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Better Call Saul: lo spin off che raggiunge l’indipendenza.

Nel 2015 abbiamo avuto l’inizio di uno degli spin-off più attesi e al tempo stesso temuti della storia della televisione, nel 2016 abbiamo avuto la sua continuazione, ma come è andata?

L’articolo contiene spoiler su tutta la seconda stagione. Non proseguite nella lettura se non l’avete ancora vista.

L’eredità di Breaking Bad è indubbiamente pesante: a prescindere da quanto sia piaciuta a ognuno di noi, si tratta senza dubbio di una delle serie più apprezzate e celebri degli ultimi anni, se non persino di tutti i tempi. Ed è risaputo che l’operazione spin-off spesso e volentieri può risultare essere un semplice cash-in sull’amore che gli spettatori hanno di un certo universo narrativo e dei suoi personaggi, un’aggiunta non gradita al franchise. Si può dire che questo fosse il timore di molti fan, ancora in lutto per la fine di Breaking Bad, quando l’anno scorso ha debuttato Better Call Saul, serie con protagonista quel Saul Goodman (Bob Odenkirk) che in Breaking Bad era un personaggio ricorrente ma non tra i più rilevanti, creatore di molte perle della serie ma che spesso era identificabile più come un comic relief che altro, affiancato da un altro personaggio molto amato della serie madre, quel Mike Ehrmantraut (Jonathan Banks) di cui uno degli aspetti migliori era il non-detto, quell’alone di mistero che lo rendeva dannatamente affascinante.better-call-saul-season-2 Mettere insieme due personaggi come questi e dargli maggiore importanza, nonché rientrare in quell’universo narrativo che avevamo salutato tanto bene con Felina, era sicuramente rischioso; e seppur molti volessero sicuramente rientrare in quel mondo, tanti altri erano timorosi di ritrovarsi con una macchia in quella che potrebbe quasi essere definita come una perfezione televisiva.
La prima stagione, tuttavia, riuscì a fugare molti di questi dubbi, mettendo in scena 10 episodi che sicuramente prendevano molto dalla serie originale, a partire dallo stile registico, la fotografia e la scrittura, oltre che numerosi easter egg legati ad essa, ma mettendo in scena anche nuove storie e nuovi personaggi che sono riusciti a catturare l’interesse di molti. L’altro lato della medaglia, però, è che un’altra buona fetta di spettatori ha trovato la stagione lenta, statica, o comunque non particolarmente incline ad avvicinare il suo protagonista Jimmy McGill alla trasformazione nel Saul Goodman che tutti attendono di vedere. Molti di questi probabilmente non ricordano che i ritmi di Breaking Bad erano molto simili a quelli di Better Call Saul, in particolare nella sua prima stagione, e che solo verso gli episodi finali c’è stata una grande accelerazione nel ritmo. Ciò che molti non capiscono o che dimenticano è che a rendere grande Breaking Bad non sono stati solo quei particolari episodi nel quale il ritmo della trama esplodeva, ma la sua totalità: la sua magnificenza in tutti gli aspetti tecnici, recitativi, di sceneggiatura, e chi più ne ha più ne metta. Senza molti episodi “di transizione” non si sarebbe potuti arrivare a quelle puntate finali, senza contare che anche gli episodi meno fondamentali per lo sviluppo della trama erano e sono tutt’ora gemme da apprezzare per la loro realizzazione che niente ha da invidiare a molte produzioni cinematografiche, anzi. Detto ciò, è pur vero che, forse, in determinati casi Better Call Saul sembra girare un po’ su se stesso, quasi celebrando il suo eccelso livello di produzione senza però procedere molto con la trama.
La cosa fondamentale da fare, o meglio da NON fare, è esagerare nel confrontare Better Call Saul con la sua serie madre, perché se è vero che le due serie hanno molte persone in comune, e che lo stile è pressapoco lo stesso, bisogna sempre tenere a mente che l’intento di Better Call Saul non è quello di raggiungere o superare il suo predecessore. Breaking Bad va visto un po’ come il capolavoro, il non plus ultra, la cima irraggiungibile. Better Call Saul è una sorta di pezzo in più, un lavoro assolutamente apprezzabile da affiancare alla sua serie madre, ma non da opporre a essa.BCS

La seconda stagione di Better Call Saul è stata una conferma di quanto di buono già visto nella prima, e forse persino qualcosa di più. Se anche in questa stagione in diversi episodi si può avvertire quello scarso sviluppo della trama che dà tanto fastidio a molti, al tempo stesso è difficile non notare che con questa stagione la serie ha raggiunto una maggiore indipendenza. L’ombra di Breaking Bad è sempre ben presente e sarà impossibile rimuoverla del tutto, ma quest’anno ancora di più che l’anno scorso si può vedere Better Call Saul come una serie sì collegata a Breaking Bad, ma non così tanto dipendente da essa come si potrebbe pensare: un prodotto che si può benissimo comprendere e apprezzare senza la visione della serie madre. Chiaramente non vedere la storia di Walter, Jesse e compagnia bella sarebbe un crimine contro se stessi, ma ognuno è libero di farsi del male se vuole.

