Mad Men si appresta a regalarci la sua settima e ultima stagione, lasciando uno stuolo di orfani “Maddicts”.
In un’intervista rilasciata al Guardian, Jon Hamm sembra stendersi per un attimo sul lettino dello psicanalista per rivelarci alcuni tratti che ha in comune con l’ormai mitico Don Draper. Per una volta, quindi, l’alter ego di Draper sarà Hamm, e non il suo misterioso passato in qualità di Dick Whitman.
Jon Hamm inizia con lo spiegare a Tim Adam, giornalista del Guardian, che nonostante i recenti mesi passati lontano dal set di Mad Men, mentre è impegnato con la seconda stagione di A Young Doctor’s Notebook, non sta vivendo questo momento come una vacanza dal personaggio di Don Draper; nonostante ciò, si sta impegnando fortemente, e non senza qualche difficoltà, nel cercare ruoli distanti da quello di Draper, sia dal punto di vista dei valori, che di quello narrativo. Hamm ci confida che, da questo punto di vista, non è molto diverso da Daniel Radcliffe, l’attore che ha interpretato Harry Potter ed è ora coprotagonista in A Young Doctor’s Notebook. Entrambi i nomi degli attori, infatti, tendono ad essere sempre associati ad un preciso immaginario, con tanto di aspettative e tipologia di pubblico.
La figura di Jon Hamm richiama immediatamente alla memoria quella di Don Draper, e quindi quella dello sciupafemmine insaziabile, del Casanova irresistibile per cui la parola “fedeltà” è una semplice eresia. Che sia falsa modestia o meno, Hamm confessa di non apprezzare molto l’essere un sex symbol, le copertine su GQ o l’immagine del bello e dannato. E nemmeno la moglie, Jennifer Westfeldt, sembra apprezzare molto questo aspetto, e dice che essere sposata con Hamm è come essere sposata con uno dei Beatles e che alla gente risulta davvero difficile credere che Jon Hamm non abbia niente a che fare con il personaggio che interpreta. Come si può credere che sia un uomo fedele, innamorato e semplice? Giammai!
Ma c’è un’affermazione di Hamm che colpisce profondamente e che forse può spiazzare alcuni dei fan più accaniti di Donald Draper: perché mai, si chiede Hamm, dovrebbe voler somigliare a Don Draper? “Don Draper è un uomo piuttosto triste e spregevole, quindi perché dovrei volermi comportare come quel personaggio anche a casa? È strano, la gente mi dice che guarda a Don Draper come guarda a Tony Soprano o a Walter White. La gente prova una strana attrazione verso persone che, di fatto, nessuno vorrebbe essere nemmeno per un secondo. È come se fosse una reazione provocata dall’immedesimazione. Forse è il fatto di poter fare qualsiasi errore e farla franca lo stesso.”
Eccolo il punto. La storia di Don Draper non è quella di un uomo felice e arrivato, o meglio, quella sarebbe la copertura, la storia di facciata. Ma l’intera serie punta a scalfire quella superficie patinata e a offrirci il ritratto più intimo di Draper, un retroscena molto più tetro e oscuro, essenzialmente campeggiato dalla solitudine e dal vuoto. Ed è proprio così che veniamo a scoprire alcuni punti comuni tra il passato di Draper e quello di Hamm, e di come Matthew Weiner, il creatore della serie, abbia intravisto proprio quei tratti durante la prima audizione di Hamm, rendendosi conto che si trovava di fronte all’uomo giusto. Weiner, infatti, ha immaginato il personaggio di Draper come una sorta di Gatsby, l’archetipo americano dell’eroe che si è fatto da solo, con la sua tragica debolezza. Quello che Weiner stava cercando era un protagonista vecchio stile, che ricordasse Gregory Peck o Cary Grant, che incarnasse un’icona di maschio adulto ma che potesse trasmettere, al contempo, genialità e una sorta di vuoto, uno spazio emozionale da riempire. Eccolo il punto essenziale, “uno spazio emozionale da riempire”, questo è Don Draper, un uomo svuotato, alla costante ricerca di qualcosa che possa riempire quel vuoto che sembra divorarlo dall’interno.
Quando Hamm lasciò la stanza dopo la prima audizione, Weiner si girò verso il direttore del casting e disse con certezza: “Quell’uomo non è stato cresciuto dai suoi genitori”.
