C’è chi l’ha apprezzata e chi ne è rimasto deluso, ma di certo nessuno potrà dire che la quinta stagione di Game Of Thrones non farà parlare di sé per molto tempo.
Si tratta infatti di una stagione di cui si è parecchio discusso e che si è persino “temuta” da prima ancora del suo inizio, quando siamo venuti a sapere che da qui in poi le differenze tra serie TV e saga di libri sarebbero state più consistenti che mai, con alcune storie addirittura mai viste nella controparte letteraria che, quindi, ne avrebbero anticipato i possibili sviluppi.
Siete pertanto avvisati che questo articolo conterrà spoiler della quinta stagione oltre che potenziali spoiler dei libri.
PREVIOUSLY ON GAME OF THRONES…
Uno degli eventi che più ha fatto discutere e che sicuramente lascerà il segno su tutta la serie in generale è l‘incontro tra Daenerys Targaryen e Tyrion Lannister.
Un incontro tra due personaggi di tale spessore si attendeva sin dall’inizio della serie. Si potrebbe tuttavia dire che, a conti fatti, il risultato sia stato un po’ deludente, con un confronto non all’altezza della situazione e un’alleanza neanche poi tanto articolata o ben esposta, soprattutto per quanto concerne Daenerys. Mentre Varys è scomparso quasi subito, Jorah Mormont ha svolto il ruolo di traghettatore tra questi due personaggi, rimediando però il Morbo Grigio lungo il suo cammino, una questione per ora non sviluppata e rimasta taciuta.
Arya Stark ha iniziato il suo addestramento per diventare un assassino senza volto, ma il suo arco narrativo è stato per lo più stantio e senza particolari guizzi di interesse. La sorella Sansa, invece, sembra essere tornata al punto di partenza: infatti, dopo aver stretto un’alleanza con Petyr Baelish nella scorsa stagione e aver mostrato di essere decisamente maturata da quando l’abbiamo vista per la prima volta, è tornata a Grande Inverno per passare dalle mani di un Joffrey a quelle di un altrettanto crudele Ramsey Bolton. Non esattamente un grande miglioramento, con l’unica variante di un Reek/Theon, però, ancora decisamente scosso dalle torture, psicologiche e non, subite per mano del suo “lord”. Associato alla situazione di Sansa è l’esiguo arco narrativo dedicato a Brienne e Podrick, rimasti praticamente con le mani in mano e in costante attesa per tutta la stagione. A dir poco inutili. Ad attendere di poter attaccare e conquistare Grande Inverno, invece, abbiamo trovato Stannis Baratheon e il suo esercito. Non sono mancate, come sempre, divergenze di opinioni tra Davos e Lady Melisandre, mentre è stata approfondita la figura della figlia di Stannis, Shireen, andata poi incontro a una terribile fine proprio a causa della “sacerdotessa Rossa”, sotto forma di tributo al Dio della Luce.
Uno degli archi narrativi meno stimolanti e peggio gestiti della stagione è sicuramente quello riconducibile a Dorne e alla spedizione di Jaime e Bronn per recuperare Myrcella. Una storyline gestita in modo pessimo e priva di qualunque attrattiva, un vero e proprio spreco per gli ottimi personaggi coinvolti. Per quanto riguarda Approdo del Re, invece, abbiamo avuto una Cersei determinata a bloccare il rapporto che, tramite i suoi mille mezzi, Margaery stava costruendo con suo figlio Tommen, e lo ha fatto servendosi dei Passeri, parte di un movimento religioso al quale lei stessa ha conferito potere, finendo però col danneggiarsi da sola dato che i suoi noti crimini la rendono una “nemica” di quel credo.
Per finire, sul fronte della Barriera, i Guardiani della Notte e i Bruti hanno avuto un mezzo episodio, Hardhome, totalmente dedicato alla loro storia, con una battaglia contro gli Estranei che per certi versi ha ricordato l’epico scontro di The Watchers on the Wall, in cui proprio Guardiani e Bruti erano stati protagonisti nella scorsa stagione. In entrambi i casi si è trattato di una battaglia di grandi proporzioni che ha portato a ingenti perdite per entrambe le fazioni, con la differenza che stavolta gli avversari erano quei “White Walkers” che non solo non si sono visti intaccare le loro forze militari, ma anzi hanno potuto amplificarle “reclutando” i nemici caduti. Forse nei Sette Regni dovrebbero smettere di occuparsi delle loro guerre interne e concentrarsi di più su questo problema. Si può parlare, comunque, di un’altra battaglia decisamente riuscita, che suggella probabilmente il miglior episodio della stagione.
MOTHER’S MERCY
Nell’ultima puntata della stagione, Mother’s Mercy, abbiamo assistito a un vero e proprio sovrapponimento delle varie storie in corso. Se nelle stagioni passate l’episodio finale era servito per lo più a presentarci le conseguenze del quasi sempre sconcertante nono episodio, in questo caso buona parte degli eventi più importanti sono stati tenuti in serbo proprio per il decimo.
