caduto così in basso attraverso le interviste e le testimonianze di chi gli è stato più vicino in quegli anni di scandali e accuse. Ed è altrettanto curioso come l’opinione pubblica riesca a dimenticare con facilità queste vicende senza chiedersi cosa sia davvero successo. Basta un sorriso beffardo e la paventata possibilità di candidarsi alla presidenza degli Stati Uniti per ribaltare le sorti di un uomo. Vi ricorda qualcosa?
06. MAKING A MURDERER
A tre anni dal debutto di Making a Murderer, la serie documentaristica più chiacchierata degli ultimi anni torna sulla piattaforma Netflix per una seconda stagione, colma di colpi di scena e suspense, anche se, a mio parere, non abbastanza da eguagliare la prima straordinaria stagione. La storia di Steven Avery e di Brendan Dassey non si è ancora conclusa e, anzi, procede seppur con estrema lentezza e tantissimi cavilli giudiziari. Devo dire che questa seconda stagione l’ho trovata meno interessante e pungente della prima, più macchinosa e complessa dal punto di vista giudiziario, sebbene ci siano risvolti alquanto interessanti nella vicenda. Making a Murderer si merita di ricoprire un posto discretamente alto nella mia classifica perché, nonostante le pecche, non smette di stupire, neanche dopo altri dieci lunghi episodi. Se non conoscete la storia, vi rimando alla recensione della prima stagione.
La storia di Avery ha avuto un impatto fortissimo sull’opinione pubblica, ha diviso l’America e il mondo, consacrando Making a Murderer a serie evento degli ultimi anni. E chi conosce tutti gli eventi, non fatica a capire il motivo.
05. TIME: THE KALIEF BROWDER STORY
Time: The Kalief Browder Story è un documentario del 2017 prodotto da Jay-Z, Harvey Weinstein, David Glasser e diretto da Jenner Furst. Sei episodi strazianti, destabilizzanti e che lasciano il segno nello spettatore. È la storia di un sedicenne afro-americano del Bronx accusato dalle autorità di aver rubato uno zainetto, ma mai condannato per il suddetto crimine. Un testimone dice di aver visto un nero rubarlo, di conseguenza Kalief viene portato a Rykers Island per quel “crimine così efferato” da meritare un carcere di massima sicurezza. Kalief vi rimane per tre lunghissimi anni, con una cauzione di 3000 dollari impossibile da pagare per la sua famiglia, sopportando isolamento preventivo totale (per alcuna ragione), oltre a torture e aggressioni da parte di carcerati e guardie carcerarie. Tutto perché non voleva ammettere di essere colpevole per qualcosa che non aveva commesso. Kalief non ne uscirà mai bene da questa storia, tuttavia uscirà dal carcere e racconterà all’America e al mondo ciò che gli è successo. La sua libertà avrà però un prezzo altissimo.
Se anche le vostre budella si stanno contorcendo dal dolore a leggere queste poche righe, questo è il documentario che dovete vedere ora. Qui troverete qualche informazione in più.
04. EVIL GENIUS
Evil Genius: la vera storia della rapina più diabolica d’America è un documentario del 2018 in quattro puntate che racconta del famoso caso di “Pizza Bomber”, avvenuto in Pennsylvania nel 2003. Siamo di fronte forse al primo omicidio in diretta TV; il fattorino Brian Wells entra in una banca e commette una rapina con una bomba artigianale legata al collo, poi esce tranquillo dalla banca con il bottino prima di essere fermato dalla polizia. Poco dopo l’arresto, la bomba esplode e uccide l’uomo all’istante. La storia si fa più intricata e contorta, con l’entrata in scena di alcuni personaggi davvero strani e loschi che si collegano alla vicenda di Pizza Bomber e che vengono ritenuti responsabili dell’elaborato schema dietro la morte di Wells. Tra tutti, la persona che più mette i brividi è sicuramente Marjorie Diehl-Armstrong, dalla personalità bipolare, che verrà accusata di ben tre omicidi di ex compagni, di cui uno trovato morto e congelato nel freezer di casa. Una donna vulcanica, narcisista, aggressiva ma scaltra e profondamente intelligente, tanto quanto Bill Rothstein, l’altro protagonista della storia che si scoprirà un abile manipolatore persino delle forze dell’ordine.
