Eccoci ad un nuovo appuntamento con la nostra rubrica Back to the Past, la rubrica perfetta per quei nostalgici sempre alla ricerca di una scusa per un rewatch selvaggio.
In principio c’era Malcolm. Prima di diventare “il pericolo” e di divenire “colui che bussa”, Bryan Cranston era Hal, uno dei protagonisti della sitcom Malcolm in the Middle, creata da Linwood Boomer e andata in onda su FOX per sette stagioni e 151 episodi, dal 2000 al 2006.
TRAMA
La serie segue le vicende di una famiglia al limite tra la condizione di white trash che Greg Garcia avrebbe in seguito portato all’apoteosi con My name is Earl e Raising Hope, e di piccola borghesia urbana in un indefinito sobborgo di una tipica cittadina americana. Il protagonista e voce dello show è il Malcolm in the Middle del titolo, il figlio di mezzo di una delle prime famiglie veramente disfunzionali della storia della televisione americana e che ripercorre la sua vita dall’inizio della scuola media alla fine delle superiori. In mezzo, sette stagioni di follia, distruzione, punizioni, gambe amputate e indimenticabili lezioni di ballo sui rollerblade.
CAST E PERSONAGGI
Malcolm è interpretato dall’allora giovane stella Frankie Muniz, che dopo questa serie, un film con Hilary Duff e uno con Amanda Bynes, è più che altro noto per essere tifoso dei Clippers da prima che diventasse di moda e aver mollato la recitazione per diventare un pilota di auto da corsa. Malcolm è la voce narrante della serie, ha un’intelligenza straordinaria e la sua vita cambia quando viene trasferito in una classe speciale, la Krelboyne, composta da altri ragazzi intellettualmente superdotati e socialmente inetti come e peggio di lui, fatto che costituisce la principale premessa dello show. I due fratelli maggiori di Malcolm sono: Francis, interpretato da Christopher Masterson, costretto dalla famiglia ad andare all’Accademia Militare, e Reese, interpretato da Justin Berfield (che oggi ha smesso di recitare ed è finito ad occupare un posto dirigenziale per la Virgin Records di Richard Branson) di un anno più grande di Malcolm ed è dotato di una stupidità senza confini, pari solamente all’abnegazione con cui si diletta a tormentare i due fratelli minori. Dewey, interpretato da Eric Per Sullivan, è invece il fratello più piccolo, sempre in bilico tra genio e idiozia ed è tra i primi personaggi della storia della serialità ad essere sospettato di soffrire della sindrome di Asperger. Hal, l’eccentrico, immaturo e debole capofamiglia è interpretato da Bryan Cranston che sono certo alcuni di voi abbiano già sentito nominare, mentre Lois, l’ingombrante presenza materna, combattuta fra l’amore per i figli e un sadismo da tenere sotto controllo, è interpretata da Jane Kaczmarek. A completare l’idilliaco quadretto familiare c’è Nonna Ida, madre di Lois, decisamente più legata alle radici polacche della famiglia di Lois e portatrice sana di terrore, interpretata da Cloris Leachman (famosa per i suoi lavori con Mel Brooks e di recente per aver partecipato a Raising Hope nella parte di Maw Maw). L’universo di Malcolm in the Middle viene completato da un nutrito gruppo di personaggi secondari tra cui spiccano Stevie (Craig Lamar Taylor), il migliore amico di Malcolm, asmatico e costretto su una sedia a rotelle, e Craig Feldspar (David Anthony Higgins), collega di lavoro di Lois, preda di un amore matto e disperatissimo per lei. Non poche le guest star e le facce conosciute passate nel corso delle sette stagioni dello show, da Hayden Panettiere (la celebre cheerleader di Heroes e oggi in attesa di un “piccolo” Klitschko) a Heidi Klum (modella di Victoria’s Secret, o almeno così mi hanno detto perché non ho mai visto i suoi servizi fotografici), passando addirittura per Susan Sarandon, Betty White, Emma Stone e George Takei (Sulu in Star Trek).
