La rete di proprietà di Rupert Murdoch non è così cattiva come sembra. E offre grandi opportunità a giovani sceneggiatori appartenenti alle minoranze.
La divisione di Audience Strategy di Fox, impegnata nella diversificazione della gamma di “prodotti” dell’emittente, ha lanciato un nuovo programma diretto a sceneggiatori giovani o meno, con e senza esperienza, chiamato Fox Writer’s Intensive Program. L’idea è quella di formare e concedere un’opportunità ad autori e professionisti appartenenti a categorie svantaggiate, dai diversamente abili alle minoranze etniche fino a quelle religiose o sessuali; il concorso sarà aperto anche agli stranieri. Verrà organizzato in due fasi, una dedicata ai professionisti con maggior esperienza, ed un altro (a partire dall’autunno 2012) per esordienti o quasi.
Il corso sarà organizzato come un vero e proprio master intensivo per 10 persone, con contributi da tutto lo staff e i collaboratori di Fox: showrunner, sceneggiatori, manager, tecnici, attori, ecc… il focus sarà sulla capacità di creare contenuti innovativi e sul miglioramento delle proprie doti di scrittura, senza dimenticare tutti gli aspetti di “management” e di conoscenza del mercato dell’intrattenimento. Il programma partirà a febbraio e durerà 4 mesi; al termine sarà selezionato 1 autore il cui progetto sarà acquistato e sviluppato da Fox; ma anche gli altri 9 verranno probabilmente assunti o collocati nell’orbita dell’emittente, come indicato sul bando stesso.
Come detto, il primo “corso” è dedicato a professionisti e quindi non è possibile candidarsi, se non attraverso una delle associazioni partner di Fox o mediante un agente o rappresentante; inoltre è necessario aver “pubblicato” qualcosa. Tuttavia, il prossimo sarà per i novellini, e se volete tenervi aggiornati e magari sognare, eccovi un link: www.fox.com/audiencestrategy.
Che dire: con i costi (non solo diretti) esorbitanti di una tv finanziata pubblicamente, ci si aspetterebbe che anche in Italia esista qualcosa del genere. Invece iniziative di questo tipo o sono scarsamente pubblicizzate, oppure non esistono affatto. Dobbiamo stupirci? No: in fondo, gli immigrati sono un peso, gli omosessuali sono malati (cit.) e i disabili sono caselle da riempire nel numero minimo delle categorie protette. L’autoreferenzialità della nostra TV è anche questo.
SLM
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