Questa storia è talmente complessa e piena di colpi di scena che pare quasi frutto di finzione. Purtroppo, è tutto vero. E se anche voi non potete fare a meno di storie misteriose, intricate e un po’ thriller, allora questo è il documentario che dovete guardare.
03. JIM & ANDY: THE GREAT BEYOND
E saliamo finalmente sul podio con uno dei documentari più brevi di questa classifica, eppure così importante e che tocca l’anima in maniera inaspettata. Jim & Andy: The Great Beyond – Featuring a Very Special, Contractually Obligated Mention of Tony Clifton è un documentario biografico di 97 minuti del 2017 diretto da Chris Smith sulla vita e la carriera di Jim Carrey, dopo il debutto del film Man on the Moon di Milos Forman del 1999, in cui Carrey vestiva i panni di Andy Kaufman, attore e comico irriverente degli anni ’70-80. Le telecamere sul set di Man on the Moon seguono ogni mossa di Carrey, svelando un attaccamento quasi morboso al personaggio di Andy, tanto intenso che a un certo punto Jim semplicemente diventa Andy. In ogni suo sguardo, espressione o parola anche fuori dal set risuona l’anti-humor di Andy, le sue stranezze e i suoi comportamenti irriverenti. Jim non è più Jim, si è catarticamente buttato nell’universo di Andy Kaufman, imprigionando dentro di sé l’essenza di Andy e, in alcuni casi, anche la sostanza.
Questo è un documentario bizzarro, ma al contempo romantico e introspettivo. Bizzarro come Jim Carrey, del resto, in molti vedono l’attore solo come comico, la maschera verde spumeggiante o il simpatico amante degli animali che parla con il culo, ma Jim è molto di più. Romantico come l’uomo disperatamente innamorato in Eternal Sunshine of the Spotless Mind o inguaribile ottimista come Truman in The Truman Show. Ed è introspettivo come solo Jim Carrey, dietro quelle sue smorfie beffarde, sa essere. Fatevi un favore, e guardatelo.
02. THE STAIRCASE
Al secondo posto, il documentario che probabilmente nel 2018 ha preso il posto di ciò che era Making a Murderer al suo debutto nel 2015. The Staircase è una serie documentario in 13 parti del 2018 (tuttavia la storia venne presentata già nel 2004, ma non in tutte le sue parti) che non ha faticato a entrarmi in testa, con i suoi tanti risvolti inaspettati, le lunghe indagini e l’ancora più lungo processo, sia giudiziario che mediatico, ai danni del protagonista e della sua famiglia. Nel 2001, lo scrittore Michael Peterson viene accusato dalle autorità americane di aver ucciso la moglie Kathleen Peterson, mentre lui sostiene che sia deceduta in seguito a una rovinosa caduta dalle scale di casa. Da lì in poi inizia un processo lungo e straziante che si conclude in maniera inaspettata quasi 17 anni dopo.
Una storia ai limiti dell’assurdo, che vale la pena di vedere per potersi fare un’opinione concreta della vicenda.
01. WILD WILD COUNTRY
E infine, il primo posto sul podio se lo aggiudica il documentario più strampalato e inaspettato dello scorso anno: Wild Wild Country, documentario in sei parti del 2018 che racconta l’ascesa e il declino di una figura allo stesso tempo interessante e misteriosa: il guru indiano Bhagwan Shree Rajneesh (Osho). La storia racconta di come Rajneesh decide, insieme alla sua fedele assistente Ma Anand Sheela, di allontanarsi dall’India e di costruire una vera e propria comunità di fedeli a Rajneeshpuram, una città letteralmente nata dal nulla nel bel mezzo dell’Oregon, a Wasco County, negli Stati Uniti. Il documentario dunque esplora, grazie a straordinari filmati d’epoca e interviste attuali, le varie vicissitudini di questa comunità, le stranezze, la libertà sessuale, e le incredibili cospirazioni criminali dietro la comunità “pacifica” di Rajneeshpuram.
Un documentario da binge-watching, insomma. Degno di essere visto, perché in qualche modo rappresenta la parte oscura e dimenticata dell’America degli anni ’70-’80-’90.
Anche voi siete appassionati di documentari come me? Fatemi sapere quali avete visto di questi o se ce ne sono altri che vorreste consigliare a me e ai lettori. Al prossimo anno!
Silvia Speranza
Edel Jungfrau
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