Se non avete ancora visto nemmeno una puntata di True Detective, posso solo dirvi di correre a recuperarlo. Se invece siete già completamente rapiti da questa nuova perla HBO, allora continuate a leggere che proviamo a svelarne i misteri.
Iniziamo col dire che nell’articolo ci saranno riferimenti a quasi ogni puntata andata in onda finora, per cui, se non siete in pari e non volete spoiler di sorta, non proseguite oltre!
True Detective, per chi non lo sapesse ma volesse comunque leggere l’articolo, è una serie TV nuova di HBO che ha come protagonisti, per questa stagione, Matthew McConaughey e Woody Harrelson nei panni di due detective incaricati di investigare su uno strano omicidio dall’apparenza rituale (qui il nostro Aperitivo). Tuttavia la serie, che con queste basi appariva l’ennesimo crime simil-procedurale, ha ben presto preso una piega filosofico-esistenzialista, grazie ai monologhi allucinati e nichilisti di Rust, il detective magistralmente interpretato da un Matteo in splendida forma, e persino vagamente horror-soprannaturale (solo vagamente, fino ad ora siamo saldamente adesi alla realtà). A partire dal secondo episodio della serie, un appellativo ha fatto la sua comparsa sempre più frequentemente in relazione alla serie di omicidi su cui i nostri eroi stanno investigando: il Re in Giallo. Sempre più di frequente questo nome salta fuori da testimoni, scritte, citazioni, fino all’attuale convinzione che il Re in Giallo sia l’autore degli omicidi, oltre che una specie di capo di una setta che viene definita come satanica, da alcuni personaggi. Ma da dove vengono questo nome e tutti questi riferimenti allucinati?
“Il Re in Giallo” è una raccolta di racconti di Robert W. Chambers, scrittore nato nel 1865 e che è stato uno delle principali fonti di ispirazione del più celebre H.P.Lovecraft, che fu pubblicata nel 1895. In questi racconti si parla di un’opera teatrale (fittizia) in due atti, di un autore sconosciuto, dal titolo appunto “Il Re in Giallo”, che quando letta o vista in scena indurrebbe alla pazzia senza possibilità di scampo, garantendo scorci di altre terribili dimensioni colme di orrori cosmici. I più lovecraftiani tra voi avranno già capito da dove provenga il famigerato “Necronomicon”, lo “pseudo-biblium” più famoso e citato negli annali della letteratura. Ma torniamo al Re in Giallo: sebbene l’opera sia fittizia, Chambers ne inserisce alcuni spezzoni nei suoi racconti, tutti tratti dall’Atto I, che a suo dire sarebbe una sorta di fantastico specchietto per le allodole, fatto per attrarre i lettori e condurli a leggere l’Atto II, che è quello maledetto.
Cosa c’entra un poliziesco, allora? Vediamo insieme. Nel secondo episodio Rust riesce a mettere le mani sul diario di Dora, la ragazza uccisa su cui stanno indagando. Rapidi flash passano sullo schermo con quelli che a prima vista sembrano i deliri di una tossicodipendente un po’ fuori di testa. Ma con un bel fermo immagine, possiamo vedere che Dora, ha scarabocchiato quasi parola per parola i versi della seconda scena dell’Atto I del Re in Giallo, nello specifico “La canzone di Cassilda”.
Along the shore the cloud waves break, / The twin suns sink behind the lake, / The shadows lengthen / In Carcosa
Strange is the night where the black stars rise, / And strange moons circle through the skies, / But stranger still is / Lost Carcosa
— The King in Yellow, Act I, Scene II
La traduzione italiana:
Sulla spiaggia s’infrange l’onda nebulosa, / ed i Soli gemelli tramontano nel lago; / le ombre si allungano a Carcosa. / Ardono stelle nere: la notte è misteriosa, / là dove strane lune s’aggirano nei cieli, / ma ben più strana è la persa Carcosa.
A questo punto credo che chi segue la serie e non aveva mai sentito parlare di questo libro si sia reso conto di quanto Pizzolatto, lo sceneggiatore, abbia disseminato le puntate di riferimenti all’opera, intessendone la trama. “Carcosa” è il reame dove domina il Re in Giallo; nel querto episodio Charlie, l’ex-marito di Dora e compagno di cella di Ledoux, sotto torchio ammette che Reggie parlava di “qualcosa a proposito di un posto chiamato Carcosa e il Re Giallo”, mentre nell’ultimo episodio Ledoux dice proprio a Rust: “Ti ho visto in sogno. Sei a Carcosa, adesso…”.
Ma non è finita qui. Le stelle nere che sorgono e ardono, rappresentando un marchio e un simbolo del regno del Re, sono anch’esse citate più volte, sia nei testi che nelle immagini.
Le troviamo, ad esempio, tatuate sul collo di Carla, l’amica di Dora che per prima accenna al fatto che lei frequentasse una strana setta. Le invoca, poi, Ledoux poco prima di morire, in ginocchio e in trance tossico-religiosa (“Sorgono le nere stelle”).
Insomma, sono state gettate le basi per una caccia alle citazioni per i nerd teledipendenti come noi, direi. Dove poi questo voglia andare a parare, non è dato di sapere. E’ solamente un riferimento che un pazzo ha preso a Bibbia del suo strampalato culto omicida? Preannuncia una qualche svolta “horror”, nell’accezione cosmica dell’horror lovecraftiano? Sarà la chiave per capire chi è davvero questa incarnazione del Re in Giallo, soprattutto alla luce dei sospetti gettati nell’ultima puntata sul nostro beneamino detective-filosofo? Immagino che lo scopriremo presto, visto l’esiguo numero di episodi che restano da vedere.
Ma vi voglio lasciare con un’altro fermo immagine, e lascio a voi il commento sul significato… Cosa ci fa una corona gialla proprio sopra il nostro Rust?
Fonte: io9.com
Lisina
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