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Lost: ecco il Series Format, la bibbia della serie.

La vostra visione di Lost potrebbe cambiare radicalmente, in bene o in male: infatti, in rete è comparso un documento che racconta la verità su quello che la serie doveva essere in realtà…

Ne abbiamo parlato in lungo e in largo, ne abbiamo discusso, l’abbiamo odiato, amato, ci ha fatto penare, ci ha emozionato: Lost, dopo 9 anni dalla prima messa in onda (per l’esattezza, saranno 9 anni dopodomani) e dopo più di 3 anni dal suo ultimo episodio, è ancora un evento mediatico di proporzioni inaspettate. Non c’è da stupirsi, quindi, se la comparsa di un documento ufficiale che racconta le origini del mito faccia ancora notizia.

A sinistra Damon Lindelof, a destra J.J. Abrams in una foto delle origini di Lost.

A sinistra Damon Lindelof, a destra J.J. Abrams in una foto delle origini di Lost.

Il documento potremmo quasi classificarlo come una pitch bible, una dichiarazione d’intenti, un compendio di una ventina di pagine in cui sono presenti alcuni dei contenuti che J.J. Abrams, Damon Lindelof e tutto il team creativo avevano immaginato per la loro serie, o almeno per la prima stagione. La sua funzione era quella di mostrare alla rete ABC quale fosse il potenziale di questa serie, così da convincere i produttori della rete a ordinare la produzione di episodi dopo il pilot.

Il “Series Format”, così chiamato all’interno del documento, è datato 5 maggio 2004, ovvero dieci giorni dopo la fine delle riprese del Pilot e quattro mesi e mezzo prima della messa in onda del Pilot stesso.

Molti sono gli elementi che, alla lettura, stupiscono maggiormente.

Nelle intenzioni, Lost doveva riprendere vari aspetti legati a serie procedurali: doveva essere una serie medical, con Jack protagonista che risolve casi di malattie misteriose senza gli strumenti che, nel mondo esterno, gli avrebbero facilitato il compito; un poliziesco, dove ogni episodio sarebbe stato incentrato su un mistero (come, ad esempio, la scoperta di una botola, sì, proprio lei); un legal drama, cosa che avrebbe permesso agli autori di esplorare temi etici; ma soprattutto, un character drama, una serie basata in primo luogo sui personaggi. “Relazioni sentimentali. Cameratismo. Avidità. Tradimento. Gelosia.”

“In pratica,” continua il Series Format, “raccontiamo le stesse storie che si vedono in qualunque altra serie televisiva, ma in un ambiente nuovo e bizzarro.”

Lost non viene definito un “genre show”, una serie di genere, “di nicchia”, ma una “Serie d’Avventura”.

“Ogni volta che introdurremo un elemento del fantastico, lo vedremo da un punto di vista reale. Se saremo bravi, il ‘paranormale’ sarà sempre associato ad una spiegazione logica, così da ricordare agli spettatori che il mondo che stiamo vedendo è il mondo reale. […] Se faremo bene il nostro lavoro, potremo superare quella linea sottile di demarcazione che altrimenti farebbe sì che la serie venga etichettata come ‘fantascienza’.”

Ma la chicca arriva ora.

La domanda cruciale: è una serie auto-conclusiva o con forte trama orizzontale? Auto-conclusiva. Sul serio. Lo giuriamo”.

Su cosa sia l’isola, gli autori non si sbilanciano: “è al centro della ‘mitologia’ di LOST”. Ma sembra che sappiano già dove andare a parare: ritornano i riferimenti alla botola (“un bunker nazista”), ma si parla anche della presenza di indizi che possono ricondurre ad una storia molto più antica. E si parla anche di un “gruppo di esperti di un’azienda/appaltatori militari” come precedenti occupanti dell’isola.

“Non vi è nessun ‘Mistero Definitivo’ che va risolto” continuano gli autori, dicendo di non voler fare una serie incentrata su un mistero solo, un po’ come Alias stava facendo con Rambaldi.

E il mostro? “Vogliamo allontanare gli inevitabili paragoni con Jurassic Park il prima possibile. Questa non è una serie tipo ‘scappiamo dalla creatura mostruosamente grande e mostruosamente affamata’. […] Il ‘mostro’ potrebbe avere origini artificiali […]. Forse il risultato degli esperimenti eseguiti dai precedenti abitanti dell’isola, o semplicemente una piccola parte di un intricato sistema di sicurezza progettato per difendere posti non ancora scoperti”.

Una delle cose più intriganti di ciò che sarebbe dovuto succedere arriva adesso: dei 47 sopravvissuti, nel Pilot ne vediamo solo 14. E sebbene prima o poi avremmo cominciato a chiederci chi fossero e cosa facessero gli altri 33 superstiti, gli autori li avrebbero semplicemente fatti sparire. Nel nulla. E poi avremmo potuto incontrarli più avanti, e avrebbero avuto dei minimi ricordi della loro scomparsa.

Dopodiché, si parla delle location: appare la spiaggia e anche una bozza di quelle che sarebbe poi diventata la caverna. Inoltre, “se e quando questi set dovessero cominciare a stancare, alcuni sopravvissuti, se non tutti, potrebbero trasferirsi nell’enorme complesso sotterraneo che scopriranno, anche se questo potrebbe non avvenire prima della seconda stagione”.

