L’abbiamo visto ed apprezzato in film indimenticabili, non possiamo non seguirlo in House of Cards. Parlo di Kevin Spacey, e l’esordio della serie è per venerdì 1 febbraio.
LA TRAMA Frank Underwood (Kevin Spacey) è uno spietato politico della Carolina del Sud che mira al posto più ambito di Washington DC, quello di Segretario di Stato, e farà di tutto per ottenerlo. Elemento cardine dell’elezione del nuovo presidente americano Garret Walker (Michael Gill, Criminal Intent, The Good Wife), Underwood aspirava a diventare Segretario di Stato, ma le promesse fatte dall’entourage del neo-presidente, nella persona di Linda Vasquez (Sakina Jaffrey, Raising Helen), non vengono mantenute. Anzi, è più utile che Underwood rimanga dove sia. Sostenuto e spronato dalla moglie Claire (Robin Wright, Forrest Gump), ambiziosa quanto lui, Frank inizierà a muovere le sue pedine per conseguire il suo obiettivo. Lungo la strada inconterà l’ambiziosa reporter Zoe Barnes (Kate Mara, 24): tra i due nasce una vantaggiosa alleanza, fatta di segreti ed informazioni top secret talmente importanti che potrebbero rovesciare l’intera amministrazione presidenziale.
Tra gli altri membri del cast annoveriamo:
- Corey Stoll, The Bourne Legacy, nei panni del deputato Peter Russo;
- Kristen Connolly, The Cabin in the Woods, interpreta Christina Gallagher, una testarda assistente esecutiva;
- Janine Skorsky, interpretata da Constance Zimmer, Entourage, è una giornlista coinvolta in uno scandalo politico;
- Gillian Cole, interpretata da Sandrine Holt, Resident Evil, 24, è il leader di una organizzazione che fornisce acqua pulita ai paesi del terzo mondo.
LA PRIMA IMPRESSIONE A giudicare da quanto circola in rete, il livello di recitazione è molto buono e non possiamo che sperare che rimanga tale, non solo per Kevin Spacey, che in ogni caso è una spanna sopra gli altri, ma per l’intero cast principale. Mi riferisco in particolar modo a Robin Wright e Kate Mara. Il ritmo è piacevole e la tensione viene interrotta da brevi sipari più leggeri, così che lo spettatore possa concentrarsi sulla trama principale più seria e meritevole di attenzioni. Dobbiamo quest’ultimo tratto soprattutto, come già detto, alla perfetta recitazione di Kevin Spacey e alla maestrale regia di David Fincher. Benchè immersi in una realtà contemporanea, i temi risultano senza tempo e attirano l’interesse anche di coloro che disprezzano la stampa e i politici, il giocare sornione del gatto con il topo è una metafora che rende bene quanto questa serie faccia il gioco delle parti.
IL QUESITO Essendo un adattamento di un miniserie britannica dallo stesso nome (a sua volta nata dall’omonimo libro di Michael Dobbs), viene spontaneo effettuare il paragone tra le due serie. Il quesito più importante è dunque: riuscirà la versione americana a non essere un mero scopiazzamento di quella britannica? Riuscirà a costruire una propria identità e a mantenere in comune con l’originale solo il nome? Un altro nome affiora, pensando a macchinazioni politiche, scoop giornalistici e quanto di losco possa esserci intorno a una politica malata: Boss. E’ anche da quest’ultima che House of Cards deve distinguersi, elevandosi oltre la mente macchinosa di Tom Kane.
IL VERDETTO Il giudizio su House of Cards è positivo, e non avrebbe potuto essere altrimenti date le premesse. Ben girata (i primi due episodi sono stati diretti da David Fincher) e ben interpretata. Questa serie non può non essere nel vostro myItaSA, specie se bramate intrighi politici e macchinazioni. Netflix ha avuto talmente tanta fiducia nel progetto da ordinare anche la seconda stagione; chi siamo noi per andare contro l’emittente?
Venerdì 1 febbraio Netflix rilascerà per intero la prima stagione, composta da 13 episodi. Questo il link alla scheda, diventatene fan. I sottotitoli, come sempre, qui su ItaSA.
Nel frattempo, ecco a voi uno dei trailer rilasciati: