Benvenuti al primo appuntamento con Il Fondo del Barile, lo spazio su Italiansubs dove parliamo di serie brutte, così mal fatte o i cui picchi di trash raggiungano vette talmente elevate da meritarsi una menzione speciale in questa rubrica. Ricordiamo che le opinioni riportate qui di seguito non rispecchiano la posizione dell’intera redazione, ma soltanto del singolo autore, e che l’articolo contiene SPOILER sulla serie trattata.
Senza ulteriori indugi gettiamoci quindi nel mondo di The Shannara Chronicles, serie targata MTV che ha appena terminato la messa in onda della sua prima, emozionante (?) stagione.
In principio era un teaser trailer e fu subito hype. Un paio di riprese di scenari post-apocalittici con grattacieli in rovina invasi dalla vegetazione, attori bonazzi con le orecchie a punta, un po’ di creature in CGI che non sfigurano, Manu Bennett che mormora “It has begun” neanche fossimo in una puntata di CSI: Miami e la comunità della rete esplode in grida di giubilo. Io, manco a dirlo, sono caduto nella trappola come l’ultimo degli allocchi.
Nel mio discusso articolo Perché non guarderò più Game of Thrones, facevo delle differenze con la saga delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco uno dei motivi principali per cui ho deciso di abbandonare la serie e di non guardarne l’imminente sesta stagione (se ce l’avete ancora con me per quell’articolo, il modo più semplice che avete per vendicarvi è colpirmi a tradimento con spoiler sul destino di Gionsnò. Avete circa tre o quattro anni di tempo prima dell’uscita di The Winds of Winter). In questo caso è bene mettere in chiaro fin da subito che non ho letto Le Pietre Magiche di Shannara, opera di Terry Brooks dalla quale è stato tratto questo Chronicles. Lascerò quindi da parte le mie manie da purista e mi limiterò a cercare di spiegare perché ritengo che The Shannara Chronicles sia una pessima serie anche senza fare riferimento al libro. Ma prima, un po’ di trama per i lettori dell’ultima ora e per i nostri amici più smemorati.
In un mondo post-apocalittico in cui l’umanità si è autodistrutta in seguito a guerre nucleari, il genere umano ha subìto diverse mutazioni genetiche che hanno portato alla nascita di nuove razze chiamate rispettivamente Nani, Gnomi e Troll. Contestualmente alla nascita di queste popolazioni e al ripopolamento di una terra devastata dalla guerra, l’antica stirpe degli Elfi esce dal suo esilio nei boschi e si rivela al mondo. Il Druido Allanon (Manu Bennett), ultimo del suo Ordine, si risveglia da un lungo sonno perché le Quattro Terre stanno per affrontare un grave pericolo: l’Eterea, albero sacro agli Elfi, sta morendo. L’esistenza stessa dell’Eterea mantiene attivo il Divieto, antica e potente magia che bandisce i Demoni (sì, abbiamo anche quelli) in un altro piano dell’esistenza. Ogni foglia caduta rappresenta un Demone liberato nel mondo e il primo a fare la sua comparsa è il Dagda Mor, Druido elfico corrotto dall’oscurità e tramutatosi in Demone cattivissimo, il cui scopo è distruggere ogni forma di vita esistente perché sì. Harley Quinn in Suicide Squad direbbe “We’re villains, it’s what we do”, e tanti saluti a ogni accenno di introspezione e costruzione tridimensionale dei personaggi.
Il Dagda Mor è convenientemente indebolito e confinato all’interno di un circolo di pietre magiche, il quale si distruggerà soltanto al cadere dell’ultima foglia dell’Eterea. A quel punto il nostro Oscuro Signore sarà libero di scatenare il suo esercito sulla terra per portarvi morte e distruzione. Allanon mette quindi insieme un gruppo di eroi composto da: Wil Ohmsford (Austin Butler), mezzelfo discendente dell’antica stirpe elfica degli Shannara e unico in grado di liberare il potere delle Pietre Magiche; Amberle Elessedil (Poppy Drayton), principessa elfica e ultima sopravvissuta degli Eletti, Ordine incaricato di proteggere l’Eterea; e Eretria (Ivana Baquero), ragazza Nomade inserita per abusare fino allo sfinimento il meccanismo del triangolo amoroso fra i personaggi. Quest’allegra brigata, che chiameremo Compagnia del Seme per più di un motivo, deve condurre l’unico Seme dell’Eterea in un luogo chiamato Cripta, bagnarlo nelle fiamme del Fuoco di Sangue e riportarlo nella capitale elfica di Arborlon dove potrà essere piantato per dare vita a una nuova Eterea, ripristinando così il Divieto.
Fin qui, si ha l’impressione di trovarci di fronte a una storia che al netto dell’anno 2016 abbia perso un po’ dell’originale smalto del 1984, anno di uscita de Le Pietre Magiche di Shannara, ma sulla quale possa essere fatto un lavoro quantomeno dignitoso. Poi hanno deciso di mandare tutto alle ortiche.
