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La parola a Paul Haggis: il suo lavoro e Show me a Hero

Il Roma Fiction Fest 2015 si è ormai concluso, e tutti i premi sono stati consegnati. Uno di questi è stato l’Excellence Award al regista e sceneggiatore Premio Oscar Paul Haggis, durante la masterclass di sabato 14 novembre, che si è tenuta dopo la proiezione del primo episodio di Show me a Hero, miniserie HBO diretta proprio da Haggis.

ph4Non avevo ancora visto Show me a Hero, e devo dire che il primo episodio mi è piaciuto molto. Non ne parlerò qui, perché sul blog potete già trovare l’Aperitivo e un bellissimo articolo a riguardo. Ho potuto avvicinare Paul Haggis solo per pochi minuti al termine dell’incontro, quindi questa volta sono riuscita ad ottenere solo la dedica alla nostra community. Però a moderare la masterclass è stato Marco Spagnoli, davvero molto bravo, dunque qualcosa di interessante da riferirvi c’è. Non ci sono spoiler sulla serie, perché ci si è concentrati soprattutto sul lavoro di Haggis e non sulla trama.

Inizialmente lo sceneggiatore David Simon (The Wire) gli aveva proposto di dirigere soltanto il primo e l’ultimo episodio, ma è stato Paul Haggis stesso a volerli dirigere tutti. La miniserie si basa sulla storia scritta dalla giornalista Lisa Belkin, e la collaborazione con lei è stata fondamentale. Affronta un tema delicato e non molto comune, e il regista ritiene sia più difficile parlare di alcuni argomenti nei film indipendenti, mentre la TV, per fortuna, offre questa possibilità. Eppure solo HBO avrebbe potuto fare una cosa del genere, e gliene è grato.

Simon ha lasciato molte libertà ad Haggis. Poteva fare qualsiasi cosa, come improvvisare, sia con la telecamera che con gli attori. Anche un regista deve saper raccontare una storia, e per fortuna lui ha avuto un cast fantastico che lo ha aiutato nell’impresa. Per Haggis la TV è un media sulle emozioni, lo spettatore deve essere catturato dalla storia, ed è quello che ha tentato di fare; ha cercato di rendere reali i sentimenti e le emozioni, altrimenti sarebbe stato un documentario, e non era ciò che avevano in mente. Haggis ha affermato che si è trattato di un lavoro molto frenetico. Addirittura capitava di girare 10 pagine al giorno, tantissimo. Con tempi del genere era inevitabile che saltassero fuori problemi di qualsiasi tipo e il suo povero aiuto-regista aveva il compito di comunicarglieli, cosa non piacevole. Ma l’esperienza gli ha insegnato che i problemi possono anche portare a cambiamenti positivi e a miglioramenti. Vanno trasformati in produttività e bisogna affrontarli con l’atteggiamento giusto. Qui ha ribadito ancora una volta quanto sia stato fortunato a lavorare con un cast che non si tirava indietro di fronte a nessuna idea, per quanto folle potesse sembrare.

Una curiosità: in alcune scene si sentono degli squilli (del telefono, del cercapersone, etc), a volte anche fuori campo poiché appartengono alla scena successiva. Sono stati un’idea di David Simon, per dare l’impressione del destino incombente. La politica è tutto un gioco su paura e divisione, soprattutto in America, e lo sceneggiatore ha voluto rimarcarlo in questo modo. Per questa serie c’è stato tantissimo lavoro di ricerca, sia da parte di sceneggiatori e attori, sia da parte di costumisti e truccatori.

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Il discorso si è poi allontanato da Show me a hero e si è spostato sul suo lavoro, più in generale. Paul Haggis ha affermato di amare il fatto di essere uno sceneggiatore, anche se è un lavoro solitario, e si definisce per natura proprio un uomo solitario e introverso. Nonostante questo ama socializzare, o almeno ci prova, perché poi quando si trova in mezzo a tante persone si spaventa. Come quella volta che ha dato una festa a casa sua per festeggiare una nomination agli Oscar, ha fatto sentire tutti a proprio agio, ha versato da bere, ha presentato Steven Spielberg a un po’ di gente e poi è andato a chiudersi nella sua stanza a guardare la televisione nel bel mezzo del party. Anche sul set è circondato da persone, ma quei momenti li definisce puro divertimento. A volte è tremendo, quando tutti ti guardano e vogliono istruzioni da te, vogliono sapere cosa fare. C’è tanta pressione, ma gli piace.

Paul Haggis è anche il creatore del mondo del “nuovo Bond”, quello che inizia con Daniel Craig in Casino Royale. Ha affermato di essere stato molto geloso del proseguimento della serie senza di lui negli ultimi due film, e che quando rifiuta qualcosa alla fine se ne pente sempre; ma è fatto così, ama cambiare progetti, sperimentare e iniziare da capo. Quando era giovane amava molto il cinema, la TV, i fumetti, le storie; amava gli horror con Vincent Price e quelli di Alfred Hitchcock. Ha visto molti film francesi e italiani, ed è rimasto colpito dai lavori dei nostri artisti, come Antonioni e Fellini. Rimase strabiliato da questo mondo, era affascinato da ciò che era possibile creare, così decise di volerlo fare, di volere che il suo mestiere fosse quello di trovare e creare altri mondi più interessanti. Ha ammesso che forse è in grado di provare alcune cose soltanto attraverso i personaggi che scrive, e per certi versi è una cosa orribile. Ma ama troppo continuare ad esplorare gli esseri umani e la vita in questo modo.

Inizialmente, nessuno voleva i progetti di Crash e Million Dollar Baby. Servono passione e coraggio per parlare di questioni sociali e argomenti delicati, e non è stato facile per lui trovare qualcuno che credesse in quei progetti quanto lui, ma non si è arreso, perché non bisogna mai rassegnarsi, e alla fine la sua tenacia è stata premiata. Gli è stato poi chiesto di parlare del suo tipo di attore ideale, di quello che personalmente cerca durante un provino, e ha risposto che si tratta della stessa cosa che si cerca quando si è innamorati. Gli attori devono essere coraggiosi abbastanza da essere vulnerabili così da poter vedere la loro anima. Ha poi precisato che quando scrive, lo fa solo per il personaggio, pensa solo al personaggio, anche quando sa già da quale attore verrà interpretato. Ed è anche bello poter giocare con personaggi come James Bond, con tantissima storia alle spalle. Prima o poi vorrebbe anche fare un film sui supereroi, o sui fumetti in generale, e che gli piacerebbe fare qualcosa su Batman.

E questo è tutto! Se non avete ancora visto Show me a Hero, potete farlo con i nostri sottotitoli. Se invece lo conoscete già, fateci sapere il vostro parere su questa serie e sugli altri lavori di Paul Haggis che conoscete.

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GaiaLps

Book blogger per passione, la lettura condiziona tutta la sua vita, ma negli ultimi anni le serie tv si sono ritagliate un angolino non indifferente, anche grazie a (o per colpa di) Italiansubs. Ama Fantasy e Fantascienza in tutte le salse. Le piace ridere e dormire. Aspetta ancora la sua lettera per Hogwarts.

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