Dopo 26 anni di attesa, l’opera che fece implodere il mondo della televisione negli anni ’90 è tornata con una nuova stagione: Twin Peaks è di nuovo in onda. Con delle simili premesse, ci aspetta un’altra pietra miliare o un flop di proporzioni bibliche?
It’s happening again
L’articolo tratterà unicamente la doppia season première (The Return: Part One e The Return: Part Two), NON ci saranno spoiler su tutti i restanti episodi.
Nuovo o vecchio Twin Peaks?
Quanto è cambiata cambiata la serie in questi 26 lunghissimi anni? È la domanda che tutti i fan si sono posti, e finalmente abbiamo una risposta… una risposta che ha già diviso il mondo intero, e che divide sempre di più man mano che la stagione prosegue: è cambiato tutto. Tutto. Il ragionamento che David Lynch e Mark Frost (il primo showrunner e regista di tutti gli episodi, il secondo “solo” co-showrunner) hanno applicato è molto semplice e può servire per comprendere ciò che stiamo vedendo.
Il Twin Peaks che tutti abbiamo amato era prevalentemente un teen drama giallo con venature di comedy, horror, thriller, romance, sci-fi e naturalmente surrealismo. Tutti questi aspetti secondari erano uniti da uno strato di soap-opera, a volte utilizzata in maniera parodistica e altre volte in maniera tristemente pedissequa; ciò funzionava perché rifletteva i personaggi e la televisione stessa del periodo, i generi di moda, gli stilemi più frequenti… Nel 2017 i personaggi sono invecchiati, e non di poco: la maggior parte del cast originale è pressoché ultra-sessantenne. La positività e la forza degli anni giovanili sono sparite, il male e la caducità hanno trionfato e, come se non bastasse, la televisione è mutata in maniera radicale; gli indomiti eroi protagonisti hanno lasciato il posto a spietati anti-eroi, i ritmi e le durate degli episodi si sono allungati esponenzialmente, e la ricerca di sperimentazioni sempre più controverse è all’ordine del giorno.
Da questo nuovo brodo primordiale risorge la fenice di Twin Peaks: un’entità oscura, lisergica, spietata, violenta, malvagia, dai ritmi dilatati fino all’impossibile e con un’ironia indecifrabile, pressoché un horror d’autore insomma. Dimenticatevi i flirt tra Donna (Lara Flynn Boyd) e James (James Marshall) sulle note di Rockin’ Back Inside My Heart: ciò che troverete sarà la battaglia dimensionale tra Dale Cooper e BOB (interpretati entrambi da Kyle MacLachlan) ai bordi dell’oblio eterno.
Grandi ritorni e nuove reclute
I primi due episodi hanno ben bilanciato l’entrata in scena di numerosi nuovi personaggi con la riproposizione di alcune vecchie glorie, anche se i cardini fondamentali riguardano finora l’Agente Cooper e la sua nemesi demoniaca BOB, come si era detto. A loro è riservata la maggior parte del minutaggio, ma non per questo non abbiamo avuto un assaggio delle storyline parallele.
Apprezzato il ritorno di (quasi) tutto lo squadrone di polizia di Twin Peaks. Abbiamo rivisto Hawk (Michael Horse) e l’indimenticata coppia formata da Andy Brennan (Harry Goaz) e Lucy Moran (Kimmy Robertson), che si trovano sulle tracce di un antico mistero che affonda le radici nella dinastia di Hawk e… nei coniglietti di cioccolato. Manca all’appello lo sceriffo Harry Truman, le cui redini di sceriffo sono state prese daRobert Forster che ne interpreta il fratello.
Per quanto riguarda gli abitanti qualsiasi della cittadina abbiamo avuto solo fugaci apparizioni: memorabili i ritorni di Benjamin e Jerry Horne (Richard Beymer e David Patrick Kelly, folli come all’epoca), stuzzicanti le comparse di Shelly Johnson (Madchen Amick), James Hurley e la Signora del Ceppo (Catherine E. Coulson), e già molto discusse le scene con il dottor Lawrence Jacoby (Russ Tamblyn). Nessuna traccia ancora di personaggi del calibro di Audrey Horne (Sherilynn Fenn), Bobby Briggs (Dana Ashbrook), Norma Jennings (Peggy Lipton) ed Ed Hurley (Everett McGill). Inutile dire che i ritorni più apprezzati siano gli spiriti della Loggia Nera, dal Gigante (Carel Struycken) a MIKE (Al Strobel), passando per Laura Palmer (Sheryl Lee) e Leland Palmer (Ray Wise).
