Interviste

Fabrizio Rizzolo e Dark Resurrection

Probabilmente in pochi avete sentito parlare di Dark Resurrection, ed è un peccato, vediamo di rimediare grazie a Fabrizio Rizzolo, che ci ha concesso un’intervista.

Il progetto Dark Resurrection merita ben più di due parole, è il fan film italiano su Star Wars, non un prequel, non un sequel, ma un film che vive di vita propria nell’universo creato da George Lucas.
A breve uscirà il “volume 0” di Dark Resurrection, ma il volume 1 è già in giro da anni, liberamente scaricabile e vivamente consigliato a ogni fan di Star Wars.

Trovate tutte le informazioni su http://www.darkresurrection.com, se volete vedere prima il film (dura un’ora) e leggere poi l’intervista questo è il momento giusto per fermarvi, altrimenti passo subito a presentarvi il nostro ospite.

5oxx0o.jpgzefram cochrane: Ciao Fabrizio, grazie per essere qui con noi su ItaSA.
Spiegaci in breve chi sei e cosa fai nella vita, immagino tu sia un fan di Star Wars, ma non solo quello…
Fabrizio Rizzolo: Ho 46 anni, sono nato scrivendo canzoni e poi, attraverso il musical, sono approdato alla recitazione. Ho lavorato come attore in diversi film (dove ho conosciuto a fondo il cinema “indie”) che hanno vinto anche premi importanti, ho scritto sceneggiature, fatto regie teatrali. E poi ho conosciuto Angelo Licata e Dark Resurrection. Adoro Star Wars, come moltissimi della mia generazione, anche se non mi definirei un fan sfegatato. Mi piace perché è bello, è un universo incredibilmente realistico, impossibilmente possibile quello di Lucas, e per gli stessi motivi ed altri mi piace DR.

zc: Come è nata l’idea Dark Resurrection e come ne sei stato coinvolto?
FR: DR nasce come un corto di 5 minuti, ma quando Licata vede le fantastiche ambientazioni 3D di Davide Bigazzi lo trasforma in una sola notte in una sceneggiatura di due ore e mezza (di cui è stato finora girato il Vol. 1, 60′). Io arrivo quando il film è al doppiaggio. Doppio Master Aron, Master Muniza, ma Angelo mi chiede anche di girare un paio di scene come attore, e quindi alla fine ovviamente doppio anche me stesso. Poi mi rendo disponibile per il 2. Angelo mi chiama come primo aiuto regia, lavoriamo insieme alle prime scene del 2, poi mi chiede di collaborare alla scrittura. Completiamo e modifichiamo alcune parti della sceneggiatura insieme. Facciamo le 8 di mattina per definire i particolari e montare il trailer. Un divertimento estrememente faticoso. Ma davvero bello, soprattutto quando vediamo le risposte del pubblico.

zc: Da amici e parenti la cerchia si è allargata, come sono stati coinvolti gli altri?
FR: È stata letteralmente una reazione a catena. Quasi chiunque vede i trailer ci dice: “Sono disponibile ad aiutare”. “Che posso fare per voi?”. “Come posso dare una mano al progetto?”. Sembra incredbile, ma la maggior parte delle persone sono così, vogliono aiutare le cose che ritengono belle, e questo per noi è importantissimo. Sono arrivati attori professionisti, maestranze, strutture professionali per la post produzione. Gente che ha fatto lavori a livello internazionale e che ha vinto premi. Tutti pronti a lavorare per DR.

zc: Qualcuno viene pagato o sono tutti volontari?
FR: Siamo tutti assolutamente volontari: attori, tecnici, anche i VIP. DR non genera lucro per nessuno. È prodotto dall’Associazione no-profit “Riviera Film” e tutte le donazioni che arrivano vanno per la produzione della saga: acquisto attrezzature, rimborsi spese vive, noleggi.

zc: La storia è decisamente diversa dal tipo di racconto “alla George Lucas”, la cosa che a me è balzata subito agli occhi è stata la mancanza del personaggio giullare C-3PO Jar Jar Binks, che Lucas usa per smorzare la tensione… invece Zui Mar Lee Hope sono molto Obi-Wan Anakin nella nuova trilogia…
FR: La storia di DR a mio avviso è assolutamente uno dei punti forti: Licata non ha voluto scimmiottare Star Wars, ma solo prendere spunto da quel meraviglioso universo creato dal genio di Lucas. Poi se ne è distaccato e ha creato qualcosa di completamente originale. Una delle cose che trovo magistrali è proprio come Angelo ha saputo raccontare i personaggi: a Hope, a Zui Mar, a Organa ti ci affezioni veramente, ha dato loro spessore. E lo stile è assolutamente personale, così come il racconto.