Stannis Baratheon ha dovuto affrontare le conseguenze del suo gesto, con svariati risvolti negativi che lo hanno colpito uno dopo l’altro: mezzo esercito che lo abbandona, la moglie che si suicida, Melisandre che, resasi conto della fine che li attende, lo lascia al suo destino. È in questo scenario desolante che Stannis decide di porre fine a tutto e attaccare Grande Inverno, ben consapevole della sua sorte. A finirlo non sono, però, i soldati dei Bolton, ma Brienne che riesce finalmente a tenere fede alla promessa fatta in seguito alla morte di Renly Baratheon. Da segnalare, tuttavia, come non si siano sforzati molto per fornire uno scenario credibile a questa situazione, dato che in mezzo alla devastazione della battaglia, guarda caso, Stannis rimane uno dei pochissimi sopravvissuti e Brienne riesce tranquillamente ad accedere al campo di battaglia e a ottenere la sua tanto agognata vendetta. Va bene la “sospensione dell’incredulità“, ma qui è troppo; non bisogna insultare l’intelligenza dei propri spettatori. Lo stesso si potrebbe dire della scena seguente, nella quale Sansa e Theon/Reek, dopo aver ucciso Myranda, fuggono senza problemi buttandosi da una torre decisamente alta, con una caduta attutita dal ghiaccio. Non proprio il massimo della credibilità.
Anche Arya Stark, che a questo punto dovrebbe essersi spogliata della sua vita precedente, evidentemente senza successo, va incontro a un forte sviluppo della sua storia con l’uccisione di quel Meryn Trant che era da sempre stato uno dei primissimi nomi della sua famosa lista, colpevole di aver ucciso Syrio Forel, almeno per quanto ne sappiamo noi. Un’uccisione decisamente efferata alla quale segue una scena criptica, nella quale Arya viene privata della sua vista. Il grande evento dell’arco narrativo di Daenerys di quest’anno si è invece svolto nel precedente episodio, con l’intervento di Drogon. In questo caso sono state quindi rispettate le “tradizioni”, e nel finale abbiamo trovato soltanto le conseguenze di questo evento, con la Targaryen che si separa dal drago, peraltro in modo alquanto stupido, venendo poi catturata da un nuovo Khalasar. Jorah e Daario Naharis si incaricano di andare a recuperarla, nel frattempo, mentre a governare Mereen ci penserà Tyrion col prezioso supporto di Verme Grigio e Missandei. Da tenere a mente il ritorno di Varys, il cui ruolo è adesso alquanto incerto. Sul fronte Dorne, innanzi tutto, si può festeggiare la conclusione di una storyline malamente gestita e che altrettanto male si amalgamava agli ottimi standard della serie, con la morte di Myrcella Baratheon per mano di Ellaria Sand, subito dopo aver rivelato a Jaime di aver sempre saputo che fosse suo padre, e di esserne contenta. Tempismo quasi comico, da bocciare, mentre si spera che ci sia di meglio in serbo per Jaime e il sempre ottimo Bronn nella prossima stagione.
Da quello che probabilmente è uno dei punti più bassi che questa stagione ha saputo offrire, possiamo passare a quella che forse è invece la parte migliore di questa puntata, con la “walk of shame” di Cersei, ottimamente realizzata e messa in risalto da un’interpretazione esemplare di Lena Headey, che riesce quasi a far provare dispiacere per il suo personaggio, malgrado si parli pur sempre della terribile regina Lannister. Da non dimenticare che al termine di questa scena viene introdotto un nuovo mastodontico membro della Guardia Reale, che ha fatto voto di silenzio e si ipotizza possa essere quel Gregor Clegane che non abbiamo più visto dopo la sua brutale uccisione da parte di Oberyn Martell.
La stagione si conclude con una scena tanto imprevista quanto “deludente”, per la mancanza di costruzione del pathos che l’avrebbe resa tutt’altro che la mera messa in atto del solito principio del “Valar Morghulis” che da sempre contraddistingue la serie. Si tratta ovviamente della fine di Jon Snow, ucciso dai suoi stessi confratelli, proprio come il suo predecessore. Una fine indegna per il personaggio, sia per il contesto della storia che non; niente a che vedere con le altre rilevanti morti, adeguatamente costruite nelle stagioni precedenti.
Consegnata, quindi, agli archivi una stagione con alti e bassi che si può tranquillamente definire il punto più basso raggiunto dall’intera serie. Non per questo, però, la delusione risulta essere eccessivamente preoccupante, dato che il livello qualitativo è evidente e ancora permane. Tuttavia c’è da incrociare le dita nella speranza che la sesta stagione sia gestita meglio sotto vari aspetti.
E voi che ne pensate? Non esitate a dire la vostra nei commenti.
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