Jon Hamm è dovuto crescere in fretta e senza grandi capisaldi familiari. È nato a St. Louis, in Missouri, e quando aveva due anni i suoi divorziarono; viveva con la madre e vedeva il padre solo durante i weekend. Quando sposò la madre di Hamm, il padre era vedovo e aveva due figlie. Il padre era così grasso da essersi guadagnato l’appellativo di “balena”. Quando Hamm aveva 10 anni, sua madre morì piuttosto improvvisamente di cancro allo stomaco e lui si trasferì nella casa che il padre condivideva con la propria madre, la nonna di Hamm. A casa l’atmosfera non era poi così felice e le uniche distrazioni che Hamm aveva gli venivano dallo sport – era un buon giocatore di baseball – e sempre di più dal teatro. Vinse una borsa di studio alla Texas University, ma durante il suo primo trimestre sua nonna morì, mentre durante il secondo trimestre, proprio il giorno di capodanno del 1991, morì suo padre a causa del diabete di cui soffriva. Alla domanda del giornalista se Hamm si fosse sentito senza radici, rimanendo orfano all’età di 20 anni, Hamm risponde che più che senza radici si sentì sradicato. Ma proprio quella situazione lo portò a legare con molte persone e con molte cose. Trascorse gli anni successivi vivendo di seminterrato in seminterrato, dormendo su parecchi divani, ed ebbe l’occasione di crearsi dei surrogati di famiglia tanto a St. Louis quanto a Columbia, in Missouri.
Tuttavia, Hamm afferma di risentire tutt’oggi della presenza-assenza del padre e ricorda una delle prime giornate sul set di Mad Men, quando stava davanti allo specchio a ripetere le sue battute e, vedendo la foto del grasso padre appesa alla parete, pensò “Oh mio Dio, sembro proprio mio padre! Era un uomo davvero così triste, cazzo! Ecco qui l’uomo a cui sembra non manchi niente, ma che all’interno è pervaso solo dalla tristezza”.
“Ho perso mio padre quando avevo 20 anni e mi rendo conto adesso di non aver mai avuto quella che si potrebbe chiamare una conversazione adulta, con lui. C’è stato molto che è rimasto non detto, taciuto. Per esempio, non ho mai saputo come lui e mia madre si siano conosciuti. O altre storie sulla sua infanzia o su cosa facesse prima che nascessi io. Ho avuto esperienza di lui a modo mio, ma l’esperienza di un bambino che guarda suo padre non corrisponde necessariamente alla realtà. Riesco a vedere delle somiglianze tra me e mio padre, sebbene io mi auguri di non perdere i capelli, di non ingrassare di 90 chili e di non ammalarmi di diabete. Era un uomo interessante, ma di quelli tristi. Perse le due donne che amava. È stata molto difficile, per lui”.
Ecco che i punti di contatto tra la storia personale di Hamm e quella di Draper sembrano ancora più evidenti, e Hamm ne è consapevole, anche se afferma di non attingere alla sua storia personale quando interpreta il suo personaggio. Anche perché, appunto, Draper è un tipo davvero triste e non sarebbe poi così bello somigliarvi.
Quando gli viene chiesto se, avendo vissuto così a lungo con il suo personaggio, gli piacerebbe avere voce in capitolo sulla fine di Don Draper, Hamm risponde che non è ancora stato scritto nulla a riguardo, ma che ha piena fiducia in Weiner. E ci spiega che, prima di ogni stagione, lui e Weiner si riuniscono e chiacchierano per un’ora o due di ogni genere di cose, per esempio su quello che hanno fatto durante le ferie, su cosa hanno visto, su cosa si prova ad invecchiare, ecc… Tutto quello che passa per la mente di Hamm. Weiner poi scriverà un sacco di cose a partire da quella chiacchierata, ma Hamm non sa in concreto cosa accadrà in seguito.
Alla domanda se sentirà la mancanza dei surrogati familiari che ha conosciuto sul set di Mad Men, Hamm risponde che certamente ne sentirà la mancanza, visto che, praticamente, quelle persone sono state presenti nel venticinque percento della sua esistenza, ma pensa che sia abbastanza. Dopo sei stagioni, basta guardare i figli di Don e Betty per avere un’idea chiara di quanto tempo sia passato. È ora di guardare avanti.
La settima stagione di Mad Men si concluderà nel 2015, quando andranno in onda gli ultimi sette episodi, anticipati dai primi sette che, invece, andranno in onda nel 2014.
Jon Hamm ci saluta dicendo quasi tra sé e sé che probabilmente, in questo momento, accetta con serenità la chiusura del capitolo Mad Men, mentre non esclude che tra un anno da ora potrebbe ritrovarsi a piangere disperatamente.
E allora aspettiamola questa settima stagione e chissà con quali amari quesiti esistenziali ci lascerà, ancora una volta, il nostro Don!
Fonte: The Guardian
Valeria Susini
Lola23
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