Il Giovane Favoloso di Mario Martone incanta Venezia in questa settima, plumbea giornata della Mostra del Cinema di Venezia.
Una giornata piovosa apre l’ultima settimana del Festival di Venezia. Io mi sveglio tardi, ma fortunatamente posso recuperare alle undici il film in concorso delle nove che ho perso. Oggi si appresta ad essere una giornata meno impegnativa e finalmente stasera potrò concedermi un piatto di pasta calda.
Ultimo film italiano in concorso presentato qui a Venezia, Il giovane Favoloso è la storia del poeta e filosofo Giacomo Leopardi. Una storia che tutti abbiamo studiato a scuola e che conosciamo. Mario Martone, che ha portato a teatro le Operette Morali del poeta di Recanati, è consapevole della notorietà di cui gode questo personaggio e la sua storia. Il regista ha studiato a fondo la vita di Leopardi e decide di astenersi da moralismi o considerazioni sulla sua vita. Il Giovane Favoloso, infatti, punta a mostrarci piuttosto che a raccontarci la storia del silenzioso ribelle intellettuale di Recanati. Sono le sue opere, citate fedelmente dalla sceneggiatura, a parlare, a raccontare e a commuovere. Il Giacomo protagonista del film non è il pessimista poeta che tutti conoscono, è un uomo sofferente ma terribilmente intelligente. Un uomo che si trova costretto in un’epoca che non gli appartiene, con un padre che ne è l’emblema. Similmente ad Amadeus di Milos Forman, il film esplora anche questo rapporto padre-figlio, mostrando i pregi di un’educazione sì forzata, ma che altrimenti non avrebbe permesso al giovane di diventare il famoso poeta che tutti conosciamo. Una regia fortemente pittorica e teatrale quella di Martone, con pochissimi e accorti movimenti di macchina, che rimanda al Luchino Visconti de Il Gattopardo e a Stanley Kubrick in Barry Lindon. Di quest’ultimo, il film riprende anche una splendida fotografia, usando principalmente luci naturali. Elio Germano interpreta magistralmente il ruolo di Giacomo con la sua perfomance, confermandosi come uno dei più grandi attori della nostra generazione. Un film più visivo che narrativo, con una sceneggiatura forse troppo lenta, ma nel complesso poetica e emozionante. Il Giovane Favoloso è il film più d’autore tra gli italiani in concorso, anche se non penso potrà vincere il Leone D’Oro. Il più impegnato di Anime Nere rimane il favorito.
Non mi va per niente di scrivere, dopo una settimana di recensioni scritte di corsa ho bisogno di staccare un attimo. Mi dirigo verso la laguna e mi siedo su un costone di pietra a picco sul mare. Pranzo con i pochi panini che mi sono portato e mi rilasso per un paio d’ore. Mi dirigo poi al Palabiennale per vedere Belluscone, presentato nella sezione Orizzonti.
Mockumentary d’autore, il film segue le vicende di Tatti Sanguineti che cerca di scoprire perché il suo amico Franco Maresco non sia riuscito a finire il film al quale stava lavorando. Belluscone ci porta, con una pungente satira, all’interno di un mondo talmente assurdo da risultare comico: quello del quartiere palermitano Brancaccio e dei neo-melodici, talmente assurdo e irreale da sembrare un circo felliniano. Ma i protagonisti del film sono tutt’altro che inventati e il film è un inquietante ritratto di un’Italia fortemente legata al mondo mafioso, visto da quelle persone come vero e proprio sostituto dello Stato. Il film cerca anche di fare inchiesta, mostrandoci come la Mafia fosse in forte contatto con Berlusconi. Belluscone ha però toni più da commedia che da inchiesta sociale, finendo per divertire senza sensibilizzare su una politica dell’oblio inquietante. Per la denuncia sociale vera e propria, dovremo aspettare La Trattativa di Sabina Guzzanti, che si appresta a far discutere moltissimo qui a Venezia 71 con la sua inchiesta sulla trattativa Stato-Mafia.
Scendo in Sala Perla a guardare Nobi (Fires On The Plane) di Shinya Tsukamoto. La sala è strapiena e fa un caldo improponibile.
Tratto dall’omonimo romanzo di Ōoka Shōhei, il film, ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, ci narra le vicende di un soldato che cerca di fuggire dalla giungla Filippina per raggiungere la sicura capitale. La regia movimentata ma sapientemente gestita dal regista, ci cala nel pieno dell’azione. Numerose scene violente e trucide scorrono sullo schermo, lasciando lo spettatore scioccato come il povero protagonista. Una scelta consapevole questa, che serve a mostrarci e denunciare una guerra così cruda e spietata.
Sono curioso di sapere se il poveraccio riuscirà a sopravvivere, ma una coppia accanto a me si alza e decido di andarmene anche io. Sullo schermo un soldato perde la faccia a causa di una granata, e il regista ci mostra sadicamente la sua pelle penzolare sanguinolenta. Unito al caldo eccessivo e a una fame non indifferente, è veramente troppo.
Il vaporetto è già arrivato e io, facendo una corsa, riesco a salire.
Si conclude così la prima settimana di una Biennale del Cinema decisamente interessante che si divide equamente tra produzioni belle e brutte. Peccato per il cinema francese che in concorso ha film non proprio belli. Il cinema italiano si difende invece abbastanza bene, con due buoni film e uno riuscito poco o niente.
Oggi mi aspettano I Nostri Ragazzi, A Pigeon Sat on a Branch Reflecting Existence e Sivas, di cui troverete le recensioni nella giornata di domani.
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Jacopo Mascolini
Jacopo Msn
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