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zc: C’erano elementi caratteristici di Star Wars che volevate evitare o che volevate inserire ad ogni costo (“Ho un gran brutto presentimento”)?
FR: Ci sono alcuni riferimenti, lo vedrete anche nel Vol. 0, che sono da considerarsi come omaggi alla saga di SW, alcuni piccoli richiami che sottolineano che il lavoro di George Lucas ha lasciato il segno in tutti noi.

zc: La frase di Star Wars che preferisci?
FR: Luke: “Non ci posso credere” Yoda: “È per questo che hai fallito”. E poi Praticamente tutto quello che dice Han Solo!

zc: Il rito del Distacco è qualcosa di molto suggestivo ma che non mi sarei mai aspettato. Se un Jedi ha imparato a controllare la Forza come si può privarlo di questa abilità? È una invenzione di Angelo Licata oppure è presente da qualche parte nell’Expanded Universe di Star Wars?
FR: Il distacco è un’idea di Angelo Licata, o almeno non ne conosciamo l’esistenza in altre opere. Il fatto è che la Forza ha un grande potere di comunicazione e viaggia su molti livelli. L’universo espanso di SW è talmente vasto che non ci stupiremmo di trovarlo realizzato in qualche video games o altro. Per rispondere all’aspetto “tecnico”, il distacco non è la privazione totale e definitiva dei poteri di un Jedi, ma solo un blocco temporaneo e reversibile che impedisce al Jedi stesso di percepire con chiareza la Forza, e quindi di utilizzarla a piacimento.

zc: I titoli di testa di Dark Resurrection mostrano una delle cose che un po’ tutti abbiamo sempre voluto vedere: come un padawan costruisce la propria spada laser. Grazie mille. Di recente Matt Gluesenkamp, ingegnere della GE Global Research ha obiettato che è una cosa impossibile da costruire per come viene descritta nell’universo di Star Wars, mentre Michio Kaku, un fisico, sostiene che sia realizzabile, ma non con il cristallo e via dicendo. Il fatto che qualcuno abbia pensato di dimostrare l’una o l’altra è la dimostrazione del fatto che Star Wars sia guadagnata qualche domanda sulle schedine di Trivial Pursuit sotto “conoscenza generale” (lo so, non esiste come categoria), non credi?
FR: Partendo dal concetto che noi scriviamo film e non siamo fisici, bisogna tener conto di due cose. “Spada laser” è una traduzione approssimativa: in realtà sarebbe più aderente “spada di luce”. E poi ricorda decisamente archetipi ben precedenti alla saga di SW: le spade di fuoco degli Arcangeli, o Excalibur. Probabilmente, infatti, un raggio laser non potrebbe essere racchiuso in un campo magnetico; non è detto però che per ottenere una “spada di luce” non si possa usare una qualche forma di energia che non conosciamo ancora, o che non padroneggiamo a quel livello (ad esempio l’energia al plasma). Sicuramente è stato geniale da parte di Lucas inserire le lightsaber nella saga di SW, e trovo come te affascinante che Licata ci “racconti” come costruirne una.

zc: Le location sono molto belle, le conoscevate già oppure le avete cercate apposta?
FR: La maggior parte delle scene sono girate in green-screen nella struttura di Maurizio Zuppa (Zui Mar Lee), la CWK di Sanremo. Alcuni esterni (ad es. Il Tempio di Eron) sono stati cercati appositamente. DR è completamente girato in Liguria, terra natìa del progetto, che fornisce location perfette, con i suoi paesaggi così suggestivi e spesso contrastanti.