Già dal primo episodio è chiara una cosa: tutti odiano gli Elfi. E a giusta ragione, aggiungo io, che a memoria non ne ricordo una trasposizione più grottesca e ridicola sul piccolo schermo. Benvenuti ad Arborlon, il luogo in cui tutte le Elfe sono gnocche e tutti gli Elfi maschi sono pompati e infilati a stento in abiti strettissimi. Prendiamo il Principe Ander (Aaron Jakubenko), i cui pantaloni sono di almeno tre taglie più piccoli rispetto alla circonferenza dei suoi quadricipiti, causando sanguinamento agli occhi ogni volta che viene inquadrato dalla cintola in giù, o il Principe Arion (Daniel MacPherson), la cui barbetta non ha mai un pelo fuori posto e il cui ciuffo resta impalmato alla perfezione anche in presenza di fortissimo vento. Ad Arborlon gli Elfi organizzano feste indossando cose che neanche Lady Gaga o l’aristocrazia di Panem in Hunger Games. Ad Arborlon giacciono incustodite antiche spade malefiche, e anche chi non conosce la lingua dei druidi riesce a trovarle in cinque minuti. Ad Arborlon le guardie sono inutili, perché chiunque è in grado di metterle fuori gioco in qualsiasi momento. I principi ed eredi al trono della casata Elessedil sono talmente stupidi da farsi convincere a partire per una missione suicida, da soli, nel cuore del territorio nemico e armati soltanto della spada di cui sopra.
Ah, a proposito: pare che nelle Quattro Terre abbiano qualche problema con i tempi di viaggio. Per viaggiare dalla capitale elfica a Mordor e ritorno occorre sì e no mezz’ora; per arrivare alla tanto agognata Cripta la Compagnia del Seme impiega un tempo infinito, ma per tornare ad Arborlon bastano dieci minuti a cavallo con tanto di rallenty sulle elfiche chiome mosse dal vento. E, capiamoci, non è un problema se la nostra quest si rivela irta di pericoli, dura e difficile da portare a termine. Tutti adoriamo quel piacere malsano nel vedere le cose andare per il verso sbagliato, i personaggi posti di fronte a scelte difficili, il conflitto, l’umanità e le imperfezioni messe a nudo. Il problema sorge quando per arrivare dal punto A al punto B si riempie tutto ciò che sta in mezzo con cose che non sono interessanti. Se in una stagione da dieci episodi si ha la sensazione che almeno la metà di questi potrebbero essere tranquillamente omessi, forse un problema alla base c’è.
Faccio qualche esempio. I nostri eroi arrivano nella perduta fortezza elfica di Pykon, i cui unici abitanti sono un vecchio “custode” e la sua piccola figlia talmente creepy e fragile che la sua morte era già telefonata dopo un secondo dall’entrata in scena. Quando il caro paparino si rivela completamente fuori di testa e con tendenze allo stupro, alla tortura e alla lobotomia, alzi la mano chi non se l’aspettava. Dal momento in cui i pesanti portoni di Moria Pykon si sono richiusi alle spalle di Wil e soci, qualunque spettatore con un po’ di giudizio avrebbe potuto indovinare in anticipo tutto ciò che sarebbe successo da lì ai successivi trenta minuti. E ancora, cara la mia Eretria, se arrivi in un posto chiamato Utopia (viva l’originalità!) in cui tutti sembrano belli (tanto per cambiare), buoni e avere a cuore il tuo benessere pur conoscendoti da un minuto, due domande non te le fai? Io, di fronte a una comunità di hipster che dopo aver riscoperto una potente tecnologia come l’elettricità non riesce a trovarne utilizzo migliore che accendere qualche lampadina e dare una festa (tanto per cambiare) con musica disco, sarei scappato a gambe levate.
Giusto un paio di giorni fa mi sono trovato di fronte a una scelta da pillola rossa o pillola blu: sottotitoli del season finale commentati, o non commentati? Se anche i traduttori di Shannara guidati da Lisina hanno ritenuto opportuno rilasciare una versione di sottotitoli commentati, un onore riservato nel tempo a serie del calibro di Pretty Little Liars, Gossip Girl e Revenge, non potevo esimermi dal vedere con i miei occhi quanto fosse profonda la tana del Bianconiglio.
Commenti sparsi sul ricchissimo season finale:
– Dieci puntate ad aspettare l’arrivo dell’armata di Demoni e non v’è traccia di creature potenti come le Furie e il Mietitore, già mostrate in precedenza, ma solo normali guerrieri con maschere di gomma.
– Cavalli incustoditi proprio quando gli eroi ne hanno più bisogno.
– Arion che torna dal mondo dei morti nella scena più anticlimatica della stagione: sconfitto in un solo colpo nonostante la spada demoniaca e pathos sotto la suola delle scarpe.
– Bandon in versione Dark One è un antagonista ancora meno credibile dei suoi predecessori.
– Ogni volta che compare il Comandante Tilton è screentime rubato.
– C’è sempre tempo per pomiciare prima dell’invasione di un’armata di Demoni.
Parlare male di The Shannara Chronicles è facile e divertente, ma in fondo è un peccato. Questa serie era l’occasione di mostrare che è possibile fare del buon fantasy in televisione anche se non ti chiami HBO e non hai tra le mani quella gallina dalle uova d’oro che è Game of Thrones, ed è stata malamente sprecata.
Eppure le possibilità di confezionare un buon prodotto c’erano tutte: un ottimo budget investito, superiore a quello riservato a molte altre serie, come dimostrano l’utilizzo di un CGI di qualità per mostri e scenari apocalittici e i costumi, ormoni elfici a parte; un fandom che attendeva da anni una trasposizione su schermo di una delle saghe più longeve della scena fantasy, e che sarebbe stato disposto a soprassedere su alcune scelte infelici come il taglio teen e un Allanon versione guerriero mistico sotto l’influsso di steroidi, se solo anche tutto il resto non avesse rasentato più volte il ridicolo.
L’ultimo episodio di The Shannara Chronicles ci lascia con un “To be continued…”. Voi sareste disposti a dare alla serie una seconda possibilità? Fateci sapere la vostra nei commenti!
Carlo Zagagnoni
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