La recensione della prima stagione della serie TV diretta, montata e fotografata da Steven Soderbergh con protagonista Clive Owen.
New York, 1900. In seguito alla morte di J. M. Christiansen, suicidatosi dopo un intervento fallito, il chirurgo John Thackery diventa il capo del reparto di chirurgia del Knickerbocker Hospital. Il resto della stagione si sviluppa intorno alla sua figura, ma anche a numerosi personaggi secondari che lavorano per il Knickerbocker, tra scoperte innovative per la medicina, problemi amorosi e tumulti sociali. Gli sceneggiatori Jack Amiel, Michael Begler e Steven Katz sono riusciti a creare un affresco di personaggi affascinanti, credibili e ben caratterizzati. La trama viene poi sviluppata, dalla prima all’ultima puntata, senza sbavature né intoppi e, grazie a uno studio accurato dell’epoca storica e dei metodi usati dalla medicina di allora, gli autori riescono a calare perfettamente lo spettatore nelle atmosfere di inizio 900 con l’aiuto di una scenografia e di costumi di altissimo livello. Il risultato è una prima stagione avvincente e ben architettata, che mischia la storia personale dei protagonisti con la Storia vera e propria di quel tempo, fatta di razzismo, povertà e innovazioni mediche e tecnologiche.
Accanto alla superba sceneggiatura, si accompagna il magistrale lavoro svolto da Steven Soderbergh, regista, direttore della fotografia e montatore di The Knick. Da regista, usando una telecamera digitale RED montata quasi sempre su una steadycam, Soderbergh si muove con precisione chirurgica nello spazio, con movimenti di macchina accorti e precisi, focalizzandosi sui dettagli delle espressioni, dei gesti, catturando perfettamente la realtà e l’emotività di quel periodo. Come direttore della fotografia gioca sui contrasti tra luci e ombre, alternando splendide scene in penombra girate con luce naturale a scene con luce artificiale che delicatamente invadono lo spazio. Infine da montatore, Soderbergh segue l’emotività dei personaggi, alternando un montaggio più veloce e frammentato quando lo stress è maggiore a uno più pacato, quasi nascosto, quando tutto è più calmo. Il regista premio Oscar per Traffic aveva annunciato il suo ritiro dal mondo del cinema dopo il film Dietro i Candelabri eppure, dopo aver letto la sceneggiatura di The Knick, ha deciso di dedicarsi a questo ambizioso progetto. Il perché, come dichiarato da lui al San Francisco International Film Festival, è da ritrovarsi in quel Collasso Narrativo di cui parla Douglas Rushkoff nel suo libro Presente Continuo (leggetelo), edito da Codice Edizioni. “Com’è possibile raccontare storie e trasmettere valori quando siamo privati del tempo per descrivere un percorso lineare?” si chiede l’autore nelle prime pagine del libro. La risposta di Soderbergh è probabilmente il focalizzarsi sulla narrazione seriale, sulle serie TV. Ci riappropriamo del tempo per descrivere un percorso lineare proprio grazie al fatto di avere a disposizione più episodi per sviluppare e raccontare una storia. In una società che vive soltanto nell’immediato e ha difficoltà a darsi obiettivi e a fare un progetto nel tempo, le serie TV sono un ancora di salvezza: sono quella progettualità, quello sviluppo nel tempo che noi non riusciamo a concedere a noi stessi.
Un plauso particolare alla splendida colonna sonora di Cliff Martinez, che grazie a sonorità elettroniche che richiamano alla fantascienza anni 80, crea un efficace contrasto con le atmosfere di inizio 900, catturando perfettamente l’ambiguità di un periodo storico al confine tra innovazione e tradizione. Infine non si può non parlare dell’ottimo cast, tra cui spicca Clive Owen. Nel ruolo di John Thackery l’attore ci regala una performance veramente memorabile, che mette in luce perfettamente l’ambivalenza di un personaggio così in bilico tra follia e genio, tra bontà e crudeltà. The Knick, come ricordato dal collega blogger Luigi Dalena nel suo Aperitivo, è una serie al confine tra reale e irreale, tra passato e futuro. Il tema principale della serie sembra essere l’ambiguità dell’epoca storica, dei personaggi e anche dei mezzi estetici usati da Steven Soderbergh. The Knick, con l’impeccabile e personale estetica di un autore come Soderbergh, ci dimostra che il futuro del cinema non può essere altro che la narrazione seriale. Sembra che ad Hollwyood se ne siano già accorti, in quanto sia la DC sia la Marvel stanno realizzando più film tra di loro collegati (qui e qui maggiori informazioni). The Knick arriverà doppiata in Italia l’11 Novembre, ma nel frattempo potreste sempre recuperarla in originale con i sottotitoli di ItaSA.
Jacopo Mascolini
Jacopo Msn
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