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zc: Nell’universo Trek esiste Star Trek: Phase II che, non avendo scopo di lucro, ha ottenuto (grazie anche a Rod Roddenberry, il figlio del creatore di Star Trek) il nulla osta a usare nomi, loghi e via dicendo. Avete mai pensato di chiedere una cosa simile a zio George?
FR: È stato fatto e, come per tutto il resto, è successo “da solo”. Quando Steve Sansweet (direttore del management dei contenuti e delle relazioni con i fans alla Lucasfilm) ha visto il trailer del Vol. 1,  lo ha definito in una nota ufficiale “Truly amazing”. La Lucasfilm ci ha dato quindi il nulla osta a pubblicare il lavoro, e a distribuirlo in tutto il mondo. Non essendo un sequel di Star Wars, non vogliamo né abbiamo necessità di usare i nomi o il logo di Guerre Stellari, però siamo orgogliosi di aver stupito la Lucasfilm e di essere in qualche modo diventati ufficialmente il fan film italiano di Star Wars!

zc: Su ItaSA noi forniamo sottotitoli che aiutano gli utenti a fruire di contenuti in lingua originale, io oramai non posso fare senza.  Parlando con Matthew Wood, l’uomo dietro alle colonne sonore di ogni cosa legata a Star Wars abbiamo concordato che sono il modo migliore di godersi un prodotto così come è stato concepito. Tu sei d’accordo o preferisci il doppiaggio?
FR: Sono assolutamente d’accordo. I doppiatori italiani sono straordinari, ma un film – ove sia possibile – deve essere gustato nella sua interpretazione originale. È più una questione di interpretazione dell’attore che di bravura a doppiare: è ovvio che se doppio un attore devo re-interpretare, e il film è già diverso, a volte profondamente diverso. Non cambia solo nella traduzione, ma nel modo. Semmai dovrebbero far lavorare di più i nostri doppiatori in qualità di attori, se è per questo. Ed imparare tutti meglio l’inglese. In Italia facciamo abbastanza pena.

zc: Ok, sono di parte, ma poi io aggiungerei che i sottotitoli fatti dai fan di norma sono fatti meglio perché chi traduce conosce i personaggi, magari li segue da 6 stagioni e sa bene quali sono gli intercalari, i rapporti con gli altri protagonisti e via dicendo. Credo che questo non potrà mai essere superato da chi fa questo lavoro per mestiere, proprio perché è un lavoro e non una passione.
FR: Anche qui sono d’accordo, perché ci focalizziamo sul punto cruciale di cui parlavo, che è la fedeltà all’originale. Chi segue i progetti da anni dà sicuramente più garanzie, che sia fan o no. Il problema è che chi ci lavora dovrebbe essere un appassionato (la passione, appunto) anche se è un professionista. E, per esserlo, la macchina del cinema dovrebbe mettere tutti in condizioni ottimali, e magari smetterla di cercare di essere un’azienda solo interessata a produrre soldi.

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zc: Lo scorso venerdì è uscito l’episodio pilota di Pioneer One, la prima serie pensata per essere distribuita via torrent tramite il portale VODO. Io l’ho trovata una cosa piuttosto interessante.  Voi per il volume 1 avete puntato molto sullo streaming, pensate di pubblicare il volume 0 in questo modo?
FR: Assolutamente sì. DR è e resterà per tutti in streaming sul nostro sito, su torrent, sui peer-to-peer e in ogni modo disponibile gratuitamente in rete. Ho visto Pioneer One, e l’ho trovato un esperimento interessante e riuscito, anche se è molto difficile fare quel tipo di progetti senza denaro: bisogna che i produttori e i critici facciano lo sforzo di concentrarsi sulle qualità, e non sui difetti. Sono modi nuovi di farsi conoscere, è giusto così: “ti faccio vedere quello che so fare senza soldi, se pensi che io valga qualcosa finanziami, e ti faccio vedere quello che posso fare con i soldi!”