Ma proseguiamo con la lettura.

Lost Cast Season 1

Il cast della prima stagione di Lost

“Le prime parole scritte sulla lavagna nella stanza degli sceneggiatori sono state queste: ‘I personaggi prima di tutto’”. Qui comincia una panoramica di tutti i personaggi principali della prima stagione. Molti personaggi sono rimasti pressoché identici a come li abbiamo visti nella serie, ma altri riservano alcune sorprese.

Ad esempio, pare che la lettera di Sawyer dovesse essere una lettera d’addio scritta in vista di un suicidio. A Boone tocca la rivelazione più sconcertante: “ha un segreto oscuro, sconosciuto persino a Shannon. Durante l’adolescenza gli è stata diagnosticata la schizofrenia, che da quel momento ha tenuto a bada con una terapia continua di psicoanalisi e un cocktail di psicofarmaci, medicinali che ha smesso di prendere circa un mese prima dell’incidente aereo”. Shannon, invece, sarebbe stata attratta da Sawyer più che da Sayid; Locke aveva un piano (quale fosse non ci è dato saperlo); mentre gli incubi di Claire mentre era incinta sarebbero stati causati dallo stesso Aaron, il quale avrebbe avuto un legame con i misteri dell’Isola.

Quindi, segue una bozza di trenta storie che avrebbero dovuto coprire i primi dodici episodi della stagione. Alcune sono rimaste pressoché invariate: Jack che deve eseguire un’eutanasia, le scorte d’acqua che si esauriscono, l’elezione di un leader con accenno al discorso di Jack, gli Altri, Jin che si ritrova costretto a farsi aiutare dalla moglie (con la quale ha litigato) per superare le barriere linguistiche, la zattera (sebbene costruita da Sayid). Altre storie sono state riprese in seguito, seppur modificate (si parla addirittura di un sottomarino e di un paracadutista). Altre ancora, invece sono totalmente inedite e alcune anche abbastanza assurde: storie di omicidi, malattie che contagiano tutti, un’eclissi che dura due giorni e che rivela la presenza di misteriosi bozzoli che stanno per schiudersi, Vincent che ritorna al campo con un orecchio mozzato dal morso di una bocca umana, Hurley che cade in una trappola di Locke e che viene tirato fuori con difficoltà (storia che avrebbe evidenziato gli ovvi problemi di peso di Hurley), un uragano in arrivo sull’isola…

Ma tra tutte, quella che forse avrei preferito vedere è questa:

“Con la carenza di cibo e con il Labrador Vincent che rappresenta un’altra bocca da sfamare, si scatena un dibattito molto intenso sul da farsi per quanto riguarda il cane. Michael si ritrova a dover affrontare una scelta difficile: far arrabbiare l’intero accampamento o rischiare di spezzare il legame già debole che ha con suo figlio”. Scommetto che sarebbe stato un episodio molto commovente.

Damon Lindelof

Damon Lindelof

Come abbiamo visto, le differenze con il Lost che ben conosciamo sono parecchie. Vediamo come le giustifica Damon Lindelof, co-creatore e produttore esecutivo, in un’intervista a /Film (e no, Lindelof non è stato affatto felice che il Series Format sia emerso).

Quello che abbiamo fatto con questo documento è stato uno sforzo molto specifico, quello di dire che non avremmo fatto una serie con trama orizzontale, che non avremmo scritto una serie “di genere” e che non avremmo fatto quello che aveva fatto Alias. Quindi, anche se era nostra intenzione fare proprio tutto quello di cui sopra, ci siamo sentiti costretti a scriverlo nel documento, perché di fatto era una lettera ad ABC in cui dicevamo “Ecco cosa sarà la serie”.

[…] Quando abbiamo cominciato a strutturare i primi due episodi, per tutti noi che ci trovavamo in quella stanza era palese che il documento che avevamo scritto per far sì che venisse ordinata la serie sarebbe stato completamente e totalmente senza alcun valore e privo di significato.

È evidente che Lindelof e compagnia abbiano mentito. Avevano promesso una serie auto-conclusiva, ma così non è stato. Avevano promesso motivazioni logiche e scientifiche per i misteri, e così non è stato. Probabilmente ci sono state molte promesse non mantenute, ma è stato anche grazie a questo che Lost è diventato quello che è stato.

E chiudiamo con le ultime parole dell’ormai famoso documento.

“Crediamo davvero che LOST sia diverso da qualunque altra cosa che abbiamo visto in televisione. Dalle ambientazioni incredibili, al cast unico, formato prevalentemente da volti nuovi ed entusiasmanti (per non parlare del fatto che è il cast più numeroso di qualunque altra serie ora in onda), LOST offre qualcosa ad ognuno: una serie fatta su misura, in grado di appassionare un pubblico più vasto possibile.

Alla moda. Spaventoso. Divertente. Misterioso. Romantico. Dall’impronta cinematografica.

Ma, più di ogni altra cosa, inaspettato.

[…]

Speriamo di poterci perdere insieme con LOST.”

Fonte: slashfilm.com

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