Cinema

Smetto quando voglio – Meglio spacciatori che spacciati!

Locandina smetto quando voglioNelle sale dal 6 febbraio, Smetto quando voglio conquista tutti. Ecco la recensione. 

Un neurobiologo, due latinisti, un archeologo, un economista, un antropologo, un chimico: sette menti partorite dal sistema universitario italiano quasi per sbaglio e con in testa il sogno, ormai infranto, di fare ricerca. Anni di post laurea persi dietro all’inseguimento di dottorati e assegni di ricerca, a barcamenarsi al fianco di sedicenti “professoroni” che hanno fatto strada grazie alla politica universitaria e al voltagabbana eletto a filosofia di vita. Studi, mesi e anni persi dietro a frasi come “adesso vediamo… magari l’anno prossimo esce un bando… no, ma di sicuro tra sei mesi ti confermano… il prossimo sei tu… vedrai che riusciremo a stabilizzarti”, ecc… E un’unica conclusione finale: studiare fa male alla salute e al portafogli (almeno in Italia). E quindi? E quindi, meglio ricercati che ricercatori!… Il sistema mi rifiuta, non c’è posto né compenso per le mie qualità culturali, per la mia mente brillante? Mi metto a spacciare, ma a regola d’arte! Ma a questa conclusione ci arrivi sfiancato dalle risate, amare certo, e solleticato da un sarcasmo irresistibile quanto inconfutabile.