Riguardo le new entry, da segnalare le interpretazioni di Matthew Lillard (mai così allucinato in tutta la sua carriera) nei panni dell’incarcerato William Hastings, e Benjamin Rosenfield in quelli del “guardiano” Sam Colby. Scotta ancora l’assenza cruciale di attori come Michael Anderson e Frank Silva (rispettivamente il Nano/Man from Another Place e la personificazione originale di BOB), ma Lynch ha fatto un lavoro egregio nell’arginare la ferita.
2017: Odissea verso Twin Peaks
Poste queste basi, qual è il fulcro effettivo della stagione? Come David Lynch stesso ha affermato, tutto ruota attorno all’odissea che Dale Cooper deve compiere per tornare a Twin Peaks. Da questo deriva una frattura enorme con il passato: le precedenti stagioni erano interamente ambientate nella surreale cittadina, nessun’altra località è mai stata mostrata. Viceversa la nuova serie è ambientata per la maggior parte del tempo in location inedite (si va da Las Vegas a Washington, da New York al South Dakota, senza contare tutte le tappe extradimensionali); tanto la serie era statica nelle annate passate, tanto è dinamica adesso.
Ciò ha permesso agli autori di avere una possibilità di sperimentazione sconfinata, avendo a disposizione tutti gli Stati Uniti per posizionare e collegare i loro amati personaggi dissociati dalla realtà. Una concentrazione così alta di surrealismo si è vista rare volte, anche nella stessa filmografia di David Lynch; per questo sarebbe più opportuno fare confronti e parallelismi tra la serie e opere del regista come Inland Empire (la messa in scena e la gestione dell’illuminazione sembrano essere tratte direttamente da questo film), Eraserhead, Strade perdute o Mulholland Drive, piuttosto che con lo stesso Twin Peaks degli anni ’90. Una simile svolta autoriale ha fatto colpo sui fan più intimi dell’autore, nelle cui fila io mi schiero apertamente, ma non si può dire lo stesso per coloro che stimavano soltanto il serial; una conoscenza più approfondita delle menti creatrici, in questo caso, è pressoché essenziale per apprezzare in pieno il prodotto. In caso contrario lo scarto di comprensione è molto alto, inutile girarci attorno.
Conclusioni
In soldoni, questo revival è un flop o si sta rivelando un altro capolavoro? Per quanto mi riguarda non ho il benché minimo dubbio nell’affermare la seconda possibilità, e risulta difficile non avere la sensazione di stare assistendo a un evento storico… Nel bene e nel male Lynch e Frost hanno sfruttato al massimo le loro capacità, non adagiandosi minimamente sull’effetto nostalgia (Prison Break, guarda e impara…) ma sfidando le convenzioni della narrazione televisiva, arrivando a piegare ancora una volta i generi cinematografici ai loro voleri. Non cercano di assecondare il pubblico, piuttosto vogliono sfidarlo come mai prima d’ora… e dopo 26 anni di attesa questo è esattamente ciò che speravo di trovare. Nonostante tutto, i primi episodi sono già tra i più controversi e al contempo acclamati degli ultimi anni: i cinque minuti di standing ovation ininterrotta al Festival del Cinema di Cannes la dicono lunga.
All’inizio della stagione MIKE pone più volte una domanda a Cooper: “Is It Future or Is It Past?” (“questo è il futuro o il passato?”), e come interrogativo direi che ben si adatta alla stagione; ciò che molti speravano di vedere era una versione moderna del Twin Peaks passato, Lynch e Frost invece hanno scelto il futuro. Con tutti i rischi e gli onori che questa scelta porta con sé, l’unica strada perseguibile da chi è un autentico artista.
Fateci sapere nei commenti i vostri pareri sulla serie, sulla svolta dark delle vicende e se vi piace lo stile di Lynch!
Alessandro
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