Questa indipendenza dello spin-off è stata raggiunta grazie a un maggior sviluppo del mondo narrativo, che è sempre più approfondito in Better Call Saul, a partire dai personaggi col quale possiamo dire di avere un legame, nel bene e nel male, e una conoscenza ancora più profonda di quanta ne potevamo avere dopo aver visto la prima stagione. Non si parla solo dei personaggi già visti e conosciuti come Jimmy/Saul e Mike, ma anche di personaggi nuovi come Kim (Rhea Seehorn) e Chuck (Michael McKean) e, in senso più ristretto, anche con personaggi praticamente irrilevanti di Breaking Bad come Ken. Se dopo aver completato la visione della prima stagione si poteva parlare di un ottimo spin-off il cui valore principale era però identificabile nel fattore nostalgia, dopo aver visto la seconda stagione questo fattore non è scomparso ma è sicuramente scemato: Better Call Saul è sempre di più una gran serie di per sé, il collegamento a Breaking Bad è importante ma non è tutto.

Con gli eventi della seconda stagione abbiamo un Jimmy McGill sempre più vicino al punto di non ritorno, sempre più disposto a violare le regole, a ricorrere alla sua dubbia moralità nei momenti di bisogno, oltre a un Mike che sembra avvicinarsi sempre più al punto nel quale l’abbiamo trovato nel suo debutto in Breaking Bad.
Sin da quando si è iniziato a parlare della possibilità di realizzare questo spin-off, quando si era ormai agli sgoccioli di Breaking Bad, questa serie era stata pensata come una versione “light” della serie madre, nel quale era prevalente il fattore comedy piuttosto che quello drama. In un certo senso si può dire che Better Call Saul sia effettivamente più leggera della serie madre, ma allo stesso tempo la si potrebbe anche definire come una vera e propria serie tragica. Sappiamo come andrà a finire, i flashforward successivi agli eventi di Breaking Bad con protagonisti Saul ci ricordano la triste vita al quale il protagonista è condannato a causa del processo che noi stiamo vedendo compiersi proprio in Better Call Saul.cb009356b0dc32e1249d5ba39d41f7be Vorremmo poter cambiare le cose ma non possiamo, quell’avvocato sì dalla dubbia moralità ma fondamentalmente buono di nome Jimmy McGill è inevitabilmente destinato a diventare Saul Goodman, e a fare la fine che farà. Stesso discorso per Mike, che, come detto, si sta avvicinando passo passo al ruolo in cui lo troveremo in Breaking Bad, e anche in quel caso sappiamo, purtroppo, come va a finire. Non possiamo fare nulla per evitarlo, siamo inermi, l’unica cosa che possiamo fare è continuare a guardare per riempire gli spazi vuoti e capire come le cose siano giunte alla conclusione che già conosciamo. Ed è per questo che si può quindi dire che Better Call Saul sia, in un certo senso, una storia persino più tragica di Breaking Bad.

Un aspetto da non sottovalutare, come nella sua serie madre, è che non esiste una a cui possiamo dare totalmente ragione e un’altra a cui possiamo dare totalmente torto. Walter White ha fatto quel che ha fatto, e per questo è da condannare, ma, almeno inizialmente, aveva le sue comprensibili ragioni. Lo stesso si potrebbe dire di Jimmy McGill, che però man mano che il suo cammino prosegue si avvicina sempre più a diventare Saul Goodman, proprio come Walter arriva a diventare Heisenberg. La questione morale, l’impossibilità di trovare un vero buono e un vero cattivo, è ancora più evidente nel rapporto tra i fratelli Jimmy e Chuck, esploso nelle ultime puntate.landscape-1460401990-screen-shot-2016-04-11-at-101054-am Tramite i flashback abbiamo avuto informazioni interessanti sul passato di entrambi, sulle loro dinamiche familiari, e, tra le altre cose, abbiamo ricavato che Jimmy ha sempre avuto una certa propensione a prendere le scorciatoie, o a fare la scelta “furba”, come direbbe lui. Chuck invece nutre una sorta di gelosia nei confronti del fratello, causata dal suo modo di accaparrarsi maggiormente i favori degli altri, ma alla radice di ciò c’è il fatto che Chuck, a differenza di Jimmy, segue la legge in tutto e per tutto: per lui non esistono le scappatoie come per Jimmy, e sapere che il fratello, nonostante queste sue tendenze poco oneste, riesce a stare al suo stesso livello, o in determinati ambiti persino a superarlo, non gli sta affatto bene. Questo lo giustifica per aver azzoppato per anni la carriera legale di Jimmy che, in un modo o nell’altro, è sicuramente competente nel suo lavoro e può aiutare molte persone? Sicuramente no. Ma allo stesso modo questo non giustifica le azioni di Jimmy. Non c’è un vero eroe e un vero cattivo, una parte nel giusto e una parte nel torto, tutto dipende dai punti di vista individuali, dal nostra morale personale. Sta allo spettatore decidere.
Questo è uno dei tanti aspetti che rende Better Call Saul una serie di grande valore.
Superiore a Breaking Bad? No. (o forse, non ancora) Oscurato dalla sua ombra? No. (Non più).
Semplicemente: Better Call Saul.

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Blogger su itasa dall'estate del 2015, sito scoperto grazie alle mie prime serie TV. Solo negli ultimi anni mi sono totalmente convertito alle serie subbate, cercando costantemente di far fare altrettanto ad amici, conoscenti, e magari anche semi-sconosciuti. A livello televisivo il mio non plus ultra è Breaking Bad. Poco originale, dite? Come si suol dire: "if it ain't broke, don't fix it".

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