Smetto quando voglio è il primo lungometraggio scritto e diretto da Sydney Sibilia, un bravissimo regista salernitano che, insieme ad un cast impeccabile, disegna un ritratto schietto, sincero, puro e semplice dell’Italia e del peso che in essa hanno la cultura accademica e i lavori qualificati. Un paese dove se hai studiato, e per giunta hai perseverato puntando alla carriera accademica, agli occhi del mondo non hai maturato curriculum, “sai solo studiare”, non sei spendibile sul mercato. In sostanza, il percorso accademico ti brucia qualsiasi possibilità di introdurti in un mercato del lavoro, dove vogliono le cosiddette competenze pratiche, il pragmatismo, poche ciance e dritto al sodo, dove la parola “diatriba” può essere indice che hai studiato e che quindi “non ti sei fatto le ossa, non consoci la vita vera”. Il mercato del lavoro tende a preferire il diplomato che lavora da quando ha 18 anni, piuttosto che il laureato che arriva a 24 anni (bene che vada) sul mercato e si propone a un datore di lavoro con le sue mani da matita e le giacche di velluto sbiadite e sgualcite. E poi, dopo che c’hai la cultura, che te ne fai? La banda_Smetto quando voglioEcco perché i protagonisti di Smetto quando voglio sono quasi tutti finiti a lavorare in tutt’altri ambiti rispetto all’Università: Mattia e Giorgio (Valerio Aprea e Lorenzo Lavia), due latinisti di fama internazionale si sono rassegnati a lavorare, in nero e alle dipendenze di un cingalese despota, presso un benzinaio; Alberto (Stefano Fresi), un chimico geniale e dalla mente affinatissima, si è rifugiato nella cucina di un ristorante cinese dove aspira a fare sei mesi di gavetta per poter poi arrivare a fare il cameriere in sala e meritarsi addirittura un giorno libero a settimana e 700 euro mensili; Bartolomeo (Libero De Rienzo) è un abile economista genialoide approdato al gioco d’azzardo, che tira a campare tra scrocco e mal riuscite truffe; Arturo (Paolo Calabresi) è un archeologo precario che lavora per l’Università e che si ritrova a lavorare da incompreso a scavi cittadini di routine; Andrea (Pietro Sermonti), è un antropologo culturale che aspira a diventare aiuto carrozziere, vista la penuria di posizioni lavorative attinenti al suo ambito professionale; e Pietro (Edoardo Leo), neurobiologo, l’unico che ancora tenta strenuamente di ottenere un contratto all’Università per continuare a fare il ricercatore. Ma poi, dopo l’ultima porta sbattuta in faccia, quando si prospetta un altro anno senza contratto, Pietro, pressato pure dall’insoddisfazione della fidanzata con cui convive, si stanca e decide di mettere un punto alla ricerca universitaria. Cerca il modo di non fare la fine dei suoi colleghi e amici, finendo a lavorare a nero o sottopagato, ma al contempo di non finire disoccupato e in bancarotta. E così trova la sua soluzione: teorizza una molecola perfettamente legale che intende porre alla base di una potente sostanza psicotropa, una droga per intenderci, ma legale, almeno fino al nuovo aggiornamento dell’elenco delle sostanze illegali del Ministero della Salute. E per fare tutto questo ha bisogno di un team, o meglio una banda, per approntare in ogni dettaglio la produzione, la distribuzione e il piano finanziario a supporto della nuova droga. Ha bisogno dei suoi amici, che non troveranno abbastanza ragioni per dirgli di no, e anzi, in fin dei conti riusciranno finalmente a usare le loro abilità straordinarie fino a quel momento messe in panchina e bistrattate, e per giunta guadagnando (e manco poco!). smetto_quando_voglio_la scalata Il film prende spunto da diversi prodotti mediatici, da Ocean’s Eleven a, soprattutto, Breaking Bad, da cui attinge sia il concept fondante dello studioso/acculturato che si mette a produrre e spacciare droga, che la fotografia dai colori acidi e pungenti. Ma questo non deve far pensare a un prestito riadattato, assolutamente no. Smetto quando voglio è un ottimo film con piena autonomia, un’identità tutta sua e che non ha nulla da invidiare a nessun modello. Il segreto è stato rendere prettamente italiana (ma nel senso positivo) questa commedia dai risvolti tragicomici. I modelli sono certamente esteri, ma controbilanciati con uno sguardo rivolto alla migliore commedia all’italiana. E non c’è americanismo, ma anzi quello che traspare è il codice genetico dell’Italia di oggi, di sempre. Un’Italia dove il merito è ridotto a posizione subalterna, quasi in punizione, e dove soldi e potere circolano solo tra caste di pseudo professori e professionisti arrivisti, cerchie che si autoalimentano in un vortice di degenerazione e incompetenza. Meccanismo che si riproduce a oltranza, generando un sistema sempre più a forbice: cultura, merito e onestà da una parte, affarismo, intrallazzi e ignoranza dall’altra. Quindi, se è lì che vuoi arrivare, ad avere disponibilità economica, sicurezza, magari una lavastoviglie e qualche giacca in più, finisci col capire che devi iniziare a imboccare qualche compromesso, a derogare alla tua inappuntabile etica, al tuo idealismo infantile. Ma la strada da lì in poi è tutta in discesa, o meglio, è una rovinosa caduta che inizia nel più magnifico dei modi: soldi, feste, spasso, potere, autorità. Tutte cose che ti danno alla testa e che ti cambiano. E, come Walter White, inizi dicendo “Smetto quando voglio”, ma poi non smetti più, devi alzare il tiro, perché capisci che puoi avere sempre di più, che puoi stare sempre meglio… e allora perché smettere?! SMETTO-QUANDO-VOGLIOEcco che la banda dei sette ricercatori si ritrova al centro di una delle maggiori piazze di spaccio nazionale, Roma, dove i pischelli più insospettabili sono disposti a spendere 200 euro per una pasticca ben fatta e stare svegli tutta la notte. E sì, perché la pasticca non è come tutte le altre, è un prodotto di prima qualità, frutto dei migliori processi chimici, pura al 99%. Il passo è breve dalle discoteche ai giri d’alto bordo, e da lì allo scontro con il boss del ramo, Er Murena (Neri Marcorè). Altro ostacolo sottovalutato sarà rappresentato dalla fidanzata di Pietro, Giulia (Valeria Solarino) che, guarda tu le coincidenze della vita, lavora in una comunità di recupero per tossicodipendenti. Quegli stessi tossici che andranno in visibilio per il nuovo prodotto in circolo distribuito dalla “Banda”. Insomma, tra gli scorci di una Roma bella e lusinghiera, equivoci, sbandate, smarrimenti etici, imprevisti e pericoli vari, si dipana un intreccio narrativo di ottima qualità e dalle svolte geniali e ben studiate. Non mancheranno neanche le soluzioni strategiche in pieno stile Mr. White, che lasceranno fino alla fine lo spettatore sorpreso e affascinato. Cast e regista_smetto quando voglioCome in ogni commedia tragicomica, la tragedia prima o poi arriva… e senza svelare troppo del finale, c’è da dire che l’amarezza ancora una volta si posa sul destino a quanto pare ineludibile delle professioni culturali in Italia. Un destino che, dopotutto, ti porta necessariamente a sperare di essere in qualche modo “campato dallo Stato”. Sì, perché qui pare essere l’unica soluzione per ottenere quei diritti sociali ormai perduti, che una volta erano garanzie e oggi sono solo privilegi. Sidney Sibilia, Valerio Attanasio e Andrea Garello, meriterebbero una standing ovation per la scrittura di questa storia tanto sarcastica quanto reale. Edoardo Leo, Stefano Fresi, Lorenzo Lavia, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero De Rienzo e Pietro Sermonti meritano un encomio tutto speciale per essere riusciti a rendere con una risata il ritratto di una condizione generazionale più desolante che mai. Ecco a voi il trailer!

Valeria Susini

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Lola23

Lunatica, incasinata, perennemente indecisa, una ne faccio e mille ne penso. Quattro elementi chiave della mia vita: Famiglia, Mare, Etna, Scrittura. Le serie TV sono il Quinto Elemento, una vera e propria dipendenza, meglio farsene una ragione. Le mie preferite? Non chiedetemelo! Vabbè, ve ne dico 3: Six Feet Under, The Wire, Treme... Mad Men! Ah sono 4... Ve l'ho già detto che non so decidere?
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