IL SUCCESSO, LO STILE E LA COMICITA’
La serie chiuse i battenti dopo aver portato a casa sette Emmy Awards su 26 nomination totali, tra cui spiccano le due vittorie per Cloris Leachman come miglior guest star in una serie comedy e le sette nomination come migliore attrice protagonista in una serie comedy per Jane Kaczmarek; sette nomination ai Golden Globes e addirittura un Grammy per Boss of me dei They Might Be Giants, la canzone della sigla. Nonostante i continui spostamenti di slot effettuati dalla FOX per far spazio a nuovi show, la serie ha mantenuto un solido nucleo di fan che le ha permesso di raggiungere il traguardo della settima stagione. Apprezzata dalla critica a livello mondiale, Malcolm in the Middle ha ormai raggiunto lo status di serie TV di culto anche in Italia, grazie alle numerose repliche trasmesse da Italia Uno nel corso degli anni. A questo proposito lanciamo un piccolo messaggio ai dirigenti del Biscione, perché non diamo un turno di riposo a Futurama e Dragonball?
La serie è una delle prime a rompere la cosiddetta “quarta parete”, permettendo a Malcolm di interagire direttamente con il pubblico, lastricando il sentiero al fortunato genere del mockumentary e a Frank Underwood. La serie ha anche il pregio di dare una scossa a uno dei pilastri del genere della sitcom: la famiglia. Oggi siamo abituati a nuclei familiari profondamente disfunzionali, come quello dei Gallagher di Shameless, e non ci scandalizziamo più così facilmente. Dopo un decennio popolato dalle bizzarre ma simpatiche famiglie di serie come Willy il Principe di Bel Air, Otto sotto un tetto e Quell’uragano di papà, l’arrivo di una famiglia come quella protagonista di Malcolm in the Middle era capace di scombinare l’ordine naturale delle cose all’interno del genere della sitcom. Pur non essendo una serie che tratta argomenti particolarmente scabrosi è stata capace di spingere le relazioni familiari oltre limiti che fino ad allora non venivano superati di frequente. Difficilmente la signora Winslow di Otto sotto un tetto avrebbe aperto la porta ad una sconosciuta in topless o dimenticato il proprio figlio in punizione in un angolo per tutta la notte. La serie naviga tra la miseria e le piccole crudeltà quotidiane dei membri di questa famiglia, allo stesso tempo regalando momenti passati alla storia della comicità seriale, spesso con protagonisti Hal e Lois, vere locomotive della serie, solo nominalmente incentrata sulle vicende di Malcolm, che essendo il personaggio più razionale e intelligente, risulta certamente il meno interessante. I personaggi interagiscono tra loro in un piccolo universo reso ancora più vivido da un gruppo di personaggi secondari capaci talvolta di oscurare i personaggi principali (vedere per credere: Craig Feldspar e la scimmietta). Tutto questo, insieme ad un discreto utilizzo della continuity e alla presenza di diversi inside jokes e gag ricorrenti, permette ai personaggi di trasmettere l’impressione di vivere in ambiente concreto, abitato da persone reali.
CONSIDERAZIONI SPARSE
– Provate a guardare la sigla e a non canticchiare ogni singola volta che la sentite
– La serie utilizza il sistema del cold open completamente slegato dagli avvenimenti dell’episodio
– Dopo che avrete visto questa serie capirete quanto possa essere stato strano vedere i primi episodi di Breaking Bad, senza pensare a Bryan in questa scena:
– Pur essendo un nerd, a differenza di Urkel, Malcolm nell’arco della serie ha un discreto successo col gentil sesso. Il primo nerd di nuova generazione. I vari Seth Cohen e Leonard Hofstadter ringraziano sentitamente.
– Non sforzatevi di ricordare. Il cognome di Malcolm non viene mai menzionato nell’arco della serie. Dovete essere bravi ad individuarlo in una delle sequenze della serie, oppure ancora più bravi e cercarlo su Google.
– E se ancora non vi siete convinti a iniziarla, guardate Dewey che cerca di conquistare una giovane babysitter con le sue abilità di ballerino
Non importa se siete alla semplice ricerca di una comedy brillante per riempire i vostri pomeriggi di fine estate o se siete preda di quella nostalgia di inizio secolo di cui sembra che siamo tutti vittime, fateci sapere che ne pensate nella sezione commenti!
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