zc: Il pilot di Pioneer One è stato girato più o meno con la stessa somma di Dark Resurrection Vol. 1 (6000 dollari loro, 7000 euri voi). Gli altri episodi verranno girati se si raggiungerà la cifra necessaria. Voi di quanto avete bisogno?
FR: L’imponente post-produzione di DR2 e la complessità di alcune scene richiede notevoli mezzi, uomini e strutture, oltre ad un altissimo numero di ore di lavorazione. La stima è intorno ai 50.000 Euro.

zc: Avete girato il Volume 0 perché il 2 costava troppo e serviva catturare l’attenzione del pubblico con qualcosa di più economico per rilanciare il progetto?
FR: No, il Vol. 0 è già il Volume 2! Nella mente contorta di Angelo Licata questo è chiaro, ma è meglio spiegarlo più precisamente. Dark Resurrection si divide in Volume 1 (pubblicato nel 2007) e Vol. 2, che a sua volta si divide in Vol. 0 (in uscita nel 2010) e vero e proprio Vol. 2. In pratica il Volume 0 verrà poi incluso nel Volume 2. Si è deciso di fare uscire questa prima parte per rispondere alle grandi pressioni dei fan.

zc: A che punto siete con il Volume 2? Se uno volesse aiutarvi come può fare?
FR: Come si diceva, abbiamo praticamente ultimato di girare la prima parte del Vol. 2 (il cosiddetto “Prologo” o, appunto Vol. 0) di circa 25 minuti. Manca una parte di post-produzione, speriamo di essere pronti per settembre-ottobre: ci piacerebbe organizzare un grande evento. Per aiutarci invece basta andare sul sito www.darkresurrection.com. L’offerta è libera, e chi offrirà un contributo pari o superiore a 30 euro diventerà Produttore Associato di DR2 (apparirà quindi nei titoli di coda), membro dell’associazione Riviera Film, e riceverà come benvenuto una copia omaggio in DVD di Dark Resurrection Volume 1 contenente un’ora di extra e la tessera dell’Associazione.

zc: Ho letto di una presentazione ufficiale del Volume 0, ci racconti qualcosa?
FR: Il Vol. 0, prologo e prima parte del Vol. 2, racconta di come Lord Sorran è arrivato ad essere sottoposto al giudizio del Consiglio. Il Vol. 1, narrato dalla strepitosa voce di Claudio Sorrentino, cita: “Sorran ebbe una visione del futuro, si convinse di essere il predestinato, ed iniziò una ricerca di quel luogo mitico [il Tempio di Eron]. Durante queste esplorazioni ossessive molti apprendisti morirono per colpa sua”. Il Vol. 0 è appunto il racconto dell’ultimo atto di questa ricerca. Perché il Consiglio processa Lord Sorran e lo condanna al “Distacco”? Che cosa ha scoperto il Maestro a riguardo del Tempio di Eron? E come è arrivato a pensare di essere lui l’eletto? A presto le risposte. Intanto si può vedere il trailer sul sito di DR e su youtube, qui:

zc: Ma dicci la verità… “Episode IV: A New Hope”, noi pensavamo che la “nuova speranza” fosse Luke, ma non preferisci anche tu questa Hope?
FR: Mi piace molto il personaggio di Hope perché è straziato, intenso, molto vicino al cinema realista. La saga di DR usa personaggi forti, drammatici, per raccontare vicende di altri mondi. Ma appunto non trascura il lato umano, anzi lo sonda in profondità, e questo a mio parere rende anche più credibile l’universo che ruota attorno a loro. Luke era perfetto per l’epoca in cui è stato scritto, la nostra Hope è sicuramente molto attuale. Così come lo è la “nostra speranza”: entrare nel cuore delle persone e regalare loro una saga tutta italiana.

Bene, qui si chiude l’intervista, ma seguiremo ancora Dark Resurrection in futuro, statene certi.
Se volete partecipare anche voi alla realizzazione del volume 2 andate sul sito: stanno cercando volontari per una battaglia, rigorosamente in costume.

Un grazie a Fabrizio e un in bocca al lupo.

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Geek dal 1983, ha collaborato con Italiansubs dal 2007 al 2015. Ama fantascienza, fantasy e pirati. Fa sub senza sapere nuotare.

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