Richard Kopley, rinomato professore specializzato nella letteratura di E. A. Poe, critica aspramente il nuovo promettente prodotto Fox. Qui di seguito la breve intervista e alcuni pareri su The Following. NON contiene spoiler!
The Following è un crime drama incentrato su un noto serial killer affascinato dalla figura di Edgar Allan Poe che, in nome dell’arte, uccide e cava gli occhi alle sue vittime. Se volete leggere la trama più nello specifico, vi rimando al nostro Aperitivo.
Il punto focale è quindi sì il serial killer, ma soprattutto la figura ispiratrice: ovvero lo stesso Poe che, attraverso le sue opere, rende omaggio all’arte, così come alla morte e alla bellezza… Se c’è chi già adora questa serie e non vede l’ora di sapere cosa accadrà ancora, c’è chi invece è profondamente deluso e amareggiato da come venga usato il nome di Poe e di come gli vengano attribuite idee e concetti che non sono mai stati propriamente suoi. Leggiamo insieme l’intervista al professor Kopley, esperto di letteratura e di Poe in particolare.
L’anno scorso c’è stato il film The Raven, nel quale l’autore inseguiva un serial killer e adesso la sua figura è di nuovo legata ad un serial killer. Come ha fatto Poe a diventare l’idolo degli assassini?
Abbiamo bisogno dell’uomo nero e, visto che i racconti e le poesie di Poe vengono associate con la morte e il grottesco e poichè visse una vita piuttosto miserabile e fuori controllo, è evidentemente il personaggio adatto ad esserlo. Una volta un ragazzino mi ha chiesto: “Quante persone ha ucciso davvero E. A. Poe?” È chiaro che è visto come un cattivo. L’ironia sta nel fatto che tutta la sua produzione è tutto tranne che fuori di testa: è complessa, pensata e meticolosa. Sì, era un alcolista e aveva i suoi brutti momenti ma quando scriveva era un grande artista. Non era pazzia, solo abilità e genio.
In un flashback del Dottor Carroll, egli giustifica l’omicidio affermando che “Poe crede nella pazzia dell’arte, qualcosa che si deve provare”. È un affermazione corretta?
No. Poe credeva che l’arte, quella vera, potesse elevare l’anima. In un saggio su “Il Corvo” egli scrisse che il grado più alto di contemplazione della bellezza era la tristezza, la malinconia… E cosa c’è di più triste e malinconico della morte di una bella ragazza? Lui offre una tematica che, nelle mani di un artista, può portare ad un esperienza sublime per il lettore. Poe è interessato a questo.
Poe ha scritto molto a proposito di ragazze morte, in poesie come “Annabelle Lee” e “Il Corvo”. In The Following questo tema è simbolo del desiderio di uccidere le donne.
Questa è una distorsione totale. Poe aveva due anni e dieci mesi quando morì sua madre, perse una persona a lui cara, l’amica della madre, quando ne aveva dodici e infine, nel 1842 morì la moglie Virginia. Ha dovuto sopportare la morte delle persone che più amava e questo è un fatto importante della sua vita.
Che mi dice di Kevin Bacon che urla: “Il Corvo! Poe simboleggia la finalità della morte!”
Poe ha scritto che “Il Corvo” è l’emblema del lutto e del ricordo eterno. Lui onora la perdita, il dolore per essa con cui, in un modo o nell’altro, si può venire a contatto. Questo scrittore, Kevin Williamson, prende il concetto di Poe e lo trasforma in depravazione e violenza gratuita.
E’ quindi giusto affermare che The Following sbaglia su Poe? C’è mai stato un film o una serie Tv che abbia invece fatto bene?
Credo che nella cultura popolare, riguardante Poe, sia la comicità la migliore. Avete mai visto l’episodio dei Simpsons de “Il Corvo”? I miei studenti mi chiedono spesso se l’ho visto. “Questo è Poe. Non è fantastico?” mi dicono. E lo è. È esilarante e penso che Matt Groening abbia una vera passione per Poe. Per quanto riguarda il dramma, non credo di aver mai visto un film su Poe o sulle sue opere che sia all’altezza sia della sua vita sia della sua produzione artistica. Non so perché, ma suppongo sia dovuto al fatto che è molto più semplice giocare con le superficialità dei suoi lavori piuttosto che scavare più a fondo e fargli giustizia.
Seppur istruttiva, quest’intervista è un po’ troppo “bacchettona”. Dare a Poe quel che è di Poe è giusto, e grazie al cielo che ci sono persone come Kopley che amano la letteratura e fanno di tutto per mantenerla integra il più possibile, ma spostiamoci per un secondo dal punto focale dell’intevista all’oggetto della critica: The Following è senza dubbio un buon prodotto (e gli ascolti lo confermano) ma credo sia ben lontano dall’elogiare Poe come depravato o come ispiratore di violenza gratuita. Piuttosto credo che Kevin Williamson abbia voluto incentrare la storia su un professore troppo zelante il quale cambia la finalità delle opere di Poe e le rende “sue” attribuendone un significato personale e giustificando così le proprie azioni.
Sicuramente sarà capitato a qualcuno di leggere un verso di una poesia e farlo proprio, cambiarne il significato in base alle proprie esperienze di vita, al proprio vissuto, tralasciando per un secondo il significato reale. Forse è secondo questo pensiero che nasce The Following: la distorsione dell’arte da parte di un soggetto decisamente instabile che non distingue la realtà dalla finzione.
Forse non è letteralmente corretto, forse gli autori hanno voluto stupire lo spettatore osando su tematiche che attraggono audience ma forse è solo un modo per ricordare, in chiave moderna e non classica, il più grande esponente della letteratura gotica dell’Ottocento?
E voi cosa ne pensate? The Following è già tra le vostre serie preferite? A voi la parola!
Se siete scettici, il consiglio è di dare una chance al pilot e rimanere piacevolmente stupiti! Non ve ne pentirete.
Fonte: Vulture.com cliccate qui se volete leggere l’intervista integrale in inglese.
Edel Jungfrau
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