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Gli Aperitivi: Crisis in Six Scenes

Era tra i registi più attesi della nuova stagione televisiva e finalmente è arrivato: Woody Allen approda in TV e Italiansubs non poteva non sottotitolare la sua prima fatica televisiva, Crisis in Six Scenes.

crisis in Six Scenes

TRAMA E INFORMAZIONI

Nella stessa settimana in cui nelle sale cinematografiche italiane debutta il suo 47esimo film, Caffè Society, Woody Allen approda anche sul piccolo schermo con Crisis in Six Scenes, la serie TV scritta, diretta e interpretata dal cineasta newyorkese e distribuita dal servizio streaming di Amazon. L’intera prima stagione – composta da 6 episodi da mezz’ora ciascuno – è stata rilasciata lo scorso 30 settembre e, a detta dello stesso Allen in un’intervista rilasciata a The Hollywood Reporter, sarà anche l’ultima. Sarà, dunque, l’unica volta in cui potremo seguire le vicende di Sidney Muntzinger (Woody Allen), uno scrittore che, seppur riluttante, vuole scrivere qualcosa per la TV. Sidney è una persona abitudinaria che si crogiola nelle proprie nevrosi quotidiane nonostante sia sposato con Kay (Elaine May), una psichiatra che, tra una seduta e un’altra, porta vanti un book club di sole donne. Tuttavia, la vita dei coniugi Muntzinger sta però per essere sconvolta dall’arrivo di Lenny (Miley Cyrus), figlia di un’amica di Kay che porta avanti gli ideali che stanno fiorendo in quel periodo. Siamo infatti nel pieno degli anni ’60, con l’America in preda alle manifestazioni studentesche contro la guerra in Vietnam e pro diritti civili.

IMPRESSIONI SUL PILOT

Potrei dire che Crisis in Six Scenes è una serie di Woody Allen e chiudere qui la recensione. Perché dici Woody Allen e metti sul piatto tutto ciò che il regista americano porta con sé, critiche ewoody allen crisis consensi inclusi. Ma quest’opera non è un film bensì la sua prima serie TV, quindi vi tocca la recensione! Se ne è parlato tanto di questa serie, soprattutto in un periodo in cui i prodotti TV stanno raggiungendo la fattura delle pellicole cinematografiche e in un periodo in cui anche altri nomi illustri della regia sono stati sedotti dal fascino seriale del piccolo schermo. E la notizia che Woody Allen sarebbe approdato nel mondo della TV ha generato grande curiosità e grande entusiasmo. Peccato che lo stesso regista newyorkese, subito dopo aver firmato l’accordo con Amazon, s’era pentito di aver detto di sì al colosso streaming. Un pentimento che derivava principalmente dalla consapevolezza che scrivere per la TV non è come scrivere per il cinema e dalla paura di aver generato, ormai, così tante aspettative da deludere gli spettatori. Lo stesso Allen ha poi aggiunto di aver accettato di scrivere e dirigere questa serie TV solo per i soldi. E probabilmente non era una battuta dal momento che nei primissimi minuti dell’episodio pilota lo stesso personaggio di Sidney confessa al suo barbiere, in un siparietto con allusioni metanarrative, che creare una serie TV è certamente più redditizio che scrivere un libro. Certo, puoi anche essere Woody Allen ma se non hai dimestichezza con la scrittura televisiva non te la puoi cavare con poco. E non sorprende nemmeno che nella stessa intervista citata prima, il regista abbia espressamente detto di non essere incentivato a guardare pilastri della TV contemporanea come Mad Men o Breaking Bad perché troppo impegnato con la vita vera. Se non possiamo parlare di catastrofe, diciamo che l’esordio televisivo di Woody Allen non è il capolavoro che ci si aspettava. Io lo metto nella categoria “è intelligente ma non si impegna”. Innanzitutto per il modo in cui la serie è stata creata: un lungo film girato e poi tagliato e montato nei sei episodi che formano la serie. E sì che Amazon distribuisce i suoi prodotti in modo da permettere il binge-watching, ma se fai una semplice operazione di sezionamento a risentirne è certamente l’impianto seriale del prodotto. Soprattutto se scegli un minutaggio di 20 minuti a episodio! Vai comunque su Amazon e, volente o nolente, devi fare i conti quantomeno con prodotti TV sfornati dal tuo network e che godono di ottima scrittura: dall’ormai consolidato Transparent ai più recenti e ottimi Fleabag e One Mississippi. Dall’altro lato, è anche vero che Allen si è trovato tra le mani qualcosa di totalmente inedito e probabilmente la sicurezza di creare qualcosa di sensato e fare in modo che piaccia alla gente ha prevalso su una componente più rischiosa. Del resto, lo stesso Sidney della serie è un personaggio che nasconde la testa sotto la sabbia, che non partecipa alle manifestazioni che stanno spopolando in Americacrisis in six scenes perché allergico ai gas lacrimogeni. Sidney incarna la routine del minimo indispensabile, l’intellettuale borghese medio a cui piace dedicarsi anche alla scrittura post-modernista ma consapevole poi che quello è un mondo che non gli appartiene totalmente. È come non essere in grado di far funzionare il barbecue perché in fondo non ami mangiare le bistecche, per dirla con una battuta di Sidney Muntzinger. È per questo che in Crisis in Six Scenes ritroviamo l’Allen canonico, nulla di più nulla di meno. Da non intendere come una critica negativa, sia ben chiaro. Woody Allen ha questo marchio di fabbrica, come la sua regia e la sua fotografia, come i suoi riferimenti continui alla psicanalisi, alla nevrosi quotidiana e alle relazioni e per questo, sebbene molti film possano risultare uguali tra loro, lo ami o lo odi. Ma l’impressione è che, in questo caso, Allen non si sia fidato totalmente di sé stesso, che non abbia voluto andare oltre il compitino assegnatogli. In sintesi di aver avuto paura di fallire e quindi ha preferito fare il cerchiobottista, cercando di ingraziarsi pubblico e critica, con quest’ultima però non affatto benevola. Complice forse la produzione in contemporanea con Caffè Society, il cineasta di Io e Annie ha preferito attenersi ai suoi canoni standard, forse spaventandosi di poter essere associato a qualche caricatura televisiva allo stesso modo in cui Sidney Muntzinger viene associato, nel corso dell’episodio, ad attori semisconosciuti. E magari anche il titolo stesso della serie è sintomo di un momento di stallo creativo per il regista o forse ci sta trollando tutti, per usare un termine del gergo di internet. Queste sono speculazioni al limite delle classiche paranoie. Tuttavia, non mi sento di dire che Crisis in Six Scenes è un’occasione sprecata; bisogna peraltro capire quale sarà il contributo da attrice di Miley Cyrus che non appare nel pilota. Ma non mi sento nemmeno di parlare di completo disastro perché, come ho detto qualche riga più sopra, avere un giudizio unanime e uniforme su Woody Allen non è facile. Per questo avrei potuto dire semplicemente che è una serie TV di Woody Allen e chiudere la recensione.

IL TRAILER 

Il trailer sottotitolato lo trovate qui sotto mentre i sottotitoli del primo episodio della serie li potete scaricare cliccando su questo link. Buona visione!

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givaz

Sul blog di Italiansubs da Febbraio 2016, mentre le serie TV le guardo da molto più tempo. Agli episodi pilota do sempre una chance, soprattutto se di genere drammatico: Mad Men, Treme, Six Feet Under per dirne solo tre. Poche comedy tradizionali, molte più dramedy e black comedy.
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